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PUNTURE DI SPILLO. L'anonimo DEF di un governo sempre più anonimo  

a cura di Pietro Terna



Lo spillo punge il DEF, il Documento di economia e finanza che il Ministro dell'economia deve presentare alle Camere entro il 10 aprile, cioè ieri, di ogni anno, sulla base di una esplicita previsione della legge di contabilità.[1] Il duo Meloni-Giorgetti ha deciso di presentare un documento senza le cifre che impegnano il Governo, riportando solo le grandezze macroeconomiche tendenziali. Quelle che fanno figura e non impegnano! Il ministro Giancarlo Giorgetti avrebbe invece dovuto indicare gli obiettivi di finanza pubblica proprio alla luce di quel quadro macroeconomico. Si tratta di previsioni sull’andamento del debito e di conseguenza della spesa pubblica e sull’eccesso della stessa rispetto alle entrate annuali, e di conseguenza il cosiddetto deficit. Producendo il documento senza quei dati, e chiamandolo DEF tecnico, a pensare male, come avrebbe detto Andreotti, significa che la maggioranza vuol solo prendere tempo. La speranza evidente è che le destre assortite vincano le elezioni europee e che gli amici del governo italiano, una volta al potere, gli lascino poi scrivere qualsiasi cosa: surreale e vedremo il perché.

Siamo così anestetizzati o ipnotizzati che sulla maggior parte dei quotidiani la “trovata” del governo è stata via via metabolizzata, sino a scrivere che l’operazione del DEF “come lo vuoi” è stata concordata con l’Europa. Come? Con qualche WhatsApp tra Giorgia e Ursula? Ops, poco rispettoso: tra il presidente del consiglio Giorgia Meloni e la/il presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen (cognome del marito, udite udite femministe). Il tutto di nascosto a Emmanuel Macron e Olaf Scholz, che in ogni caso hanno da pensare ai guai loro.

Appena emersa la novità del DEF anonimo, il 7 scorso, si è letto, in particola sul serissimo quotidiano cattolico Avvenire, che non mettere i dati era dovuto alla necessità – per via del Pil in calo rispetto alle previsioni e per il peso del superbonus per l’edilizia – di non assumere impegni nemmeno sulla “semplice” proroga del taglio del cuneo fiscale e dell'accorpamento Irpef. Certo non il massimo, alla vigilia della campagna elettorale.

Anche Domani ha scritto nel Def dei misteri i conti non tornano a proposito di sanità, tasse e pensioni. Ma immediatamente il Corriere ha allentato la tensione, riferendo di un DEF «snello, assai asciutto».

Ieri per chi legge, mentre lo spillo era in preparazione, formiche.net[2] – con Luigi Paganetto, economista di lungo corso spesso vicino al potere –  ha cambiato ulteriormente tono. Lunga citazione: “non si sa quale sarà l’esito della contrattazione con la Commissione sul percorso di aggiustamento da seguire nei 4-7 anni successivi. Da qui il richiamo alla prudenza fatto dal ministro Giorgetti. Oggi siamo di fronte a una serie di dati di cui è difficile stimare il valore. Prenderli in considerazione all’interno del Def appena presentato poteva determinare aspettative deluse poi dai fatti. La scelta di indicare, in queste condizioni, lo scenario programmatico del governo avrebbe, con molta probabilità, aumentato l’incertezza delle aspettative di fronte ai fatti via via in svolgimento”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche molti altri. Con tutto il rispetto per il prof. Paganetto, l’anestetico e l’ipnosi hanno operato.

Un approfondimento sugli effetti del bonus 110%: a giugno l’Eurostat, l’istituto di statistica europeo (in realtà, una direzione dell’Unione), che straborda e interviene nella tenuta dei conti pubblici, potrebbe considerare anche i futuri effetti delle mancate entrate di quel bonus, e di altri, accertando a carico del 2024 quasi 250 miliardi di spesa. Una mazzata tremenda che deriverebbe da un’operazione contabile prudenziale, le cui conseguenza e la cui opportunità devono essere esaminate e negoziate ai massimi livelli. Per chiarire: è come se una famiglia che ha contratto un mutuo ventennale fosse costretta a eliminare dalla propria capacità di spesa tutte le rate dei vent’anni a venire, immediatamente, a carico dell’anno iniziale. Un’operazione, quella della negoziazione, che richiede competenza, prudenza e peso politico, altro che giocare con il DEF “al buio”. Per inciso: il bonus casa è un macigno per i conti pubblici, ma dal 2017 a oggi i miliardi volati via in quel modo sono 906, come risulta da un precedente spillo.[3]

Il Governo difende la scelta di negare i numeri della propria azione indicando[4] che:


La riforma della governance economica europea (ancora in via di approvazione) si baserà, infatti, su un nuovo documento, il Piano fiscale strutturale di medio periodo che indicherà gli obiettivi programmatici di legislatura. La tempistica stabilita nelle norme transitorie prevede che il Piano sia approvato entro il 20 settembre prossimo. In attesa di queste tempistiche e della definizione della traiettoria di riferimento per la spesa primaria netta (nuovo indicatore univoco alla base della nuova governance) il Def non riporta il profilo programmatico.



Gestire il 2024 con dati che saranno disponibili a settembre dello stesso anno? Usando la scusa della riforma dei meccanismi di programmazione europea? Aiuto! In realtà è già tutto ben indicato da marzo 2024 nel documentone[5] “La riforma della governance economica europea: profili finanziari dei testi concordati in sede di Consiglio e nell'ambito del Trilogo”, ma… occorrerebbe studiare e ascoltare i pericolosi, a detta di chi conta ora, “tecnici”.

Trilogo: non è un nuovo strumento musicale da affidare al nostro baccelliere di musica, ma una procedura[6] di negoziato inter-istituzionale informale che riunisce rappresentanti del Parlamento europeo, del Consiglio dell’Unione europea e della Commissione europea. Un dialogo a tre. In altre parole, non è che se si piazzano un po’ di persone di destra e ultra destra a Strasburgo cambia tutto! L’Europa è complicata, ma anche molto seria.

Ecco il baccelliere: il DEF senza cifre! Questa mancanza offre lo spunto per raccontare di un meraviglioso saxofonista, John Surman. Una premessa. Negli anni ‘60 il jazz uscì dai propri confini, sia quelli propriamente musicali, sia quelli geografici. Si affermarono nuovi canoni improvvisativi, meno legati ai vincoli armonici. Fu sdoganato l’impiego di strumenti elettrici (prodromo all’ampio ricorso all’elettronica a cui avremmo assistito nei decenni successivi). E nacquero quelle che potremmo definire scuole nazionali, una grande apertura di cui il jazz britannico rappresentò un momento fondamentale. Fra i suoi protagonisti ci fu John Surman.

Inglese, classe 1944, ha percorso gli ultimi sessant’anni con il piglio dell’esploratore. Saxofonista baritono e soprano, clarinettista, tastierista e compositore, è passato fra generi e veri e propri mondi stilistici, il free, il jazz modale, il post-bop e, non ultimo, il rock-blues (nella band di Alexis Korner). Surman è oggi in piena attività. Incide per l’etichetta tedesca ECM. Dal suo ultimo disco proponiamo l’ascolto[7] di Pebble dance, ipnotico e danzante come suggerisce il titolo. Il lavoro da cui è tratto si intitola Words Unspoken. Con le parole non dette spesso bisogna fare i conti. Sui conti non fatti si faranno certamente molte parole. 


Note

[1] La “legge di contabilità, allineandosi con il nuovo calendario stabilito in sede europea, ha fissato al 10 aprile la data di presentazione alle Camere, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, del Documento di Economia e Finanza (DEF), che costituisce il principale strumento di programmazione economica e finanziaria”, https://leg16.camera.it/561?appro=687#:~:text=Entro%20il%2010%20aprile%20il,economia%20e%20finanza%20(DEF).

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