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Una giornata contro la violenza sulle donne

di Loretta Tani*



L’industria metalmeccanica e dell’installazione di impianti si schiera contro la violenza e le molestie nei confronti delle donne. Lo ha fatto con un’iniziativa della Commissione nazionale paritetica per le pari opportunità che si è svolta ieri, 10 novembre, presso l’Aula Magna della Sapienza Università di Roma. Le attività per il raggiungimento delle Pari Opportunità sono in cima all’agenda: strategico è aumentare la collaborazione tra mondo dell’istruzione e mondo del lavoro. E ciò spiega la scelta dell'Università, cioè di un luogo di cultura d’eccellenza quanto simbolico per lanciare un chiaro messaggio all’opinione pubblica sulla centralità della formazione che rimane fondamentale per la crescita sociale e civica di ogni Paese, come ha sottolineato nel suo intervento Patrizia Romito, docente di psicologia Sociale all'Ateneo di Trieste: gli studenti di oggi saranno i futuri professionisti che nel domani dovranno essere pronti a intervenire con le giuste competenze per affrontare casi di violenza o molestia. Un concetto ribadito da Giuseppe Ciccarone, prorettore dell’Università La Sapienza, perché tocca ai centri del sapere trasferire competenze all’esterno riceverne da chi sta al di fuori. L'impegno di sindacati e imprenditori

Come Commissione nazionale per le Pari opportunità di Fim, Fiom e Uilm, Federmeccanica e Assistal abbiamo scelto di organizzare un’iniziativa che permettesse a tutti i partecipanti di ascoltare attentamente coloro che ogni giorno affrontano casi di violenza, curandone le ferite sia fisiche che morali. Il nostro ruolo è, infatti, quello di ricercare e ideare possibili azioni affinché il nostro contratto, già impegnato nel contrasto alla violenza e alla molestia, possa ancor di più tutelare le nostre lavoratrici e i nostri lavoratori. Il ruolo frenante delle istituzioni

Le donne spesso, oltre a essere vittime di violenza, diventano vittime delle istituzioni (servizi sociali, forze dell’ordine, servizi sanitari) ancora troppo pregne di stereotipi, che le portano alla decisione di non denunciare l’aggressione per paura di essere giudicate o non credute. A mettere il dito nella piaga è stata Antonella Veltri, Presidente D.i.Re, secondo la quale diventa così di estrema importanza offrire una formazione appropriata agli operatori perché abbiano la capacità di guardare la realtà attraverso lenti di genere libere dai retaggi culturali sulle donne. Un dato purtroppo sconfortante che pregiudica la stessa determinazione necessaria per denunciare l'aggressore. Non a caso, il più delle volte si assiste al ritiro della denuncia, come ha rilevato Francesca Bagni Cipriani, Consigliera Nazionale di Parità, che nel suo ruolo di pubblico ufficiale si occupa di molestie e violenza nei luoghi di lavoro.


La formazione negli ospedali

A ciò si deve aggiungere il fattore "ospedale", luogo di passaggio delle donne vittime di violenza e di abusi, fondamentale per rispondere immediatamente alle donne che chiedono aiuto. Ne consegue, come ha osservato Francesca Giansante, referente per le attività in contrasto alla violenza del Policlinico Universitario Gemelli, che i dipendenti devono ricevere una formazione specifica che trascende dal ruolo che ricoprono in ospedale, indispensabile per bypassare quel bagaglio di stereotipi inconscio che interferisce con l’esecuzione dell’intervento. Del resto, nel caso in cui la donna abbia subito violenza e ricorra all’ospedale, ha ricordato Alessandra Kustermann, presidente SVS Donna Aiuta Donna Onlus, l’operatore che riconosce il pericolo cui è stata esposta la vittima, ha il preciso compito di lasciarla in ricovero protetto fino al trasferimento alla casa rifugio. Tuttavia, accade spesso che la vittima rifiuti il trasferimento per non subire anche lo sradicamento dalle sue abitudini e dai suoi affetti. Più che comprensibile, perché in tali situazioni dovrebbe uscire di casa il molestatore anziché la molestata.

Gli interventi delle forze dell'ordine

Molto toccante è stata l’interpretazione dell’attrice Valentina Carnelutti che attraverso la lettura di vari passi di letteratura, da quella Greca a quella moderna, ci ha invitati a scovarne all’interno la violenza per provare a rileggerla con occhi diversi. Così come la proiezione del cortometraggio "Aria" prodotto da Barbara Sirotti che racconta con un linguaggio nuovo un'esperienza, purtroppo, personale di violenza subita. Concreto, infine, il contributo di Francesco Messina, direttore centrale anticrimine Polizia di Stato, che ha consegnato alla platea un lume di speranza. Passi avanti nel contrasto alla violenza sono stati fatti ma fondamentale è la prevenzione. È possibile anticipare la soglia di intervento, riconoscere quali sono i sintomi (sottomissione, sottovalutazione, discriminazione economica) che non sono perseguibili con una denuncia, ma possono fare da campanello d’allarme. Si può ricorrere all’ammonimento da parte del Questore al molestatore, che viene poi inserito nel protocollo “Zeus” che prevede un ammonimento emesso dal Questore, sia nel caso di atti persecutori che di violenza domestica, e la possibilità per la persona ammonita di sottoporsi a un programma di prevenzione organizzato dai servizi del territorio. A tal fine le questure si attivano per favorire la “presa in carico” della persona ammonita, attraverso accordi con i centri specializzati.


Azioni concrete In chiusura, dal dibattito tra il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella e Francesco Messina è nato l’impegno, in accordo anche con Federmeccanica, di programmare una serie di incontri per elaborare un protocollo di intesa finalizzato a un percorso di formazione all’interno delle fabbriche. E' convinzione generale, infatti, che i formatori della Polizia di Stato insieme a delegate e delegati potrebbero fare la differenza all’interno dei luoghi di lavoro. Il cambio di passo è necessario ed è possibile.


* Responsabile Uilm Nazionale per le pari opportunità


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