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Elezioni Usa e lo “strappo” di Trump: l’ora più buia per il XXI secolo

di Menandro|

Le prime parole davanti alle telecamere sul voto alla Casa Bianca del presidente in carica degli Stati Uniti Donald Trump si rivelano ancora una grande iniezione di fiducia per la democrazia americana… Con lo spoglio delle schede ancora in corso, il presidente dal ciuffo di un giovanilismo ribelle tardivo ha detto senza troppi giri di parole: “Un gruppo di persone ci vuole rubare la vittoria”. Insomma, nell’incertezza dello spoglio, che è anche il sale della democrazia, l’incertezza appunto, il presidente della più potente nazione della Terra, ha la certezza che nel suo Paese agisca un gruppo di delinquenti contro di lui, e per effetto di trascinamento, contro l’intero popolo americano. Naturalmente, il nome del suo avversario Joe Biden non è stato pronunciato. Rimane nell’ascoltatore uno strappo senza precedenti, che evoca giorni bui, giorni divisivi, secondo la caratteristica della supremazia dell’odio che Donald Trump ha instillato per tutta la durata della sua presidenza. Trump non conosce il senso della distensione. Non è nel suo DNA. Anzi. Ed oggi che la responsabilità del ruolo lo richiederebbe a gran voce, si è ancora una volta rifugiato nel cliché a lui più congeniale: quello del prepotente che, parafrasando un bravo manzoniano, s’arroga di dire “un nuovo presidente non s’ha da fare”. Così più la lotta si fa accesa, dura, spietata, sregolata, più la sua esaltazione aumenta, condita da un piglio e smorfie da guitto, da avanspettacolo, che ricorda da vicino i lottatori di wrestling tanto amati dagli americano. Ma la Casa Bianca, la politica, i destini di un popolo non possono essere ricondotti a scene ilari e violente ad un tempo promossi su un ring o in un’arena. Le sue parole fanno paura e sgomentano. Ed ora evocano l’ora più buia per questo inizio del Terzo millennio.

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