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Bonus Inps: dalla tragedia alla farsa

di Menandro|


Nessun bugiardo la fa franca per molto tempo

Nella storia i fatti si ripetono due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa. È una delle frasi più celebri in assoluto per commentare, purtroppo, le miserie della politica e non solo. A coniarla fu Karl Marx che a sua volta “elaborò” una altrettanto famosa citazione di Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Da filosofo a filosofo. Meno filosofi, o con una loro personalissima filosofia della vita e dell’arte di arrangiarsi, sono quei pochi signori parlamentari – una nullità non solo in percentuale, e da non confondersi con quegli amministratori di piccoli comuni e altre istituzioni che si dedicano con spirito di sacrificio alle gestione del bene pubblico per poche centinaia di euro al mese – che hanno scelto di chiedere il bonus di 600 euro all’Inps a mo’ di integrazione dei “mancati” guadagni a causa del Coronavirus. Storia e fatti noti. E svariamente commentati. Ma a colpire è la dichiarazione a mezzo stampa di uno dei reprobi, il deputato della Lega, tal Andrea Dara. Imprenditore, titolare di una piccola azienda, trascinato sui banchi parlamentari dalla forza d’urto del leghismo salviniano, Andrea Dara ha offerto una giustificazione davvero farsesca e speculare a quella ben più tragica che l’Italia assegnò di diritto nel 2010 all’onorevole e ripetutamente ministro Claudio Scajola, oggi – come già negli anni Ottanta – sindaco di Imperia. Dieci anni fa, infatti, il ministro Scajola – un autentico recordman per numero di inchieste archiviate e processi da cui è finito assolto, prescritto, archiviato, una volta sola condannato in primo grado – rese allibito il Paese per aver ammesso candidamente che non sapeva di essere intestatario di un incantevole appartamento che dava su una altrettanto incantevole vista del Colosseo. Ad essere precisi – ed è qui che i fatti si trasformarono in tragedia, perché all’epoca Scajola era ministro dello Sviluppo economico – che l’immobile gli era stato pagato a sua insaputa. Ed è “a sua insaputa”, una locuzione evergreen che in politica regge a qualunque erosione del tempo, pare sia stata liquidata in prima battuta la faccenda dei 600 euro anche dall’onorevole Dara, prima di una poco onorevole retromarcia con cui ha arricchito il già lunghissimo elenco di tragedie e farse di cui si è debitori con l’intramontabile Karl Marx.c

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