Spot antievasione, foglia di fico del governo Meloni
Aggiornamento: 28 nov
di Anna Paschero
C’è uno “spot” – postato sul sito Ufficiale del Governo, ma anche diffuso da reti radiotelevisive – che singolarmente rappresenta il contrario e opposto di quanto affermava tempo fa la Presidente del Consiglio, che bollava le tasse come “pizzo di Stato”. Ma, come è noto, cambiare idea non è mai troppo tardi, così come pentirsi, anticamera per alcuni della redenzione. Comunque sia, lo spot traccia l’identikit dell’evasore fiscale come colui che ordina ostriche, tartufi, aragoste e champagne, sapendo già di non dover pagare il conto perché lo pagheranno altri per lui: caricatura non solo ingannevole, ma anche debole per chi sottrae oltre 82 miliardi di Euro all’anno (dato 2021) alle casse dello Stato. Lo “spot” si conclude con l’apparizione di due finanzieri che «beccano», come da timbro finale del messaggio pubblicitario, il malcapitato sulla soglia di casa annunciando che: «La bella vita è finita, l’evasione si paga».
Per capire a fondo questa nuova e imprevedibile propaganda del governo Meloni è necessario conoscere lo stato dell’arte dell’evasione in Italia. Le occasioni per farlo sono molteplici, a partire dalla lettura delle relazioni ufficiali del Ministero Economia e Finanze, dai numeri dell’ISTAT, dai dati dell’INPS, dell’Agenzia delle Entrate, della Guardia di Finanza e di Bankitalia. In ultimo l’argomento è uno dei più discussi dai media dei giorni nostri, anche se il problema non offre particolari novità, perché vecchio di mezzo secolo. I dati della Guardia di Finanza, per esempio, ci raccontano quanti controlli sono stati fatti a supposti evasori, ma non ci dicono quanto è stato recuperato a favore delle casse dello Stato; oppure, in uno stadio successivo, una volta accertato giuridicamente l’importo evaso, non si sa quanto di questo accertato, dopo ricorsi, rateazioni, condoni e agevolazioni varie, viene alla fine incassato.
La stessa situazione la ritroviamo nei dati del MEF: ci dicono quanto è stato dichiarato, ma di questo dichiarato quanto è stato effettivamente incassato rimane sconosciuto, così come non si conosce la reale situazione sul cosiddetto “sommerso” leggendo la “Relazione sulla economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva” redatta annualmente da una commissione a ciò preposta, il cui contenuto (propensione al gap dei diversi tributi) viene elaborato sulla base di stime scientifiche, ma non di dati oggettivi. Siamo in presenza di informazioni difficilmente connettibili tra di loro, provenienti da fonti diverse e senza poter escludere del tutto influenze che possono orientare il lettore verso una tesi piuttosto che un’altra.
Una fonte maggiormente attendibile è rappresentata dal Rapporto mensile delle entrate fiscali e contributive pubblicato dalla Ragioneria Generale delle Entrate che riguarda anche i tributi locali. Anche in questo caso, i dati divergono dalle altre fonti ma offrono informazioni di dettaglio sui valori delle somme accertate e incassate, anche derivanti dall’attività di controllo. Per esempio si apprende che nel 2024 gli incassi derivanti dall’attività di accertamento e controllo sull’evasione ammontano a poco più di 9 miliardi nei primi 8 mesi dell’anno.
Grazie all’azione combinata dei governi in carica e delle principali istituzioni preposte alla gestione e riscossione dei tributi, nel quinquennio 2017/2021 l’evasione fiscale in Italia è diminuita di 26 miliardi di euro per effetto soprattutto del calo dell’evasione dell’IVA (ridottasi a causa dell’introduzione di varie misure, tra cui la fatturazione elettronica). Anche se in diminuzione, l’evasione resta comunque alta, in particolare quella relativa all’imposta sul reddito da lavoro autonomo e impresa, per la quale nel 2021 solo un terzo dell’Irpef dovuta sarebbe stata versata.
Risulta invece che nel 2022 si è verificato un aumento record della crescita dell'economia “non osservata” (attività sommerse o illegali), che ha fatto raggiungere un valore annuo di quasi 202 miliardi di Euro, con un aumento di 17,6 miliardi (ovvero il 9,6% in più) rispetto al 2021: un dato superiore alla crescita del Pil corrente dell’8,4%. Lo comunica l'Istat nel report “L’economia non osservata nei conti economici nazionali, anni 2019-2022” (18 ottobre 2024). L'economia sommersa si attesta a poco meno di 182 miliardi di euro, in crescita di 16,3 miliardi rispetto all'anno precedente, mentre le attività illegali sfiorano i 20 miliardi. La crescita di queste ultime è stata determinata principalmente dalla dinamica del traffico di stupefacenti, il cui valore aggiunto ha raggiunto oltre 15 miliardi di Euro.
Le componenti principali dell’economia sommersa derivano dal valore aggiunto non dichiarato (50,1%) attraverso false dichiarazioni di fatturato o costi (sofisticata sotto-dichiarazione del valore aggiunto +11,5% rispetto al 2021 ) o dall’utilizzo di lavoro non regolare (+5,6% rispetto al 2021). A queste voci si aggiungono quelle dei canoni d’affitto non dichiarati. L’economia sommersa, inclusiva di tutte le attività legali volontariamente celate alle autorità fiscali è, come tale, prodromica all’evasione fiscale di cui è plausibile immaginare una ripresa nei prossimi anni, anche per effetto dell’atteggiamento dell’attuale governo in carica, che riduce i controlli di un quarto rispetto a due anni fa.
L’avversione per il fisco è stata ampiamente sdoganata dalla premier Meloni con la frase: “mai dirò che le tasse sono una cosa bellissima”. Nel mentre, l’Agenzia delle Entrate ha reso pubblico il PIAO (Piano Integrato di attività e organizzazione 2024 – 2026) che contiene un target di 320.000 controlli all’anno rispetto ai quasi 430.000 del 2022. Per quanto riguarda gli autonomi la scelta del Governo è stata quella di ridurre le possibilità di accertamento a favore del concordato biennale preventivo (il cuore della prossima riforma fiscale). Il concordato biennale preventivo resta dunque la scommessa su cui si sta giocando la partita in Parlamento sulla legge di bilancio per realizzare le promesse elettorali sulle due misure bandiera del governo: la conferma del taglio del cuneo fiscale e dell’IRPEF, a cui occorre aggiungere altre risorse per sostenere la sanità pubblica e le pensioni. Se l’Agenzia delle entrare prevede di ridurre di un quarto i controlli del 2024 è molto probabile che la platea dei concordatari decida di sfidare la sorte evitando di pagare e riducendo, di conseguenza, il gettito potenziale per l’Erario.
Basterà allora lo spot del governo, che promette di far andare di traverso ostriche, tartufi e champagne, a mettere in riga gli evasori di ogni grado e risma?
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