Francesco: "Speranza per un mondo che soffre!" E si apre la porta del Giubileo a Rebibbia
di Luca Rolandi

L’anziano Papa Francesco, 88 anni, resiste grazie al coraggio e la tempra di un uomo di fede e di speranza. Le fatiche delle celebrazioni natalizie si sono accompagnate con l’apertura dell’anno Giubilare. A Natale, Bergoglio aveva ricordato che «nell’attuale contesto di violenza che colpisce tanti nostri fratelli e sorelle la nostra famiglia umana ha bisogno di esempi di solidarietà piena di speranza». Il Natale e l’inizio del Giubileo, ha aggiunto il vescovo di Roma, sono occasioni che «significano nuova vita, speranza e riconciliazione», e che offrono «opportunità di rinnovamento spirituale e un rafforzamento della perseveranza nella vocazione a essere gioiosi discepoli di Cristo».
“Tacciano le armi”: il messaggio di Natale
Il Giubileo, ha detto il Pontefice, deve essere il tempo propizio per riconciliarsi con i propri nemici e fermare le guerre. Basta guerre, “tacciano le armi” in Medioriente e si “abbia l’audacia di aprire la porta al negoziato e a gesti di dialogo e di incontro per arrivare a una pace giusta e duratura” in Ucraina. Francesco, durante il suo tradizionale Messaggio Urbi et Orbi del giorno di Natale, ha chiesto un impegno concreto perché si fermino i conflitti nel mondo che, mai come in questo anno, hanno raggiunto nuovi record. Il Giubileo, ha detto il Pontefice, deve essere il tempo propizio per riconciliarsi con i propri nemici e fermare le guerre. “In questo Natale, inizio dell’Anno giubilare, invito ogni persona, ogni popolo e nazione ad avere il coraggio di varcare la Porta, a farsi pellegrini di speranza, a far tacere le armi e a superare le divisioni”. Se per Kiev Papa Francesco ha chiesto un lavoro concreto per aprire la strada delle diplomazia, sul fronte della guerra a Gaza ha invocato la fine immediata degli attacchi. “Tacciano le armi in Medio Oriente! Con gli occhi fissi sulla culla di Betlemme, rivolgo il pensiero alle comunità cristiane in Israele e in Palestina, in particolare alla cara comunità di Gaza, dove la situazione umanitaria è gravissima. Cessi il fuoco, si liberino gli ostaggi e si aiuti la popolazione stremata dalla fame e dalla guerra”, ha detto ancora il Papa auspicando una pacificazione anche in Libano e Siria.
La Porta Santa di Rebibbia: sperare quando tutto sembra perduto
Dopo l’apertura della Porta Santa a San Pietro ma ieri la seconda Porta Santa dell'Anno Santo 2025, sicuramente la più originale è stata quella di un penitenziario. Quella del carcere romano di Rebibbia, definita da lui stesso "basilica tra virgolette". Bussando tre volte ai battenti di metallo, Francesco ha aperto l'uscio. Quindi ha varcato la Porta Santa a piedi (e non sulla sedia a rotelle come era accaduto nella basilica di San Pietro). Accanto a lui il vescovo ausiliare di Roma mons. Benoni Ambarus.
“Ho voluto che la seconda Porta Santa fosse qui, in un carcere. Ho voluto che ognuno di noi, che siamo qui dentro e fuori, avessimo la possibilità di spalancare le porte del cuore e capire che la speranza non delude", ha detto il Papa prima di varcare la Porta Santa ed entrare nella chiesa del Padre Nostro all'interno del carcere. “È un bel gesto quello di spalancare, aprire le porte - ha detto il Pontefice -. Ma più importante è quello che significa. E cioè aprire il cuore. Cuori aperti. E questo fa la fratellanza. I cuori chiusi, duri, non aiutano a vivere. Per questo la grazia di un Giubileo è spalancare, aprire. E soprattutto aprire i cuori alla speranza. La speranza non delude mai. Pensate bene a questo. Anch'io l'ho pensato - ha sottolineato -. Perché nei momenti brutti uno pensa che tutto è finito, che non si risolve niente, ma la speranza non delude mai. A me piace pensare la speranza come l'ancora che è sulla riva e noi con la corda stiamo lì, sicuri perché la speranza è come l'ancora sulla terra. Non perdere la speranza, questo è il messaggio che voglio darvi.
A tutti - ha incoraggiato ancora Francesco -. Non perdere la speranza, la speranza mai delude. A volte la corda è difficile e ci fa male alle mani, ma sempre con la corda in mano, guardando la riva, con l'ancora che ci porta avanti. Sempre c'è qualcosa di buono. Quindi la mano alla corda e le finestre spalancate, le porte spalancate. Soprattutto le porte del cuore. Quando il cuore è chiuso, diventa duro una pietra, si dimentica delle tenerezza. Anche nelle situazioni più difficili sempre il cuore aperto, il cuore che ci fa fratelli. Spalancate le porte del cuore. Ognuno sa fa come farlo. E sa dove la porta è chiusa, semichiusa. Vi auguro un grande Giubileo, vi auguro molta pace. E oggi giorno prego per voi. Davvero. Non è un modo di dire. Penso a voi e prego per voi. E voi pregate per me”.
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