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AbUsi e costumi di guerra in Ucraina

di Michele Corrado*


Dopo nove mesi (domani, 24 novembre) di operazioni militari in Ucraina è possibile fare un bilancio attendibile dei comportamenti delle Forze contrapposte in relazione a quelli che ancora oggi possono definirsi come “usi e costumi di guerra”. Per addentrarci nelle casistiche di questo codice non scritto, che ha sempre ed in ogni occasione contraddistinto gli aspetti quotidiani dei conflitti armati (anche se a volte più formali che sostanziali), richiamiamone alcune.

In operazioni di “guerra guerreggiata” (che potremmo tradurre in “conflitto ad alta intensità” condotto da entità nazionali provviste di bandiera e truppe in uniforme), è tradizione osservare alcune basilari convenienze:

- seppellire le vittime, anche avversarie;

- sgomberare nelle retrovie i feriti avversari e curarli;

- considerare gli ospedali come zone franche;

- evitare le esecuzioni sommarie;

- evitare il coinvolgimento dei civili presenti nelle zone di combattimento;

- rispettare le proprietà nei luoghi di operazione;

- ricorrere alle risorse locali solo a pagamento;

- gestire i prigionieri secondo gli usi militari;

- rispettare i luoghi di culto;

- evitare le distruzioni dei beni culturali.

Questi alcuni dei principi ai quali ci si dovrebbe attenere nella condotta di operazioni militari. Ora, da quanto visto su come i russi e gli ucraini in questi mesi si comportano, nulla (o molto poco), di quanto citato è stato osservato.

Cerchiamo quindi di capirne i motivi:

- gli “usi e costumi di guerra” si dovrebbero osservare in guerra; ma nessuna dichiarazione ufficiale di guerra è stata avanzata dalle parti;

- la Russia, paese invasore, ha definito le attività condotte in Ucraina come una “operazione militare speciale”; quindi non una guerra guerreggiata, ma qualcosa di limitato nel tempo, nello spazio;

- i risultati non sono stati però pari ai piani prestabiliti - al di là di valutazioni di parte - cosicché le Forze russe sono precipitate in una campagna militare oggettivamente diversa dalla propagandata "operazione militare speciale";

- i comportamenti delle unità russe in Ucraina sono molto simili ad attività di polizia militare all’interno di territori controllati da bande armate irregolari con il parziale supporto della popolazione locale;

- gli ucraini (di cultura militare pressoché identica), reagiscono quindi in maniera simmetrica;

- storicamente i sovietici, sia durante la Seconda Guerra Mondiale (in parte giustificati dai comportamenti delle truppe d'invasione tedesche (Wermacht, Einsatzgruppen), sia in Afghanistan, e in precedenza negli interventi in Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia, sono sempre stati poco inclini a seguire tali consuetudini.

Con questi precedenti risulta inverosimile pensare ad un condotta delle operazioni che tenga conto di tali usi e costumi.

Lo scontro armato Ucraina e Russia sembra così essersi modellato su una sorta di regolamento di conti tra chi non desidera ritornare all'antico e alla supremazia dell'altro, e chi ha deciso di rispolverare comportamenti di superpotenza mondiale, dopo una sorta di lungo "anno sabbatico". Tutto quindi, tranne una guerra guerreggiata a scopo di espansione territoriale (che invece è quanto percepito nel mondo occidentale). Ed è anche per questo che i russi dimostrano difficoltà a comprendere l’ostinazione ucraina a non rientrare nei ranghi. Di conseguenza, i barbari comportamenti che quotidianamente riporta l'informazione dell'una e dell'altra parte, non sono soltanto qualcosa di intrinseco alla brutalità guerra (sarebbe da ipocriti nasconderselo), ma sono la risposta a posizioni storiche e geopolitiche incompatibili, quanto però inaccettabili per opposti motivi da una parte e dall'altra.



* Col. in Ausiliaria Esercito Italiano

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