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Marco Travaglini

8 settembre 1943, quello che accadde dopo...

di Marco Travaglini

Ottant’anni fa, tra la metà del settembre e i primi giorni dell’ottobre 1943 sulle sponde del lago Maggiore e nelle zone immediatamente adiacenti, si consumava uno degli eventi più drammatici che segnarono la nostra storia: la prima strage di cittadini ebrei sul territorio italiano ad opera delle forze d'occupazione naziste. Gli arresti e le stragi avvennero nei territori di nove comuni: Arona, Baveno, Bée, Meina, Mergozzo, Novara, Orta, Stresa e Verbania. Le vittime accertate furono cinquantasette, almeno altrettanti invece gli ebrei che riuscirono a salvarsi, nascondendosi o riuscendo a raggiungere la Svizzera. Quella avvenuta sulle sponde del Lago Maggiore fu la seconda strage di ebrei per numero di morti in Italia, dopo quella delle Fosse Ardeatine, che ebbe luogo nel marzo del 1944.


La strage del Lago Maggiore

La strage avvenne immediatamente dopo l’annuncio dell’armistizio e le sue dinamiche non sono ancora del tutto chiare tant’è che la sua memoria, per anni trasmessa in modo frammentario, ha iniziato solo di recente a diventare unitaria, anche grazie a una serie di iniziative avviate dall’Istituto storico della Resistenza di Novara e del Vco, dalla Casa della Resistenza di Fondotoce, dalle comunità ebraiche e dalle amministrazioni locali. Nel settembre del 1943 nell’alto novarese erano presenti almeno un centinaio di ebrei appartenenti a tre diverse categorie: ebrei italiani residenti da tempo nelle diverse località; ebrei italiani sfollati da Milano, dalla Lombardia e da Torino a seguito dei bombardamenti e alloggiati nelle seconde case di loro proprietà, in affitto o in albergo; ebrei provenienti dall’estero (sia con cittadinanza italiana che con altro passaporto) e alloggiati soprattutto negli alberghi. Il gruppo più consistente di questi ultimi proveniva da Salonicco dove, nella primavera, era iniziata la deportazione in massa della comunità ebraica, con l’eccezione degli ebrei italiani che, con l’aiuto del Consolato italiano, poterono defluire verso Atene allora occupata dagli italiani.

Poco dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, le forze tedesche occuparono il territorio della provincia di Novara, che allora comprendeva anche l’attuale provincia del VCO. Sul Verbano nella notte dell’11 settembre giunse il 1º battaglione della Panzer-Division Waffen SS – LSSAH (Leibstandarte Adolf Hitler – Guardia del Corpo Adolf Hitler), che aveva già operato sul fronte dell’Europa orientale. Il comando venne installato all’Hotel Beaurivage di Baveno e vennero occupati i principali centri della costa piemontese del lago e dell’Ossola. Il rastrellamento degli ebrei iniziò a Baveno tra il 13 e il 14 settembre per proseguire nei giorni successivi nelle altre località. Nel paese famoso per il suo granito rosa vennero arrestate quattordici persone , portate sulla riva del lago e uccise con colpi di arma da fuoco. I loro corpi vennero poi gettati in acqua. Le ville di proprietà delle vittime furono saccheggiate e utilizzate dai militari nazisti per tenervi feste e ricevimenti, mentre il podestà locale, Pietro Columella tentò di tranquillizzare la popolazione locale leggendo false lettere dei capifamiglia uccisi. Nei giorni immediatamente successivi, i rastrellamenti proseguirono e nel comune di Meina avvenne la strage più nota. La mattina del 15 settembre i militari nazisti occuparono l'Hotel Meina: i sedici ospiti ebrei dell'albergo vennero rinchiusi in un'unica stanza all'ultimo piano dell'edificio mentre il padrone dell'albergo Alberto Behar e la sua famiglia, ebrei di nazionalità turca, furono liberati grazie all'intervento del Console della Turchia. La famiglia Behar riuscì a sopravvivere alla Shoah trovando rifugio in Svizzera e fu anche grazie all'impegno di testimonianza dell'allora tredicenne Becky se la memoria dell’eccidio non cadde nell'oblio. Dopo una settimana di prigionia, nelle notti del 22 e 23 settembre, i sedici prigionieri furono uccisi e i loro corpi gettati con delle zavorre nelle acque del lago a poche centinaia di metri dal centro abitato. Alcuni cadaveri riaffiorarono il giorno dopo le esecuzioni e vennero riconosciuti da alcuni abitanti del paese. A loro sono state negli anni dedicate due stele commemorative e sedici pietre d'inciampo.

Da alcuni anni uno degli istituti scolastici di Meina è intitolato ai fratelli Fernandez Diaz, tre giovanissime vittime della strage. L'ultimo episodio dell'eccidio avvenne a Intra, la maggiore delle località che formano il comune di Verbania, dove l'8 ottobre venne ucciso il giovane Riccardo Ovazza, arrestato mentre cercava di prendere contatti per tentare la fuga in Svizzera. Il giorno successivo furono fatti prigionieri il padre, la madre e la sorella del giovane: anche essi furono barbaramente uccisi subito dopo la cattura e i loro corpi massacrati e bruciati. L'Associazione Casa della Resistenza di Verbania ha prodotto sull'evento un docufilm intitolato Even 1943. Olocausto sul lago Maggiore, con la regia di Lorenzo Camocardi e Gianmaria Ottolini. Marco Nozza, giornalista e saggista, scrisse Hotel Meina. La prima strage di ebrei in Italia (Il Saggiatore) mentre la casa editrice novarese Interlinea pubblicò La strage dimenticata, con testi di storici e studiosi, e nella collana Le Rane dedicati ai bambini La guerra di Becky, la vera storia di Becky Behar scritta e illustrata da Antonio Ferrara.

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