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Enrica Formentin

Migranti, dimenticati o usati a fini politici

di Enrica Formentin


La questione della migrazione, che sembrava abbandonata o, se vogliamo, marginalizzata durante e dopo pandemia, cui si è aggiunta la guerra in Ucraina, è riemersa prepotente negli ultimi mesi con il ritorno di numerosi sbarchi sulle nostre coste. l'Italia si configura oggi un Paese di immigrazione, con oltre cinque milioni di stranieri regolarmente residenti (ISTAT, 2020), la Germania (che ne ha oltre 10 milioni), il Regno Unito (con oltre 6 milioni), numeri analoghi hanno la Francia (4,4 milioni) e la Spagna (4,5milioni). Nel 2020 è maturato un importante cambiamento nella composizione e nella provenienza dei flussi. La maggior parte dei migranti proviene dalla rotta balcanica. Sono afghani, iraniani, mediorientali, molti curdi, ma anche magrebini che hanno scelto di non passare dalla Libia o attraversare il mare.

Ieri, 16 novembre, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, in una comunicazione al Senato, ha reso noto i numeri sulla situazione migranti in Italia. Il Viminale ha dichiarato che il sistema di accoglienza ha raggiunto la cifra di 100 mila persone, tradotta dalle prefetture nel raggiungimento della soglia di saturazione. Il ministro ha aggiunto che nel 2022 si sono registrate 69mila richieste di asilo, con un incremento del 56 per cento sull'anno precedente e di quelle esaminate il 57 per cento è stato respinto, segno che la maggioranza dei migranti, ha concluso Piantedosi, è spinta da motivazioni economiche. Motivazioni comunque non secondarie, se si osserva la politica - per alcuni versi imbarazzante - che i Paesi più avanzati adottano nei confronti delle crisi che attraversano l'Africa, il Vicino Oriente e l'Asia centrale. Ma l'Italia e il Piemonte rimangono anche luoghi di transito, come ci ricorda Enrica Formentin nel suo articolo.


Il Piemonte è diventato, da anni, protagonista delle rotte di povere persone. E la Valle di Susa lo è storicamente: “area di strada” e "corridoio di passaggio" sulla via Francigena di cui testimonia la letteratura scientifica. Ma ora, la Valle di Susa è diventata la Lampedusa del nord ovest. Da Torino la strada risale verso Susa dove vi è la prima biforcazione verso il Moncenisio e poi verso il Monginevro. Oulx è snodo nell’Alta Valle di due cammini transfrontalieri: in direzione di Bardonecchia (Frejus e Colle della Scala) e verso Claviere, Monginevro e Briançon. Dal 2017 i migranti si dirigono a Bardonecchia per passare in Francia: a piedi per il Colle della Scala e, in alternativa, in treno o a piedi attraverso la galleria ferroviaria del Frejus. A Bardonecchia è stato allestito un centro di accoglienza all’interno della stazione. Dal 2018 il flusso si è indirizzato verso il Monginevro.


Il senso d'abnegazione di molti

I tecnici del Soccorso alpino piemontese sono intervenuti il 9 ottobre come altre volte, durante la notte, perché

"in montagna non importa la nazionalità, nessuno va abbandonato". Insieme con il soccorso alpino della Guardia di finanza di Claviere, i tecnici hanno prestato aiuto a tre migranti bloccati nella zona del Colletto Verde, verso il confine francese a circa duemila metri di quota. Erano tre giovani poco più che ventenni, impauriti, bagnati con un inizio di ipotermia e smarriti. I soccorritori , dopo aver fornito loro abbigliamento asciutto e avviati al centro medico, li hanno portati nella locale caserma dei carabinieri.

ll paesaggio montano di Oulx, a 1.100 metri, toglie il fiato per la bellezza. Ma a volte anche per un altro motivo. Non lo stupore, ma la fatica, la paura e il gelo spezzano il respiro dei migranti che provano ad attraversare la frontiera del nord ovest italiano, a pochi chilometri dalla Francia. Spesso il prezzo da pagare è molto alto soprattutto se l’abbigliamento non è adeguato, a ottobre, novembre al mattino la temperatura già tocca lo zero.

I rischi degli attraversamenti sono a quote elevate ed è facile smarrirsi in luoghi sconosciuti. Così come è altrettanto cadere in ipotermia d’inverno. E se fino ad oggi non si sono moltiplicate le tragedie, dopo quella del marzo del 2018, scolpita nella memoria, quando perse la vita una donna nigeriana di 31 anni, incinta, si deve alla rete di solidarietà di tante persone volontarie e non, dal rifugio Fraternità Massi - dove si fermano quotidianamente fino a 100 persone - al suo omologo a Briancon, Refuges Solidaires (rifugio aperto dalle 16 alle 10 del giorno dopo). Si calcola che tra settembre 2020 e gennaio 2021 siano passate a Oulx cinquemila persone, prevalentemente nuclei famigliari con minori e anche donne in stato di gravidanza provenienti dalla rotta Balcanica.

Uscire dall'invisibilità

Per la scelta del valico da attraversare sono evidentemente determinanti anche la stagione e il fattore climatico oltre che la rete di comunicazioni che costruisce catene migratorie. Nei centri di accoglienza di queste montagne il migrante non è ridotto semplicemente a povero da assistere, ma gli viene riconosciuto il ruolo di attore, può scambiare la propria storia e la propria esperienza di un mondo per niente generoso con lui.

Non è da sottovalutare anche l’aspetto del cibo perché l’aver perso casa, transitare per non luoghi, vivere l’ostilità quotidiana, obbligano uomini e donne con culture e tradizioni diverse a cucinare e poi mangiare insieme, a volte con il gruppo di passaggio, altre con il proprio nucleo familiare nelle stanze che li ospitano. Situazioni non facili.

L’uscita da questa invisibilità, per cui il migrante ha un nome, non è solo un’entità da registrare nelle categorie delle entrate e delle uscite o uno scarto da nascondere alla vista, è un salto di prospettiva. La persona ha una storia, rabbie, sofferenze, desideri ed esperienze, è margine vivente da cui poter guardare, finalmente con occhio attento.

La sua presenza non è più disgiunta ed è parte di una rete di situazioni e di un complesso di relazioni. Inoltre, riconoscere che un migrante non è mai solo un numero, ma è soggetto che agisce all’interno di eventi e narrazioni, permette uno sguardo che lo colloca nel mezzo di tanti interessi e di tanti giochi tutt’altro che disinteressati per il nostro Paese, giochi non solo economici ma anche politici.



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