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Spagna: il voto ha premiato i Popolari contrari ai franchisti di Vox

di Stefano Rossi


Sono mancati sette seggi al Partito Popolare e a Vox, formazione di estrema destra e alleata europea di Fratelli d’Italia, per raggiungere una maggioranza che avrebbe consentito di varare un governo di centro-destra in Spagna. Gli elettori spagnoli, chiamati alle urne il 22 e 23 luglio, hanno premiato i popolari, passati dagli 89 seggi nel 2019 ai 136 seggi di oggi, con un incremento dei voti dal 20% a oltre il 33%. Allo stesso tempo, i socialisti hanno tenuto e anzi guadagnato due seggi rispetto al 2019 e parecchi consensi, passando dal 28% al 32%, segnalando un giudizio positivo sulle politiche del governo uscente – un governo socialista di minoranza tenuto in piedi con appoggio esterno – e sulla scelta di Pedro Sanchez di andare a elezioni anticipate dopo alcune sconfitte elettorali locali.

Tiene anche la nuova piattaforma di sinistra Sumar, in cui è confluita Podemos. Vox registra invece un sensibile arretramento, perdendo una ventina di seggi e circa il 3% dei consensi. Il leader di Vox ha recentemente accusato il Partito Popolare di aver tenuto un atteggiamento ostile e aver così pregiudicato il disegno di una coalizione di governo che gli elettori avrebbero premiato – almeno nelle speranze della destra spagnola – coalizione che ha già preso vita in alcune elezioni locali. Proprio i rapporti tra centrodestra e partiti di destra “radicale” meritano qualche riflessione, perché è uno dei principali elementi di distinzione tra la destra italiana e quella degli altri grandi Paesi europei (Spagna, Francia e Germania), nonché uno dei temi più delicati e rilevanti per le prossime elezioni europee.


La riluttanza dei centristi europei ad allearsi con l'estrema destra

In un continente che ha fatto esperienza di numerose dittature di estrema destra tra gli anni ‘30 e gli anni ‘70 del Novecento, la salita al governo di partiti di estrema destra è un passaggio molto complesso. In molti Paesi europei si sono formati cordoni sanitari o “archi costituzionali” che hanno escluso per lungo tempo i partiti di estrema destra, più o meno legati alle esperienze autoritarie a cui si rifanno, dal governo. Alcuni di questi movimenti si sono fortemente indeboliti per il fatto di essere escluse dalle forze di governo, altri ne hanno fatto il loro vanto e hanno utilizzato, alternativamente, la retorica antisistema o della vittima del sistema per guadagnare consensi.

Partendo dal presupposto che, almeno fino a oggi, non abbiamo in Europa partiti di estrema destra che raggiungano da soli una maggioranza di governo, e considerato che non vi è “sbocco” a destra per trovare alleati con cui governare (se escludiamo alleanza di estrema destra ed estrema sinistra, che hanno però un interessante precedente nel governo gialloverde), l’ascesa di questi partiti al governo passa necessariamente da una decisione del centrodestra, ossia dei partiti di tradizione popolare – la decisione di rompere il cordone sanitario. Laddove il cordone sanitario ha tenuto, la destra estrema non ha mai governato in Europa.


L'anomalia italiana con Berlusconi

Solo quando le forze liberali/popolari hanno deciso così, la destra ha raggiunto il governo. Se guardiamo i grandi Paesi dell’Europa occidentale, l’unica esperienza nazionale di questo tipo è l’Italia, dove con la fine della Prima Repubblica, Silvio Berlusconi decise di aprire il governo a Lega e agli eredi del MSI, cioè Alleanza Nazionale guidata da Gianfranco Fini. Per usare le sue stesse parole, “nel ’94 noi decidemmo di scendere in campo con la Lega e con i fascisti [..] li abbiamo legittimati noi, li abbiamo costituzionalizzati noi”. Da questa svolta – di fatto – costituzionale, è dipesa la politica italiana nei successivi decenni, attraversata da lunghi periodi di crisi e di governi di unità nazionale, e culminata oggi con il governo Meloni.

Gli altri partiti popolari in Europa osservano il caso italiano e si chiedono se questa scelta sia stata vincente. Certo, ha consentito a Forza Italia di dominare la politica italiana per trent’anni (e certamente ha influito anche la proprietà di giornali e televisioni), ma con l’inizio del declino del suo leader nel 2012 di fronte a una crisi economica senza precedenti, l’erosione dei consensi a favore delle forze di destra è stata palese – prima con la Lega sovranista di Salvini, poi con Fratelli d’Italia.

I popolari un po’ in tutta Europa devono oggi scegliere se andare in coalizione con i partiti di destra radicali, ma il rischio che sia un patto con il diavolo è sotto gli occhi di tutti, o se combatterli e tenere aperta la porte di grandi coalizioni con i socialisti. Al momento, la scelta dei popolari spagnoli di non coalizzarsi con la destra radicale è sembrata vincente, consegnando al partito popolare la maggioranza relative dei seggi e rubando consensi a Vox.

A questo punto, l'attenzione è rivolta a che cosa deciderà il prossimo anno Manfred Weber, attuale capogruppo del Partito Popolare Europeo, compagine di centro-destra che detiene la maggioranza relativa dei seggi nell'emiciclo, dal 2004 europarlamentare per la Baviera con l'Unione Cristiano Sociale (CSU).


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