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Sanità e Autonomia differenziata II: il parere delle Regioni

Aggiornamento: 18 feb 2023

di Giuseppina Viberti e Germana Zollesi

Come abbiamo osservato nel precedente articolo, sull'Autonomia differenziata[1] si sono già espressi la Fnomceo (Ordine dei Medici), i presidenti di molte regioni, i professionisti della sanità, alimentando un dibattito molto interessante fra gli operatori sanitari (medici e tutti i professionisti di questo mondo molto variegato), i politici e tutti gli attori in campo.


Regionalismo differenziato in sanità: caratteristiche, richieste regionali, principi

La storia della richiesta del regionalismo differenziato in sanità ha presentato vari momenti in cui le Regioni si sono alternate nel proporre soluzioni. Alcune volte aggregando più Regioni, anche con colorazioni politiche diverse (Senato della Repubblica. XVIII legislatura. Il regionalismo differenziato e gli accordi preliminari con le regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Dossier n.16,maggio 2018).

Con alcune differenze fra le tre regioni, di seguito sono elencati i capitoli delle richieste da cui è iniziato questo processo di riforma sanitaria e i vincoli da rispettare da parte di Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto.

1) Maggiore autonomia finalizzata a rimuovere i vincoli di spesa in materia di assunzione del personale stabiliti dalla normativa statale permettendo di superare gli attuali vincoli di bilancio.

2) Maggiore autonomia in materia di accesso alle scuole di specializzazione, incluse: programmazione delle borse di studio per i medici specializzandi e integrazione operativa degli specializzandi con il sistema aziendale, superando i vincoli connessi al rispetto degli equilibri programmatici.

3) Possibilità di stipulare per i medici contratti a tempo determinato di “specializzazione-lavoro”.

4) Possibilità di stipulare accordi con le Università del territorio per i contratti di “specializzazione-lavoro” e per rendere possibile l’accesso dei medici con questo contratto alle scuole di specializzazione.

5) Maggiore autonomia nelle funzioni relative al sistema tariffario, di rimborso, di remunerazione e di compartecipazione limitatamente agli assistiti residenti nella Regione, ridiscutendo i vincoli sul rispetto dei LEA e dei parametri economico-finanziari.

6) Maggiore autonomia nella definizione del sistema di governance delle aziende e degli enti del SSN. Superando le disposizioni nazionali per la selezione della dirigenza sanitaria e nella possibilità di formare una classe manageriale adeguata alle difficoltà che il settore richiede.

7) Possibilità di sottoporre all’AIFA valutazioni tecnico-scientifiche relative all’equivalenza terapeutica tra diversi farmaci. Entro 180 giorni l’AIFA adotta parere motivato, obbligatorio e vincolante per l’intero Paese oppure se AIFA non si pronuncia, la Regione, sulla base delle sue valutazioni, può assumere determinazioni in materia di equivalenza farmacologica. Rimane comunque il vincolo che le Regioni devono sempre attenersi alle valutazioni espresse da AIFA se adottano decisioni sull’equivalenza terapeutica fra medicinali contenenti principi attivi differenti.

8) Competenza nel programmare gli interventi sul patrimonio edilizio e tecnologico del SSN in un quadro pluriennale certo e adeguato di risorse con particolare riferimento all’efficienza energetica per l’inspiegabile ritardo accumulato in questi anni nel non dotarsi di energie pulite (pochi sono gli ospedali dotati di fotovoltaico, mantenendo forme di riscaldamento altamente inquinanti anche nei presidi dove sono ricoverati pazienti con problemi respiratori).

9) Maggiore autonomia legislativa, amministrativa e organizzativa in materia di istituzione e gestione di fondi sanitari integrativi sia pur nei vincoli di rispetto dei LEA e di bilancio (preservando le prossime generazioni da deficit insostenibili).

In altre occasioni le Regioni si sono mosse in forme autonome, forse anche per ricerca di visibilità, ma contribuendo comunque a ravvivare il dibattito.

Il Veneto ha richiesto:

1) Maggiore autonomia in materia di gestione del personale del SSN, inclusa la regolamentazione dell’attività libero-professionale, anche come integrazione del rispetto dei LEA.

2) Facoltà, in sede di contrattazione integrativa collettiva, di prevedere, per i dipendenti del SSN, incentivi e misure di sostegno anche avvalendosi di risorse aggiuntive regionali da destinare prioritariamente al personale dipendente in servizio presso sedi montane disagiate, sempre nel rispetto dei vincoli di bilancio.

L’Emilia-Romagna ha richiesto:

1) Aumento delle competenze regionali in tema di distribuzione ed erogazione dei farmaci per garantire la continuità assistenziale per i malati cronici avvalendosi delle farmacie di comunità (nel rispetto dei vincoli delle funzioni AIFA attribuite dalla normativa vigente).


Pareri dei Presidenti di alcune Regioni sul DdL Calderoli

1. Lombardia e Veneto: in sintesi i rispettivi Presidenti (Attilio Fontana e Luca Zaia) sono senza dubbio favorevoli alla riforma che, a loro parre, non spacca il Paese ma alcuni compiti che oggi svolge lo Stato saranno svolti dalle Regioni e rappresenta l’inizio di un percorso tutto da costruire.

2. Emilia- Romagna: il Presidente Stefano Bonaccini, ha dichiarato che la bozza Calderoli è sbagliata e non se ne farà nulla e se vogliono andare avanti ci sarà una mobilitazione generale del Paese. Inoltre secondo Bonaccini, Fratelli d’Italia è molto centralista e non crede veda bene questo DdL voluto dalla Lega.

3. Puglia: il Presidente Michele Emiliano è assolutamente contrario e il Governo ha presentato questa bozza prima delle elezioni in Lombardia per non far sfigurare la Lega (dichiarazione a SkyTg24). Prima è necessario riequilibrare il gap fra le Regioni e poi si può dare più poteri e autonomia ai vari territori.

4. Campania: il Presidente Vincenzo De Luca è contrario perché, secondo lui, questa proposta spacca l’Italia.

5. Basilicata: il Presidente Vito Bardi è soddisfatto perché sono state accolte le proposte dei presidenti del Sud ed è stata archiviata la spesa storica che penalizza il Sud.

6. Provincia autonoma di Trento: il Presidente Maurizio Fugatti è favorevole alle richieste di maggiore autonomia delle Regioni a statuto ordinario e non crede che questo DdL ostacoli la loro autonomia che ha solide basi statutarie e legittimi la loro autonomia di fronte a spinte centraliste.

7. Liguria: Il Presidente Giovanni Toti è favorevole alla bozza presentata e ha dichiarato che l’autonomia differenziata è una prerogativa del titolo V della Costituzione fin dai primi anni 2000 e non è mai stato attuato. I livelli di prestazione sono differenti per colpa, secondo Toti, di un centralismo che spesso ha sbagliato le scelte e di amministratori locali che non sono stati capaci di valorizzare i propri territori come avrebbero potuto e voluto.

Il dibattito in sanità si svilupperà tra l’enunciazione di aspettative e i limiti imposti dai parametri finanziari che, causa i deficit accumulati negli anni precedenti, non permettono grandi margini d’azione, per cui diventa determinante la capacità manageriale di un corretto uso delle risorse. Da questo dibattito risulterà vincente non chi riesce ad imporre il suo (ideologicizzato) punto di vista, ma saprà offrire risposte efficaci con le risorse disponibili.


Note


[1] https://www.laportadivetro.com/post/regionalismo-differenziato-in-sanità-aspetti-tecnici-e-organizzativi-parte-i


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