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Taiwan: nelle pieghe della storia la tensione tra Cina e Usa


di Renato Caputo




Quarto giorno di esercitazioni militari della Cina attorno all'isola di Taiwan (Formosa), mentre cresce la tensione politica tra Pechino e Washington, dopo l'inopportuna - a parere di numerosi osservatori internazionali - visita a Taipei della speaker della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi. La Repubblica Popolare cinese ha confermato che le operazioni militari, in fase di esaurimento, nello stretto di Taiwan sono finalizzate a verificare la capacità di attacchi terrestri e marittimi all'isola. Da parte sua, il ministero della Difesa di Taiwan, ha denunciato ieri, 6 agosto, la partecipazione alle esercitazioni di 20 aerei e 14 navi delle forze armate cinesi. Nell'articolo, Renato Caputo ricostruisce la genesi del pericoloso contenzioso in atto tra due grandi potenze mondiali, sullo sfondo della guerra in Ucraina, degli scontri nella striscia di Gaza tra Israele e Palestinesi, delle decine di conflitti locali in corso nel mondo.



La Cina ha avviato le più ampie manovre militari della sua storia attorno all'isola di Taiwan, nonostante la ferma condanna degli Stati Uniti, del Giappone e dell'Unione Europea. Molti hanno attribuito questa “significativa escalation” esclusivamente alla visita della speaker della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi, ma questa visione sarebbe oltremodo semplicistica. Una risposta più articolata a quanto sta accadendo è possibile ricavarla dalla lettura degli accordi diplomatici siglati tra Cina e Stati Uniti.


Evoluzione delle relazioni all’indomani della vittoriadi Mao Zedong


Nel 1949, quando Mao Zedong vinse la guerra civile e proclamò la Repubblica popolare cinese (RPC), Washington si schierò dalla parte del generale nazionalista e avversario dei comunisti Chiang Kai-shek[1], arroccato a Taiwan (l’isola conosciuta dagli Occidentali con il nome di Formosa), con i resti del suo esercito e del suo governo.

Nel 1955 venne sottoscritto il Trattato di mutua difesa sino-americana (SAMDT), formalmente Trattato di mutua difesa tra gli Stati Uniti d'America e la Repubblica di Cina, che era un patto di difesa firmato tra gli Stati Uniti e la Repubblica di Cina (Taiwan) che restò in vigore fino al 1980. Questo trattato aveva lo scopo di difendere l'isola di Taiwan dall'invasione della Repubblica popolare cinese.

Il presidente Jimmy Carter (1976-1980) decise di annullare unilateralmente il Trattato sino-americano di mutua difesa affinché si potessero invece instaurare relazioni con la Repubblica popolare cinese. Tale decisione venne contestata dal senatore repubblicano Barry Goldwater e da altri membri del Congresso degli Stati Uniti che affermarono che il presidente avrebbe necessitato dell'approvazione del Senato per intraprendere un'azione del genere, ai sensi dell’Articolo II, Sezione II della Costituzione degli Stati Uniti, e che, non facendo ciò, il presidente Carter aveva agito oltre i poteri del suo ufficio.

La Corte Suprema degli Stati Uniti, investita della questione, pur respingendo il caso, aveva lasciato aperta la questione della costituzionalità delle azioni del presidente Carter.

Nei loro pareri, i giudici Lewis F. Powell Jr. e William Rehnquist si limitarono a mettere in dubbio il merito giudiziario del caso stesso, ma non approvarono esplicitamente l'azione del Presidente Carter.[2]Inoltre, il giudice Powell affermò che questa era una valida questione costituzionale.[3]

Il Congresso degli Stati Uniti approvò, quale atto di bilanciamento sulla sovranità, il “Taiwan Relations Act” (TRA) del 1979 che ereditò in parte gli impegni del Trattato di mutua difesa sino-americana. Il TRA impegnava, ed impegna tutt’ora, i Presidenti statunitensi a fornire a Taiwan i mezzi per difendersi da un’eventuale aggressione.


Le frizioni sino-americane


Prima della visita a Taiwan della speaker del Congresso Usa Nancy Pelosi, il TRA era inciampato altre due volte: nel giugno 1995, quando il successore di Chiang Kai-shek, il presidente taiwanese (1988-2000) Lee Teng-hui aveva visitato la Cornell University per partecipare a una riunione di ex studenti e per tenere un discorso sulla democratizzazione di Taiwan; e otto anni dopo, quando nell’ottobre 2003, Chen Shui-bian (successore di Lee Teng-hui), ampliando una tappa di transito a New York, la trasformò in una visita vera e propria degli Stati Uniti. A entrambi i presidenti venne concesso un trattamento durante le visite negli Stati Uniti che si avvicinava a quello riservato ai Capi di Stato. Il fatto che, peraltro, la visita di Lee sia avvenuta ben due anni prima di quando l'amministrazione Clinton abbia accolto il presidente della Repubblica popolare cinese Jiang Zemin in una visita di Stato non ha fatto che aumentare la sensazione che Washington non avesse particolarmente in considerazione la sovranità della Repubblica popolare cinese.


Gestione ed effetti del “Taiwan Relations Act”


Per il Congresso USA, la sicurezza di Taiwan era il fulcro del “Taiwan Relations Act”, come dimostra il fatto che Taiwan sia stato negli anni a seguire uno dei maggiori fruitori di materiali di armamento e di addestramento statunitensi. Dal punto di vista di Pechino, ancor più del supporto militare statunitense a Taiwan, l’elemento della “sovranità” è quello che ha contribuito a frizionare in modo significativo i rapporti tra gli USA e la RPC.


Di contro, il “Taiwan Relations Act” ha consentito agli Stati Uniti di mantenere le relazioni con Taiwan in un modo accettabile per la RPC, assicurando alcune condizioni:

· Non precludere la possibilità di una futura unificazione;

· Non trattare la “Repubblica di Cina” come un Paese avente diritto allo status diplomatico;

· Negare ai leader di Taiwan il trattamento del protocollo appropriato per un Capo di Stato.


La prova più evidente che il “Taiwan Relations Act” sia risultato, nel corso di questi anni, uno strumento efficace per Taiwan è il ruolo centrale che le imprese taiwanesi hanno svolto nel boom economico cinese orientato alle esportazioni. In questi 43 anni, il “Taiwan Relations Act” e la politica degli Stati Uniti hanno contribuito a creare un ambiente in cui Taipei e Pechino hanno fatto progressi nelle relazioni sociali ed economiche. Basti pensare, a titolo esemplificativo, ai primi voli diretti attivati nel 2008 tra Taipei e Shanghai poco dopo l'elezione alla presidenza di Ma Ying-jeou.


Minacce alla pace


Senza alcun pretesto, da molti mesi centinaia di aerei cinesi, tra caccia e bombardieri, volano minacciosamente intorno a Taiwan, quindi ben prima della visita di Nancy Pelosi, percepita come provocazione. Il presidente Xi Jinping ha recentemente dichiarato: “La questione della riunificazione di Taiwan non può essere lasciata alle generazioni future”. Alcuni analisti ritengono che Xi Jinping, considerata la profonda crisi economica che sta interessando la Repubblica popolare cinese, stia cercando di distrarre l’attenzione dei cinesi preoccupati per i propri redditi ed il proprio lavoro con un diversivo nazionalista.


D’altro canto se Taiwan cadesse, la credibilità statunitense nel Pacifico subirebbe un colpo mortale e tutto il suo sistema di alleanze in Asia sarebbe messo a dura prova. La Corea del Sud e il Giappone non si sentirebbero più al sicuro sotto un ombrello difensivo americano perforato dai cinesi a Taiwan. Vengono i brividi a leggere i rapporti degli istituti di ricerca sui numeri della potenza militare cinese paragonati con quelli taiwanesi. L’Esercito popolare di liberazione schiera oltre un milione di soldati di terra, contro i 100mila effettivi che difendono l’isola. E 412mila fanti cinesi hanno le loro basi di fronte allo Stretto.


“Ragionevolezza e moderazione”


L'Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico[4]si è detta “preoccupata per l'instabilità internazionale e regionale, in particolare per i recenti sviluppi che possono portare a errori di calcolo, gravi confronti, conflitti aperti e conseguenze imprevedibili per le grandi potenze”. Taiwan deve essere realistica nella sua politica estera. Non sarà mai accettata nelle organizzazioni in cui la statualità è un requisito necessario.

Tuttavia, Taiwan può e deve proteggere i propri interessi commerciali, di sicurezza e funzionali essenziali. La presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, in relazione a quanto sta accadendo in questi giorni, ha dichiarato: “Chiediamo a Pechino di agire con ragionevolezza e moderazione”.Uninvito alla moderazione che tutti dovrebbero fare proprio.




Note

[1] Chiang Kai-shek spostò il governo a Taipei (Taiwan). In questa posizione continuò a reclamare la sovranità su tutta la Cina. Ricoprì l'incarico di presidente dal 1º marzo 1950 al 5 aprile 1975, data della sua morte. Nel contesto della guerra fredda, gran parte del mondo occidentale riconobbe la Repubblica di Cina. Attualmente sono 14 gli Stati che riconoscono Taiwan. [2] Parere di Powell, Sezione I, Paragrafo 1; Parere di Rehnquist, Sezione I, Paragrafo 1. [3] Parere di Powell, Sezione III, Paragrafo 1. [4]I Paesi membri dell'Asean sono Filippine, Malaysia, Singapore, Vietnam, Cambogia, Thailandia, Indonesia, Brunei, Laos e Birmania.

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