8 marzo nel segno della mobilitazione
di Chiara Laura Riccardo |
L’8 marzo si celebra la festa della donna. Ogni anno l’impegno a non lasciare che questa giornata passi inosservata è sotto gli occhi di tutti. In questi giorni, purtroppo, sotto i nostri occhi non ci sono le consuete immagini delle mimose in fiore, bensì lunghe file di donne ucraine che fuggono dalla guerra. Donne sole, donne con figli, donne giovani e meno giovani. Tutte, però, accumunate da quello che dovrebbe essere il desiderio di tutti noi: il desiderio di libertà.
Oriana Fallaci, in “Lettera a un bambino mai nato”, pubblicato nel 1975, uno dei suoi libri più pregnanti e per alcuni versi introspettivo, scrisse: “Avrai tante cose da intraprendere se nascerai donna. Per incominciare, avrai da batterti per sostenere che se Dio esistesse potrebbe anche essere una vecchia coi capelli bianchi o una bella ragazza. Poi avrai da batterti per spiegare che il peccato non nacque il giorno che Eva colse la mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disobbedienza. Infine avrai da batterti per dimostrare che dentro al tuo corpo liscio e rotondo c’è un’intelligenza che chiede di essere ascoltata”.
Perché in effetti diventa difficile parlare di “Festa della donna” oggi, in questa cornice storica, sociale e politica; una cornice dove ancora troppe sono le donne vittime di barbare violenze dettate dal “troppo amore” di qualcuno, troppe le donne che non riescono a realizzarsi professionalmente a causa dei retaggi culturali e troppe le donne cui non è concesso di far sentire la propria voce e mostrare senza veli il proprio volto.
Sarà un giorno da celebrare quando tutto questo ce lo saremo lasciate alle spalle, quando in ogni angolo di questa società le donne potranno sentirsi davvero realizzate nel work-system, dove la “scelta” di dedicarsi alla carriera o quella di essere mamme-lavoratrici sarà davvero una scelta. Sarà un giorno da celebrare quando la cultura dell’equità tra i generi entrerà nella quotidianità di tutti.
Il filosofo Charles Malik disse che il modo più rapido per cambiare la società è quello di mobilitare le donne del mondo. Che questo 8 marzo segni la “mobilitazione” delle donne, una mobilitazione di animi, di voci, una mobilitazione guidata dall’educazione dei sentimenti, dal rispetto e dall’equità. L’augurio è che l’8 marzo sia nelle giornate di tutti noi 365 giorni l’anno.
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