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Destino Europa nel Recovery Fund

Aggiornamento: 21 apr 2023

di Daniele Viotti

Al termine del vertice tra i Capi di Stato e di Governo avvenuto ieri – oggetto: come affrontare le conseguenze economiche della crisi portata dal Covid-19 – sono avvenuti due simultanei e rapidi eventi mediatici. In Italia, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è affrettato a convocare una conferenza stampa (in realtà una comunicazione della durata di 2 minuti e 8 secondi, senza domande dei giornalisti) per dichiarare la vittoria del nostro Paese e governo nella lunga trattativa per creare un Recovery Fund europeo. Nelle chat dei giornalisti europei, invece, ha cominciato a girare un meme con una vecchia foto di Angela Merkel e Ursula Von der Leyen che curiosamente rovistano nelle rispettive borsette e si chiedono “dove saranno finiti i particolari del Recovery Fund? Forse vicino alle chiavi”. Insomma, ieri qualcosa è stato deciso, ma ancora non si sa bene cosa. È stato deciso che ci sarà un Recovery Fund, questo è vero, e seppure non è uscito nessun documento scritto l’ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, ma non si sa ancora quanto sarà grande, come sarà finanziato e soprattutto se sarà un fondo che potrà distribuire agli Stati Membri soldi “a fondo perduto” o se saranno prestiti. In altre parole, la conosciuta battaglia tra “grant” e “loans”. Chi scrive sa quanto le trattative europee siano lunghe, talvolta estenuanti, ma più sono lunghe, più sono significativi i passi. Decenni di posizionamenti politici e anche – diciamocelo – di pregiudizi reciproci non si abbattono in poche ore o poche riunioni. E anche se l’emergenza Covid-19 spingerebbe per decisioni veloci e risolute, l’esperienza e la necessità di prevedere piani per i prossimi anni e non solo per l’immediato convincono della lentezza delle trattative. Non potendo (ancora) discutere di contenuti e strumenti veri e propri, sono dell’idea che si possano però tracciare almeno tre risultati politici dal Consiglio di ieri. Anzitutto l’alleanza tra i nove Paesi, che un mese fa hanno proposto la creazione del Fondo: regge e non ci sono state debolezze, inciampi o passi indietro. Questo porta al secondo risultato: seppur senza ancora dettagli, cifre e modalità di attuazione il Fondo esiste. Si discuterà ancora settimane per determinarne i contorni e i contenuti, ma difficilmente si tornerà indietro. Chi con toni entusiasti, chi con toni più moderati, chi con toni rassegnati, i leader europei hanno detto alle rispettive nazioni di essersi impegnati a chiedere alla Commissione di creare il Recovery Fund. Infine suggerisco di guardare al QFP, il Quadro Finanziario Pluriennale Europeo. Fino a due mesi fa si discuteva di un bilancio pluriennale all’1,07 per cento del PIL europeo. Oggi, si fa seriamente strada l’ipotesi di portare quello stesso bilancio al 2 per cento, cioè quasi il doppio. Questa sarebbe una enorme conquista politica e un punto da cui difficilmente si potrebbe tornare indietro negli anni a venire e nel prossimo QFP. Come per molti eventi della storia si riesce a dare un giudizio solo quando si è lontani nel tempo da essi. Vedo, su giornali e social, le solite due fazioni fronteggiarsi: chi esulta, come se la partita fosse vinta e soprattutto finita, chi sbraita come se il nostro Paese si fosse venduto alla Germania. La verità, e soprattutto la portata della discussione di ieri la capiremo e la giudicheremo tra qualche settimana, quando i dettagli saranno sul tavolo e le decisioni adottate, veramente prese. Quello sarà il momento per capire se l’Europa ha fatto finalmente i due passi avanti o se ne ha fatto un altro indietro. P.S. Per i veri appassionati di “cose” europee e di eurocrazia suggerisco di prestare attenzione a chi è stato affidato il compito, da parte di Italia, Francia e Portogallo, di redigere una proposta per la Commissione Europea. Sarà la Spagna a farlo, e non a caso. La ministra delle finanze spagnola è la signora Nadia Calvino, già Diretttrice Generale della DG Budget della Commissione Europea. Una donna socialista che conosce ogni singola virgola del bilancio europeo. Di fronte, si troverà il suo successore, il signor Gert Jan Koopman un conservatore olandese. Sarà una battaglia nella battaglia.

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