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Promoveatur ut amoveatur", l'antica ricetta di Kiev alla corruzione dilagante

di Michele Corrado*


A sorpresa, almeno per noi, è giunta la notizia dell’avvicendamento del ministro della Difesa ucraino, Oleksii Reznikov (nella foto), e la sua destinazione come Ambasciatore a Londra. Al suo posto Rustem Umerov, già Capo del Fondo del Demanio statale.

La sostituzione, all’interno del panorama attuale di Kiev, rientra nella “campagna” contro la corruzione dilagante che da sempre domina in Ucraina. Tale situazione non è ammissibile in un contesto di economia di guerra che dovrebbe caratterizzare il Paese. Però, è altrettanto noto, che altrettanto la corruzione è una caratteristica ucraina: pretendere che non esista o che venga estirpata in tempi brevi è pura utopia. Come riportato da più fonti ucraine, il ministero della Difesa è finito nell'occhio del ciclone per aver pagato ad un azienda turca 5mila divise invernali il triplo di quanto pattuito. Tra l'altro, le divise invernali sarebbero state uniformi mimetiche leggere...

L'affaire Reznikov, peraltro, arriva soltanto ultimo e forse, se lo si misura in termini economici, è persino meno grave rispetto allo scandalo finanziario che ha investito Igor Kolomoisky, influente oligarca del paese, proprietario di PrivatBank, la più grande banca dell’Ucraina, nazionalizzata nel 2016, che sabato scorso è stato incriminato per frode e riciclaggio di denaro.

Il problema, per noi occidentali, che almeno in via teorica non ammettiamo quel tipo di situazione, rimane concreto nel senso che il fenomeno della corruzione logora fortemente le capacità di sostenere un conflitto armato in corso. Ma in Ucraina la corruzione è uno dei pilastri fondanti dello Stato e per la stessa classe dirigente, a tutti i livelli, una caratteristica “normale”. A riprova di questo, Reznikov non è stato sanzionato per le sue condotte, ma destinato al prestigioso incarico di Londra, secondo soltanto a quello di ambasciatore ucraino negli Stati Uniti; nella pratica, un avanzamento di carriera, da quella politica a quella diplomatica. Del resto, in uno studio del 2021, la Corte dei conti europea aveva denunciato l'impotenza delle iniziative varate dall'Unione europea per contrastare il fenomeno nel Paese. Secondo quello studio amministrativo è risultato che Kiev non aveva sviluppato una strategia concreta per mettere un freno alla corruzione ad alto livello, quella che tiene avvinghiati come un corpo unico, oligarchi, alti funzionari, politici, sistema giudiziario e imprese statali[1]

Il che fa presupporre, osservando le vicende recenti, che il “tarlo” della corruzione, che nel caso di condotta di operazioni militari vale più di di una controffensiva avversaria, è sempre abbondantemente radicato nella cultura ucraina. Come la “sorpresa” è un moltiplicatore di forze, così la “corruzione” è un riduttore, in questo caso globale, dello sforzo bellico di una nazione e della disponibilità dell'opinione pubblica dei paesi "alleati" a sostenerlo.

Per quanto attiene alle ricadute sulle operazioni, la sostituzione del Ministro ha effetti ininfluenti essendo il livello strategico-politico (quello del ministero della Difesa), totalmente disgiunto da quello operativo-tattico (il comando e la gestione delle operazioni sul terreno ai vari livelli). Non ci sono collegamenti diretti con la condotta delle attività militari essendo queste, per quanto attiene al comando e controllo, delegate ad una struttura totalmente militare anche in questo momento di risultati “sul campo” non aderenti alle aspettative sia nostre, che degli ucraini.

Dopo la rotta di Caporetto nell'ottobre del 1917, il Governo sostituì, infatti, il generale Luigi Cadorna, Comandante Supremo delle operazioni terrestri, con Armando Diaz, e non il Ministro della Guerra. Questo a riprova del tipo di gestione politica che ha l’Ucraina del conflitto, decisamente lontana dagli standard occidentali al riguardo, dove la corruzione non è semplicemente ammessa.

Possiamo comunque consolarci ricordando che anche la Russia contempla questo tipo di fenomeno pertanto ritorniamo in una situazione di parità dove, in ogni caso, va considerata la corruzione come uno dei fattori caratterizzanti l’andamento generale del complesso delle operazioni militari. Oggi come ieri.


Note



* Col. in Ausiliaria Esercito Italiano

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