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“Ninna nonno…”, vogliamo proprio che il Paese si addormenti…?

di Menandro|

Manovre per il Quirinale. Ecco che, quando il gioco si fa duro, anziché far scendere in campo i duri, come impone la legge dello sport, la politica ricorre subito alla captatio benevolantiae, a intenerire l’animo degli italiani, ricordando il proprio ruolo in famiglia. Ed è una rincorsa ad affermare di essere padre, madre, zio, zia, prozio, nonna e nonno, addirittura bisnonno, nei casi più longevi, alla faccia dell’amore per la discrezione. “Ma mi faccia il piacere”, avrebbe detto a chiunque con signorile bonomia il principe de Curtis, al secolo Totò. “La si finisca” con queste costanti irruzioni nel privato da parte della politica, già sufficientemente screditata e incapace di farsi stimare per ciò che dovrebbe fare per la comunità, anziché propagandare ciò che fa o non fa in famiglia. Non interessa proprio più a nessuno che cosa dice Caio ai suoi figli, dove va in vacanza per Natale Sempronio con la sua fidanzata, e che regali farà Tizia o Tizio ai suoi nipoti. Anzi, i nipoti dei nonni e bisnonni lasciamoli per un bel po’, se è possibile, fuori dall’agone politico. Forse, aveva un senso più di duemila anni fa, e lo si poteva perdonare a Cornelia, figlia di Scipione Africano, meglio nota come la madre dei Gracchi. Ma Cornelia, mentre pronunciava la famosa frase “Haec ornamenta mea”, “questi sono i miei gioielli”, riferendosi ai suoi figli, Tiberio e Gaio, probabilmente sentiva con orgoglio su di sé il significato, anche in tutta la sua tragica misura, del porsi al servizio dello Stato. I suoi “gioielli” sarebbero andati incontro alla morte violenta per difendere i diritti della plebe romana. Ma, oggi, non vediamo proprio nessuna Cornelia prestata alla politica pronta a sacrificare i suoi figli per alti ideali. Del resto i figli “so’ piezz e core” e quale madre italiana, in questa particolare congiuntura, non sarebbe pronta a dare il cuore per un futuro radioso al suo pargolo? Allora, comprendiamo pure le ragioni delle mamme italiane, ma sui nonni e i bisnonni, ci si dia una mossa, non gigioneggiamo. L’istituzione repubblicana è ad un tornante difficilissimo: pandemia, Pnrr, debito pubblico, occupazione, lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione dilagante, richiedono un impegno totalizzante, all’interno come all’esterno. Non c’è spazio, né tempo per i giochi di prestigio. L’Italia ha bisogno di persone riconosciute perbene, pulite, non chiacchierate né condannate, disponibili a governare con spirito altruistico e ad assicurare un’immagine nitida e competente del nostro Paese all’estero, non a nutrire il già ipertrofico ego, per poi addormentarsi sulla poltrona nel bel mezzo di un evento pubblico. Questo lo fanno benissimo nonni e bisnonni, ma nelle proprie case, non in quella che rappresentata tutti gli italiani.

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