top of page

Una giornata al Sinodo valdese

Aggiornamento: 25 ago 2023

di Piera Egidi Bouchard

Mentre il Sinodo prosegue i lavori programmati, fatti di ordini del giorno, dibattiti dettagliati anche su una singola parola, votazioni con le deleghe alzate e contate una ad una, sulla bacheca esterna, nel corridoio, sono comparse due importanti mozioni da portare alla discussione, presentate da un certo numero di firme (capofila la teologa Letizia Tomassone), in cui si distinguono per la maggior parte nomi di deputate: una sulla pace e un’altra sulla maternità surrogata: è il protagonismo femminile, ancora una volta, e saranno presentate e discusse domani, prima delle elezioni. Le pastore e le diacone si riuniscono di consueto il giovedì, in una grande tavolata sotto il tendone del giardino, per un’agape, cioè un pranzo di condivisione di amicizia e sorellanza cristiana, e poi, trovando un po’ di ombra da qualche parte, si siedono in cerchio a discutono e propongono temi per il prossimo Sinodo e per l’anno che ci aspetta.


La campagna internazionale contro la violenza alle donne

E’ il “giovedì in nero” in cui uomini e donne indossano qualcosa di nero, nella campagna internazionale contro la violenza alle donne.[1] Intanto le donne delle chiese sono impegnate in giardino nei banchetti del tradizionale bazar per la diaconia, coi loro splendidi lavori di maglia e cucito, altre /i vendono i libri usati a prezzi scontatissimi, c’è chi cucina e prepara un caffè, una bibita, una focaccia, molti uomini e donne del concistoro si alternano alla cassa, e persino le bambine hanno un loro tavolino da cui invitano a comprare multicolori “pacchetti-sorpresa”: chissà cosa ci sarà dentro? E poi c’è sempre la tradizionale lotteria...

Protagonismo plurale anche questo, ciascuna e ciascuno/a “mette al servizio” - per usare un linguaggio teologico – quello che sa fare, i suoi “doni”. L'albero delle parole, poi, tutto di legno, è posto nel corridoio con i foglietti appesi che recano i pensieri del dibattito sulla violenza alle donne di lunedì sera.

L'albero delle parole

Ne leggo alcuni, decisamente “al femminile”: ”Coltivare e praticare la sorellanza”, “Coraggio collettivo”, “Uscire dall’invisibilità senza paura”, “La violenza è ammissione di impotenza”, “Necessità di autocoscienza maschile”. Ma anche altri propositivi, inclusivi: “Non dividere”, “Una chiesa per uomini e donne”. E uno, il più coinvolgente di tutti: “Donne, perdonateci Grazie!”.

E intanto il meccanismo sinodale va avanti: si inizia la mattina con un breve culto, poi subito si aprono i lavori, condotti dalla Commissione d’Esame, l’organismo eletto ogni anno in chiusura per gestire il Sinodo dell’anno seguente, che ha il compito di controllare tutti gli Atti della Tavola, cioè l’organo di governo: si insedia a luglio e “fa le pulci” a tutti i documenti e decisioni prese nel corso dell’anno. Protagonista nel Sinodo è questa sorta di “contropotere”- quest’anno presieduto dal pastore Daniele Bouchard – che presenta gli ordini del giorno, propone il calendario dei lavori, interviene sugli interventi, un organismo dinamico e attivo. La Tavola a sua volta interviene, precisa, suggerisce.


Valdo e Francesco d'Assisi, esiti diversi nel segno della povertà

Intanto, nell’antica biblioteca, si svolgono quotidianamente gli approfondimenti con le conferenze stampa, trasmesse in diretta da Radio Beckwith evangelica. La prima è stata su “Valdesi: 850 anni di fede e libertà- Storia, impegno, cittadinanza”, tema che il Sinodo ha affrontato nel pomeriggio di oggi. Il prossimo anno, infatti, si celebrerà la ricorrenza della nascita del movimento valdese, il movimento pauperistico e itinerante fondato da Pietro Valdo a Lione, simile nei temi a quello di qualche decennio dopo istituito da Francesco d’Assisi - ha introdotto il giornalista Gian Mario Gillio - che ebbe però esiti diversi: il primo fu scomunicato, dichiarato eretico e perseguitato nei secoli, il secondo fu “istituzionalizzato” e divenne un ordine religioso, i cui teologi, insieme poi ai domenicani – singolare capovolgimento delle radici storiche! - furono poi in tempi bui tra i maggiori Inquisitori. E ora invece, in tempi finalmente ecumenici, interlocutori significativi nel dialogo. Complesso rivedere i “perché” di storia e teologia, tutto ciò si affronterà nelle chiese, nei centri studi, nella cultura laica, nel mondo sociale il prossimo anno.

Da sinistra a destra: Debora Michelin Salomon, Gian Mario Gillio, Eugenio Bernardini

Ora, per un assaggio ai giornalisti, il pastore Eugenio Bernardini, già moderatore, ha evidenziato tre principi del valdismo – tuttora molto attuali- : innanzitutto la conoscenza diretta della Bibbia (per cui anche sulle più sperdute montagna i bambini dovevano saper leggere e scrivere); poi il libero predicare dei credenti (nel medioevo anche le donne predicavano ”Poi le abbiamo fatte tacere per secoli” era la battuta autocritica sul patriarcato di Giorgio Bouchard al proposito); e, infine, la povertà (“I poveri di Lione” era il nome antico), che è simbolo di libertà dal potere.

A una domanda sulle date significative da ricordare, Bernardini ha ricordato: il 1532, in cui nel Sinodo di Chanforan, avvenuto clandestinamente qui sui prati delle montagne angrognine, la chiesa valdese, - riconosciuta dall’ecumene evangelica “mater Reformationis”- aderì alla Riforma protestante, in particolare a quella calvinista, dove più facilmente si erano tenuti i collegamenti, non solo per motivi teologici ed ecclesiologici, ma anche geografici. Poi il 1848, col riconoscimento da parte di Carlo Alberto dei “diritti civili” (Le “Lettere Patenti”, ricordate e festeggiate ogni anno coi tradizionali falò). E infine il 1984 - di cui quest’anno cade il quarantennale- con la firma dell’Intesa (Giorgio Bouchard moderatore) di reciproco riconoscimento tra Stato e Chiesa valdese, in attuazione dell’ articolo 8 della Costituzione.


L'8 settembre 1943 e l'Ordine del giorno Subilia

Un’altra data fondamentale che ricorre quest’anno è quella del Sinodo 1943, interrotto poi a causa dell’8 settembre - ricorda la giovane storica Debora Michelin Salomon, autrice anche di un video sull’argomento – con la discussione del famoso “Ordine del giorno Subilia”, poi ritirato dal teologo - che era in rapporto clandestino insieme anche a Valdo Vinay e altri, con la Chiesa Confessante tedesca antinazista (tra cui Barth, Bonhoeffer,) - il quale costituiva un “atto di umiliazione” della Chiesa valdese per non aver saputo opporsi pubblicamente alla dittatura fascista.

Questo Ordine del giorno determinò una contrapposizione tra i pastori “barthiani “e i teologi “liberali”, e fu ritirato dallo stesso autore. Motivi di prudenza, data la guerra e l’immediata occupazione nazista dei territori delle Valli, la responsabilità per la popolazione, la tragedia dello sfascio del nostro esercito, con la deportazione nei lager di oltre 600.000 soldati italiani abbandonati dallo Stato maggiore e dalla Corona Sabauda, in fuga vergognosa verso il sud d'Italia, dopo l’improvviso armistizio che capovolgeva le alleanze, con le caserme circondate dall’esercito tedesco, determinarono queste decisioni.

Fino agli anni ’60 ci fu silenzio, per non affrontare quella spaccatura nella chiesa, e spesso i partigiani si sentirono abbandonati: il dibattito storico fu aperto da Giorgio Bouchard sulla rivista “Gioventù Evangelica”, con interventi di comandanti valdesi partigiani, quali Roberto Malan (GL), Ettore Serafino (Autonomi) o di pastori, quale Nisbet. Bisogna notare, però che, nel silenzio della chiesa ufficiale, ci furono pastori e predicatori che si unirono ai loro ragazzi in montagna, (come Francesco Lo Bue e Jacopo Lombardini, ambedue docenti al Collegio valdese), o parteciparono aiutando la Resistenza, come Arnaldo Genre, Paolo Marauda: storica fu anche una famosa predicazione dello stesso Vittorio Subilia, ritornato nella sua parrocchia ad Aosta, in cui, citando soltanto una pagina del Vangelo, indicò la linea da seguire ai suoi giovani, perché “chi ha orecchi per intendere, intenda...”.

“La predicazione incarnata ci rende corpi fisici nella società, e si accompagna a una posizione di responsabilità sociale – ha detto Bernardini – e ha concluso citando le tante medaglie d’oro nella Resistenza valdese.


Note


[1]#ThursdaysinBlack è una campagna che nasce dal Decennio delle Chiese in solidarietà con le donne (1988-1998), per rendere visibili le storie sullo stupro come arma di guerra, sull’ingiustizia di genere, sull’abuso, sulla violenza e per rendere visibile la capacità di recupero e gli sforzi delle donne.

La campagna è stata ispirata dalle Madri de Plaza de Mayo di Buenos Aires, dalle Donne in nero in Israele e in Palestina, dalle donne in Ruanda e in Bosnia.


Foto Agenzia Nev

257 visualizzazioni0 commenti
bottom of page