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Faccia a faccia domani tra ucraini e russi

Girandola di smentite e contro smentite, fino alla conferma che le delegazioni di Ucraina e Russia si incontreranno domani, lunedì 28 febbraio, senza precondizioni al confine ucraino-bielorusso, vicino al fiume Pripyat. Lo aveva già affermato in mattinata il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un messaggio su Telegram, ma nel primo pomeriggio l’intesa era stata messa in discussione. Del resto, in un video alla nazione, lo stesso Zelensky si era mostrato piuttosto scettico sull’esito della soluzione prospettata. La situazione è diventata comunque pesante per entrambi i contendenti. Il blitzkrieg russo si è rivelato meno incisivo del previsto. L’offensiva ha mostrato alcune crepe e, con tutta probabilità, lo Stato maggiore dell’Armata Rossa non aveva previsto la resistenza coriacea degli ucraini.

Tutto ciò potrebbe aver provocato sacche di frustrazione nell’esercito russo e spiegare, in seconda battuta, il reclutamento avviato tra i civili (nella foto) dalle autorità separatiste a Lugansk, nella repubblica popolare omonima in territorio ucraino che si è autoproclamata tale il 28 aprile 2014. Sull’altro fronte, però, suonano incessantemente le sirene d’allarme a Kiev, che continua a subire bombardamenti. Analoga situazione si registra a Mariupol, dove duemila marines russi sono sbarcati attraverso il mare. Sotto attacco anche nell’Ucraina meridionale Odessa sul mar Nero, famosa per il film “La corazzata Potemkin”. Qui la difesa aerea, non neutralizzata il primo giorno d’attacco dai russi, si è mostrata molto reattiva e ha provocato seri problemi all’aviazione di Putin.

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