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Obesità nell’adulto e nel bambino: un problema in più dell’Occidente

Aggiornamento: 5 nov 2022

di Enrica Formentin

“Non nasconderti dietro false convinzioni. La verità sul peso”: è il messaggio della campagna di sensibilizzazione sull’obesità avviata lo scorso mese con lo studio internazionale “Action-io” di Novo Nordisk, multinazionale farmaceutica danese che collabora con società scientifiche e associazioni onlus. Lo scopo dello studio Action-io è stato quello di sensibilizzare le persone al riconoscere l’obesità come malattia, individuare i comportamenti e le abitudini scorrette e a rivolgersi ai medici. Una visione distorta del proprio fisico

Spesso la maggior parte delle persone obese ha una visione distorta della propria condizione fisica ritenendo di essere solo in sovrappeso e non obesa. Anche per quanto riguarda i bambini lo scenario è altrettanto preoccupante: un genitore su tre non riconosce la realtà dell’obesità del proprio figlio e si nasconde dietro false convinzioni o stereotipi della serie “con la crescita dimagrirà” o “se ha qualche chilo in più, significa che sta bene”. Nel mondo, si stima che circa 800 milioni di persone vivano in questa condizione riconosciuta come patologia e altri milioni sono a rischio di svilupparla. È ormai risaputo come le radici dell’obesità siano profonde e, nello scenario attuale, l’unica via perseguibile per ottenere progressi è quella data dall’impegno congiunto e dalla collaborazione di tutti i settori e le forze della nostra società.


Tutte le malattie comportano degli effetti negativi non solo sul soggetto che ne è affetto ma anche sulla famiglia e indirettamente sulla collettività. L’obesità in particolare ha un impatto negativo dal punto di vista economico, derivato dall’impatto sui sistemi sanitari (ospedalizzazioni, complicanze derivate dalla malattia stessa). Dal punto di vista sociale l’assenteismo e le ridotte performance influenzano negativamente anche le prestazioni lavorative. Il costo sociale dell’obesità è quindi enorme. In alcuni paesi europei raggiunge l’1 per cento del prodotto interno lordo e rappresenta il 6 per cento della spesa sanitaria diretta.

Questo il presente. Sulle ombre che si addensano sul futuro ne parla l’Istituto Superiore di Sanità, secondo cui nei prossimi dieci anni, se non si cambia lo stile di vita, avremo il 70 per cento degli uomini e il 50 per cento delle donne in sovrappeso. Non si tratta di un elemento marginale sul piano sociale: gli obesi, infatti, costano alla comunità circa 9 miliardi di euro all’anno, tra spese del SSN e assenteismo per malattia sul posto di lavoro che spesso si caratterizza per problemi di natura psicologica, in primis depressivi, con conseguenti disturbi nell’alimentazione, come per esempio la bulimia.

Un altro importante problema nella nostra società è l’obesità in età infantile e adolescenziale. Secondo l’ultimo report di “OKkio alla Salute” , l’Italia è tra i paesi europei con il più alto tasso di bambini sovrappeso e obesi. Nel 2019, su un campione di 50mila bambini di terza elementare, il 20,4 per cento è risultato in sovrappeso e il 9,4 per cento obeso. Per correggere l’obesità infantile tutta la famiglia deve essere educata e grande importanza assume il pediatra di famiglia per correggere i comportamenti errati. Combattere l’obesità infantile permette di prevenire malattie croniche nella vita adulta. Il 13 novembre del 2019 è stata approvata la mozione sul riconoscimento dell’obesità come malattia presso la Camera dei Deputati, ma a causa della Covid-19, l’iter ha subito un rallentamento; tuttavia nell’ultimo anno è stato osservato come l’eccesso di peso sia stato un fattore predisponente nello sviluppo di complicanze, talvolta fatali del virus pandemico. Il riconoscimento governativo, sociale, sanitario e clinico dell’obesità come malattia cronica permetterebbe di inserire le prestazioni riguardanti l’obesità nei LEA (livelli essenziali di assistenza), creando una rete di cura nazionale. Note

[1] OKkio alla SALUTE è un sistema di sorveglianza sul sovrappeso e l’obesità e i fattori di rischio correlati nei bambini delle scuole primarie (6-10 anni). È nato nel 2007 nell’ambito del progetto “Sistema di indagini sui rischi comportamentali in età 6-17 anni”, promosso e finanziato dal Ministero della Salute/CCM, ed è coordinato dal Centro Nazionale per la Prevenzione delle malattie e la Promozione della Salute (CNAPPS) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) in collaborazione con le Regioni, il Ministero della Salute e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, in https://www.epicentro.iss.it/okkioallasalute/la-sorveglianza

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