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SVIMEZ: le due velocità sanitarie dell'Italia

di Giuseppina Viberti e Germana Zollesi


In occasione della presentazione del 50° rapporto SVIMEZ “L'economia e la società del Mezzogiorno” è emerso, semmai non se ne fosse ancora a conoscenza..., il profondo divario nord–sud anche per quanto riguarda il diritto alla salute che la pandemia Covid ha ulteriormente accentuato. Diversa è l’aspettativa di vita, un anno e mezzo di differenza fra nord e sud, diversa la diffusione dei servizi di prevenzione, con la conseguenza che il ritardo della diagnosi comporta interventi quando già le patologie, comprese quelle oncologiche, sono in fase avanzata.

 

Le ricerche dell'associazione

SVIMEZ, Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno, ha lo scopo di promuovere, nello spirito di una efficiente solidarietà nazionale e con visione unitaria, lo studio particolareggiato delle condizioni economiche del Mezzogiorno d'Italia, al fine di proporre concreti programmi di azione e di opere intesi a creare ed a sviluppare nelle Regioni meridionali quelle attività industriali le quali meglio rispondano alle esigenze accertate.

L'attività di Svimez si sviluppa, principalmente, su due linee:

-      l'analisi sistematica e articolata della struttura e dell'evoluzione dell'economia del Mezzogiorno e dello stato di attuazione delle politiche di sviluppo;

-      la realizzazione di iniziative di ricerca sui vari aspetti del problema meridionale, finalizzate sia ad esigenze conoscitive ed analitiche sia alla definizione di elementi e criteri utili ai fini dell’orientamento degli interventi di politica economica regionale e nazionale.

 Nell’ambito di queste attività e in collaborazione con Save the Children è stato presentato il Report "Un Paese, due cure”. I divari Nord–Sud nel diritto alla salute”. L’occasione ha rappresentato la possibilità di analizzare come il sistema sanitario italiano sia uscito dallo tsunami rappresentato dal Covid e quali strascichi ha lasciato la pandemia. Se nel periodo pandemico la mobilità interregionale ha registrato una inevitabile flessione, il venir meno delle prescrizioni, ha fatto crescere la migrazione dai una regione all’altra: in particolare sono state 629.000 le persone che si sono rivolte ad altre regioni di cui 277.000 gli individui che dal Mezzogiorno hanno richiesto prestazioni in regioni del nord (con prevalenza nel settore oncologico); analogo discorso per prestazioni pediatriche. Per contro, sono stati 811 i cittadini residenti al nord che hanno richiesto prestazioni a strutture meridionali.

 

Gravi problemi aperti

Rimane alta la differenza di spesa corrente pro-capite che a fronte di una media nazionale di € 2.140 rileva scostamenti piuttosto evidenti: 22.43% con la Calabria che presenta una spesa pro-capite di 1.748, il 17.71% della Campania con una spesa pro-capite di euro 1.818, e via di questo passo. Cinque regioni del Sud rimangono inadempienti per quanto riguarda l’attuazione dei LEA – Livelli Essenziali di Assistenza - inficiando il principio costituzionale contenuto nell’articolo 32 della Costituzione, che prevede l’erogazione dei servizi sanitari a tutta la popolazione (gratuita per gli indigenti).

A questa disomogeneità si somma il fatto che su 1,6 milioni di famiglie in povertà sanitaria quasi la metà (700.000) sono al sud. Dati confermati dal Banco Farmaceutico/AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) che segnala come nel 2023 le persone che hanno chiesto aiuto alle 1.892 realtà assistenziali convenzionate sono state 427.177 (contro le 386.253 persone che hanno richiesto servizi simili nel 2022) con un aumento di oltre il 10%.

Parallelamente aumenta la spesa farmaceutica e diagnostica in termini assoluti e, all’interno di questa, quella a carico dei pazienti. A fronte di tanti studi sugli andamenti statistici indispensabili ad approfondire la conoscenza dei fenomeni, rimane sempre trascurata l’attenzione sull’appropriatezza dei fenomeni, ciò sulla effettiva utilità delle singole prestazioni. Succede così che insieme a tante prestazioni di grande utilità che migliorano la vita delle persone, si nascondono altre di scarsa utilità che sottraggono risorse a ciò che è realmente efficace, permettendo così di ordinare gli interventi in base alla loro utilità marginale (investimenti sempre bassi a vantaggio di una spesa corrente sempre più vorace).

Se il divario è preoccupante, occorre ragionare senza preconcetti, sulle possibilità di migliorare il funzionamento del sistema anche in un’ottica corologica (studio della distribuzione razionale dei punti sanitari su un determinato territorio) con una corretta distribuzione delle risorse sul territorio: sfida necessaria vista l’attuale situazione e in considerazione delle proposte di riforma oggetto di discussione.

 

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