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“Europa e migranti: una accoglienza reciproca è possibile”

Aggiornamento: 1 set 2023

di Libero Ciuffreda*

Ieri pomeriggio, 31 agosto, nella giornata d'incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella[1], il Comune di Torre Pellice insieme con la Fondazione Centro Culturale Valdese ha organizzato e ospitato al Teatro del Forte il Convegno "Il sogno europeista è nato qui. Una sfida da completare". Tra i relatori il dottor Libero Ciuffreda, collaboratore del nostro sito, di cui presentiamo l'intervento (i titoli in neretto sono a cura de La Porta di Vetro).



Non sono uno storico, né un sociologo, sono un oncologo medico, certo appassionato a quanto accade nel nostro continente e nel nostro paese in particolare. Vivo a Chivasso, città gemellata con Ventotene, due comunità che hanno ospitato coloro che nel 1943, nella pienezza delle brutalità e delle barbarie nazifasciste della seconda Guerra Mondiale, immaginarono, anzi sognarono e consegnarono a tutti noi, due formidabili e ancora attuali documenti, il Manifesto di Ventotene e la Carta di Chivasso. I titoli originali erano il primo “Per un’Europa libera e unita” e il secondo “Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine”, pietre miliari, frutto di profonde riflessioni, che hanno contribuito a costruire, senza ulteriori guerre fratricide, la UE in una prospettiva federalista degli Stati Uniti d’Europa e l’Italia repubblicana.

Con alterne fortune, sono passati 80 anni e molto ancora rimane da fare ma, come diceva Spinelli “La forza di un’idea politica non consiste nel riuscire ad affermarsi di primo acchito, ma nel suo esser capace di risollevarsi sempre dalle proprie sconfitte”.


Riprendersi dalle sconfitte

Ebbene, proprio di sconfitte per l’Italia e per l’Europa vorrei parlarvi. Sì perché, considerando tutto ciò che è accaduto in questi 80 anni, l’Europa e l’Italia sembrano incapaci di trovare soluzioni ragionevoli per accogliere le persone migranti, impoverite spesso da guerre favorite dai paesi più ricchi, dai cambiamenti climatici o dal fondamentalismo religioso islamista.

Incapaci di affrontare i fenomeni migratori, per quel che sono, così come ribadito dal Presidente Mattarella: “movimenti globali, che non vengono cancellati da muri o barriere”. Sulla base dei dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) alla fine del primo semestre 2022 in tutto il mondo si contavano ben 32,5 milioni di profughi e 53 milioni di sfollati interni (per conflitti e violenze). Nell’UE la percentuale dei profughi era pari all’1,5% della popolazione totale. 23, 8 milioni erano cittadini di paesi extra UE (5.3% della popolazione totale). All’interno dell’UE la percentuale della popolazione nata all’estero è inferiore a quella della maggior parte dei paesi ad alto reddito. Sono nati: 30 % in Svizzera, 29% in Australia, 20 % in Israele, fino ad arrivare al 3.7% della Turchia.


Una fotografia distorta del fenomeno migratorio

Molti cittadini di paesi extra UE sono cosiddetti “lavoratori essenziali”, collocati prevalentemente in settori economici che richiedono scarsa specializzazione, come lavori domestici, addetti all’assistenza alla persona, personale non qualificato addetto alle miniere, alle costruzioni edilizie, all’agricoltura, silvicoltura, pesca, ristorazione… Ritengo che questi dati possano agevolmente rispondere a coloro che cercano di far passare immagini devastanti di invasione del continente europeo e dell’Italia da parte dei migranti.

Anzi, aggiungerei che senza l’immigrazione, nel 2019 la popolazione europea si sarebbe ridotta di mezzo milione, dato che quell’anno nell’UE sono nati 4,2 milioni di bambini e sono morte 4,7 milioni di persone e che nel 2021 la popolazione si è effettivamente ridotta a causa di una combinazione di calo delle nascite, aumento dei decessi (COVID-19) e diminuzione dell’immigrazione netta.

Quindi di nuovo, facciamo nostro l’appello del Presidente Mattarella: “servono più ingressi regolari e diamo piena attuazione ai principi della nostra Costituzione, che nacque per espellere l’odio che la civiltà umana ci chiede di sconfiggere. Per rendere più unite e libere le nostre comunità che sono il frutto, nel succedersi della storia, dell’incontro di più etnie, consuetudini, esperienze, religioni, di apporto di diversi idiomi”; tutto il contrario di quanto propagandano i sovranisti, anche nostrani.


La cantilena dell'emergenza è fuori tempo massimo

La UE e il Governo italiano non parlino più di emergenza migranti, servono risposte strutturali, revisione dei Trattati, lungimiranza e lucidità per affrontare un fenomeno globale che risponde anche all’inalienabile diritto di migrare di ciascun individuo. Non possono più essere accettabili slogan elettorali per gestire complesse situazioni di instabilità politiche e di estrema povertà che oggi coinvolgono tutta l’area del Sahel, oltre a paesi tragicamente distrutti dal terremoto e dalla guerra come la Siria o politicamente abbandonati come l’Afghanistan.

Da anni, e sempre più drammaticamente, sono proprio alcuni paesi dell’Africa e del Medio Oriente sfruttati dal neocolonialismo, vittime di guerre pluriennali, stremati dalla desertificazione dovuta al cambiamento climatico, in gran parte indotto dai paesi ricchi e industrializzati, bussano alle porte dell’Europa, sfidando le insidie del Mar Mediterraneo stipati su barche insicure o mettendosi in marcia lungo la rotta balcanica e, lo fanno, a dispetto degli slogan sovranisti: faremo un blocco navale; non li faremo partire; li andremo a prendere; aiutiamoli a casa loro.

Così come non possono essere giustificati accordi con paesi non democratici come la Tunisia e la Libia, sedi di campi profughi, veri e propri lager ove gli elementari diritti umani vengono costantemente violati, specie se donne, favorendo l’illecito traffico di persone gestito dalle mafie. Il

Governo italiano di oggi, così i precedenti e l’UE, considerano emergenza, quello che da decenni accade e che potrebbe continuare a succedere ancora per anni (dopo il recente golpe in Niger, da ieri anche il Gabon è in mano ai generali).

Siamo di fronte a un continente che ribolle, privato oltre che delle preziose materie prime, anche delle sue migliori intelligenze, che spesso hanno cercato fortuna proprio in quei paesi che hanno contribuito a renderlo più povero. Contraddizione doppiamente disumana.


Il titolo non è un inganno semantico

Allora la domanda vera è questa ed è sempre la medesima: le politiche UE e quella italiana in particolare, salvo il diritto di migrare di ogni persona, saranno in grado di aiutare i migranti a non dover partire dai loro Paesi? A questo punto, avviandomi alla conclusione vorrei dirvi perché il titolo della mia relazione non ha un punto interrogativo e che non si tratta di un inganno semantico. “Europa e Migranti: un’accoglienza reciproca è possibile”. Perché, così come nel 1943 Altiero Spinelli, Mario Alberto Rollier ed altri federalisti e antifascisti, oggi tutte e tutti noi, siamo chiamati ad indicare una strada che porti alla reciproca accoglienza, si, proprio reciproca.

L’UE è un vecchio continente anche da un punto di vista demografico, ma ricco di buone pratiche di democrazia e di scienza. I Paesi che bussano all’UE sono giovani, anche da un punto di vista demografico e ricchi di un patrimonio, che vale anche di più delle loro materie prime, i giovani, giovani donne e uomini, pronti a studiare per emanciparsi, a lottare per i diritti e per la libertà (cfr es. le donne afghane). Oggi paradossalmente le persone migranti non sono libere di restare e neppure di partire!

Rendiamo questo periodo una storica un’opportunità.

- Proprio da una intuizione della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI), a partire dal 2015 sono nati i progetti Mediterranean Hope, Medical Hope e Balcan Hope, che in accordo con i Ministeri degli Esteri e dell’Interno hanno avviato una buona pratica da estendere a tutta la UE: i Corridoi Umanitari.

Veri e propri modelli di inclusione e integrazione delle persone migranti che arrivano in Italia con voli speciali e che potrebbero esser accolti a migliaia nei vari Paesi dell’UE.

Anche la Comunità di Sant’Egidio, la Caritas, l’Arci hanno adottato lo stesso modello: funziona nella stragrande maggioranza dei casi.

- Guidare meglio i flussi delle persone migranti regolari, non soltanto considerandone il numero necessario (soltanto in Italia ne servirebbero 800 mila) per sopperire alla mancanza di quei cosiddetti “lavoratori essenziali” di cui abbiamo parlato, ma predisponendo, come accade per i Corridoi Umanitari, attività di accoglienza dando loro anche una abitazione e un’adeguata istruzione.

- Riformare i Trattati sul funzionamento della UE, prevedendo la possibilità che per questi temi il Consiglio europeo possa adottare provvedimenti a maggioranza qualificata, affrancandosi dal vincolo dell’unanimità, che di fatto blocca le politiche UE su posizioni non più accettabili. Sono più di 27 mila i morti nel Mar Mediterraneo, non possiamo più aspettare.

Il 28 agosto del 1963 al Lincoln Memorial di Washington, di fronte a 250 mila persone che manifestavano per i Diritti Civili, un altro straordinario sognatore, Martin Luther King disse “I have a dream” e da quel momento il sogno del pastore battista continua a parlare a intere generazioni, veicolando le speranze di giustizia e di pace.

Così accade per il sogno europeista, che è nato qui a Torre Pellice e che a distanza di 80 anni rappresenta ancora una sfida da completare”


Note



* Presidente del MFE del Piemonte e membro del Consiglio della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia


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