A chi giova lo “spezzatino” della Legge di Bilancio?
di Anna Paschero|
Il cammino della Legge di Bilancio – già in ritardo rispetto all’iniziale tabella di marcia – sembra essere “in stallo” in alcuni punti sui quali la ricerca di un accordo tra i partiti delle differenti anime della maggioranza appare sempre di più un’impresa impossibile. Le distanze, in tema fiscale, rimangono, soprattutto sulla destinazione degli 8 miliardi previsti nella legge di bilancio per il taglio delle tasse, propedeutici all’avvio della più complessa riforma del fisco da attuare con la Legge Delega e i relativi decreti legislativi.
C’è chi vuole un intervento sugli autonomi e sull‘IRAP – soprattutto il centro destra – e chi vuole concentrare il tesoretto sui lavoratori dipendenti – come il centro sinistra.
Tutti i partiti sono in movimento, anche se dal Governo è già stato chiarito che i margini restano stretti per cambiare la manovra: l’impianto rimane quello delineato dal Presidente Draghi e dal suo Ministro Franco. Il rischio è quello che in mancanza di una sintesi le risorse stanziate siano fatte a pezzi per soddisfare le esigenze di priorità dettate dalla diversa visione delle singole forze politiche: ridurre le aliquote IRPEF, intervenire sul cuneo fiscale, cancellare l’IRAP, estendere la flat-tax agli autonomi, decidere una nuova rottamazione delle cartelle…).
Mancando una visione comune su come indirizzare la riforma, in quanto, come si è già scritto, la legge delega ha margini piuttosto ampi per includere tutte le posizioni dei partiti, bisognerebbe prima avere in mente in che direzione orientare concretamente la riforma del fisco per evitare che il primo “step”, quello previsto dalla legge di bilancio 2022, si riveli scollegato, tra un anno e mezzo, a ciò che si deciderà allora di fare.
L’inciampo era prevedibile ed è la conseguenza della indeterminatezza del lavoro sin qui prodotto per l’avvio della riforma fiscale, a cominciare da quello delle commissioni congiunte Camera e Senato per finire al contenuto della legge Delega. Cercare a tutti i costi la mediazione per tenere insieme un quadro politico complicato non aiuta la risoluzione dei problemi che affliggono l’Italia e il rinvio di decisioni, come queste, denota una grave mancanza di maturità e di coraggio della sua classe dirigente.
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