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Palmiro Gonzato, l'ex partigiano che visse per la “sicurezza” del partito

di Gaspare Enrico

 

Oggi, mercoledì 8 maggio, avranno luogo alle 15,30 presso il Tempio crematorio del Cimitero Monumentale di Torino i funerali di Palmiro Gonzato, ex partigiano, morto domenica scorsa all'età di 98 anni. La salma è esposta dalle 10 al Circolo Risorgimento in via Giovanni Poggio 16.


Palmiro Gonzato, dopo la sua grande esperienza di partigiano in Veneto, ha vissuto le fasi politiche drammatiche (da fine anni ’60 fino a tutti gli anni ’80) caratterizzate dalla Strategia della tensione di destra (con i tentativi di colpi di Stato, da quello ordito dal principe Junio Valerio Borghese a quello ideato da Edgardo Sogno), dagli opposti estremismi, dal terrorismo brigatista e dalle violenze della criminalità organizzata, che a Torino per mano della 'ndrangheta uccise il procuratore capo della Procura di Torino Bruno Caccia.[1]

In quei decenni, ha vissuto impegnandosi per l’esistenza, all’interno del PCI torinese, di quell’organizzazione di compagni preparati, la mitica “vigilanza”, che dovevano garantire la sicurezza degli eventi politici, quella dei dirigenti e dei personaggi che correvano maggiori rischi, in una città che subì una ventina di morti solo per terrorismo.

Organizzò un gruppo di compagni che partecipavano alle riunioni di approfondimento, che si svolgevano in Federazione sul terrorismo, sulla criminalità organizzata e sui rischi che entrambi rappresentavano per la democrazia, per l’attività politica ordinaria, per i singoli dirigenti. Diresse quel gruppo con la concretezza, l’avvedutezza e la lungimiranza del partigiano che sa di poter correre rischi, ma non dimentica, né sottovaluta, la prudenza e il valore della vita. Si discutevano le novità politiche e organizzative sia terroristiche che mafiose; si acquisivano le informazioni possibili dalle forze dell’ordine, dalla DIGOS; si valutavano i rischi, si studiavano le misure che si potevano adottare.

L’edificio in via Chiesa della Salute, 47, Borgo Vittoria, sede della Federazione di Torino del PCI, era il punto di riferimento per Palmiro Gonzato; lì c’erano i dirigenti del partito in cui militava e con cui si confrontava in riunioni in cui la nebbia del fumo di sigaretta - all'epoca si era distanti dalla lotta senza quartiere al tabacco di oggi - si tagliava con il coltello... Con alcuni c’era una vera amicizia. E l’amicizia con Gonzato era un’amicizia seria, solida, su cui fare conto, mai appariscente e non si traduceva in lunghe chiacchierate o discussioni, ma piuttosto in silenzi preziosi, tra persone amiche. In questo era molto simile all’amico Ugo Pecchioli, Capo di Stato maggiore della 77ª Brigata Garibaldi a soli 19 anni: persone "fredde", quasi impenetrabili nella responsabilità del loro incarico, quanto di sicuro affidamento in uno stato di necessità.

La consapevolezza di aver vissuto esperienze uniche e inusuali, gli consentivano di valutare con la giusta concretezza le situazioni da affrontare, di non correre rischi inutili e di non essere distratti e incuranti. Di questo gli sono grati i compagni della vigilanza che lo hanno sempre ascoltato, seguito e rispettato.

Le sue sono state esperienze che meritano di essere conosciute dai giovani di oggi e che lo hanno convinto a volerle tramettere attraverso i suoi libri.[2]


Note


[2] "Una mattina ci hanno svegliati", Testimonianza raccolta da Stefano Tallia e Stefania Lucrezia Fiorelli, Lupieri Editore. Prefazione di Adalberto Minucci; "Una vita dalla parte giusta", Impremix Edizioni.

 

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