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Covid 19: ecco la variante Pirola nessun allarmismo, ma…

di Giuseppina Viberti, Germana Zollesi

Il primo caso in Europa è stato diagnosticato in Danimarca, seguito da un altro in Svizzera e, prima che il “meccanismo polemicatore” si appropri del problema, dividendo mondo scientifico, social e pubblica opinione su se e quali misure adottare, è opportuno prospettare alcune osservazioni. Purtroppo la variante Pirola generata dalla mutazione nella proteina Spike (la proteina che svolge una funzione cruciale nelle infezioni e nella risposta immunitaria) è completamente diversa dalle precedenti; risulta essere molto importante tanto da finire sotto osservazione da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, ed è stata classificata come “variant under monitoring” (Vum) e con l’approssimarsi dell’autunno il problema potrebbe diventare serio. L’Agenzia Europea Ecdc per il controllo delle malattie infettive sta monitorando attentamente la situazione e segue il suo evolversi nel tempo per fornire ai vari Paesi le migliori indicazioni possibili.

I sintomi di Pirola (diversamente da Omicron che si è caratterizzata anche per la sua asintomaticità) sono assimilabili a quelli di un'influenza importante con febbre a 38°C che si può protrarre per alcuni giorni, con un forte raffreddore associato a mal di testa. Allo stato attuale Pirola non causa polmonite e si ferma alle vie aeree superiori.


La situazione attuale del virus

Sono 30 (e forse già 40) le mutazioni genetiche già accertate della sua proteina spike Ba.2.86 e che potrebbero aiutare il virus a eludere la risposta immunitaria. La successione di varianti è pressoché continua, ma questa presenta caratteristiche nuove in parte riconducibili alle prime ondate (Alfa, Delta e Omicron) e si può spiegare come una nuova chiave di accesso che sfrutta il coronavirus per entrare nelle cellule di un individuo. Non è ancora stato stabilito se i nostri organismi - quelli che hanno effettuato i vaccini, quelli che hanno già contratto la malattia e quelli, pochi per la verità, che sono passati indenni dalla pandemia - possano reagire. I sistemi immunitari si sono rafforzati grazie alle misure adottate in questi ultimi anni, ma ciò non può garantire nuove complicazioni.

Preoccupa la diffusione. Non è un’ondata identificabile, ma la sua comparsa in più parti del mondo, per il momento senza una connessione - non si è ancora riusciti a stabilire un nesso epidemiologico tra i vari casi in quanto non sembrano collegati tra loro - è un indicatore di allerta. In Italia, la variante Pirola, sulla base dei sequenziamenti eseguiti finora, non pare ancora presente, mentre sono state osservate altre varianti fra cui la principale è la cosiddetta variante Eris (al 6 agosto rappresentava il 32% dei sequenziamenti) facendo quasi raddoppiare il numero dei casi di infezioni (arrivati quasi ad annullarsi nelle scorse settimane, restano comunque molto bassi).


Situazione sotto controllo in Italia

Per ora non c’è da motivo dì allarme. In Italia, infatti, non è ancora stato diagnosticato nessun caso di infezione dal Pirola, ma il dato va associato all’aumento dell’incidenza rilevato nell'ultimo Bollettino di Agosto, sulla situazione epidemiologica nel nostro Paese, pubblicato dall’Istituto superiore di Sanità che rileva come “nel periodo di monitoraggio l'incidenza di nuovi casi identificati e segnalati con infezione da SARS-CoV-2 in Italia si mantiene bassa seppur in aumento (e comunque non ricollegabili a Pirola)”. Si è passati da 5.919 dal 10 al 16 agosto a 11.606 dal 17 al 23 agosto. Fenomeno analogo si è rilevato negli ospedali, dove si è registrato un leggero aumento, ma la non obbligatorietà del tamponamento rende più aleatorio il dato.

In un’intervista di fine agosto al Corriere della Sera riportata anche da Quotidianosanità.it del 31 agosto, il prof. Giorgio Palù, virologo e Presidente dell’Aifa ha chiaramente affermato che: “c’è una relazione inversa tra contagiosità e mortalità; il virus non può permettersi oggi di essere più patogeno perché equivarrebbe alla sua estinzione. Il Sars-Cov2 si è adattato all’uomo ed è diventato endemico. Quindi, afferma chiaramente Giorgio Palù, finiamola di mettere paura alla gente”.

Gli scienziati di tutto il mondo si stanno adoperando per testare le resistenze immunologiche delle diverse coorti e l’efficacia dei vaccini già predisposti, vaccini da consigliare soprattutto ai soggetti fragili e anziani. Ad un tempo, occorre monitorare la possibilità di tornare ad isolare alcune fattispecie, isolando i positivi, in modo da soffocare sul nascere l’accendersi di qualsivoglia focolaio, perché nessuno vuole tornare a rivivere quanto già accaduto nel recente passato.


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