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Michele Ruggiero

Le incognite della sanità nel 2023: vecchi problemi, poche soluzioni all'orizzonte

di Giuseppina Viberti e Germana Zollesi


Il nuovo anno porta con sé vecchi problemi in attesa di soluzioni che Governo e Ministro della Salute dovranno affrontare in un contesto diventato sempre più complesso per un insieme concomitante di situazioni, in ultimo la variabile Hraken che sommata alle altre ha portato nella provincia di Henan in Cina il contagio del 90 per cento della popolazione). Tutto ciò , richiede competenze sempre più interdisciplinari e la sensibilità che occorre quando si tratta di predisporre soluzioni che coinvolgono direttamente persone che soffrono.

1) Covid e vaccinazioni

La linea del Governo, in linea con quelli di altri Paesi occidentali, è stata quella di ridurre progressivamente le restrizioni per dare un segnale politico e per abituare la popolazione ad una “convivenza” con il virus. Per ora è rimasto l’obbligo della mascherina negli ospedali, RSA, studi medici fino al 30 aprile ed è stato abolito il tampone dopo 5 giorni per dichiarare la guarigione. Però le notizie provenienti dalla Cina preoccupano. Infatti, un’elevata circolazione virale favorisce la formazione di varianti nuove che potrebbero anche degenerare in forme pericolose. Per ora in Italia circola Omicron con le sue sottovarianti e la situazione pare sotto controllo. L’Europa stenta ad assumere un atteggiamento comune verso i cittadini cinesi in arrivo e solo in alcuni Stati è necessario sottoporsi al tampone in aeroporto. Sarebbe necessario potenziare la rete di sequenziamento genetico del virus che è ancora carente, ma per fare ciò sono necessarie risorse economiche e professionali non di immediato riferimento. I laboratori hanno, come tutta la sanità, seri problemi di personale per le mancate sostituzioni dei professionisti in pensione o di assenze per altri motivi.

A ciò si aggiunge la questione delle vaccinazioni anti covid e anti influenza. Il ministro Schillaci ha difeso l’importanza dei vaccini, ma la maggioranza politica ha sempre guardato con una certa diffidenza a questo tipo di immunizzazione. Il susseguirsi di dichiarazioni ambigue in questo senso ha indotto parte della popolazione, soprattutto quella over 60, fragile e con patologie importanti, a rifiutare le dosi booster.


2) Recupero liste d’attesa

Altro tema importante che finora ha dato risultati piuttosto discordanti, se non deludenti, nelle varie Regioni: nella manovra economica sono stati confermati fondi dedicati, ma con questa misura i risultati ottenuti non rispondono alle aspettative. Sicuramente il Governo dovrà affrontare questo tema perché i tempi di attesa per visite ed esami si sono, causa i ritardi provocati dal lockdown, ulteriormente allungati e politicamente appare opportuno provvedere al loro soddisfacimento, anche a scapito dell’appropriatezza delle prestazioni sanitarie (aspetto sistematicamente sottovalutato). La medicina difensiva costa milioni di euro ogni anno e non porta alcun beneficio alla salute dei cittadini, ma nel porre l’attenzione sull’argomento si rischia l'accusa di non voler garantire le prestazioni sanitarie. Semmai, dovrebbe essere svolto un incisivo lavoro di educazione sanitaria su tutti gli attori coinvolti: medici di medicina generale, specialisti, pediatri e, last but not least, i cittadini.


3) Carenza di personale

Tema scottante e di risoluzione non certo immediata, considerati i tempi necessari per formare un operatore sanitario; mancano medici, infermieri, OSS, tecnici di laboratorio e di radiologia e, in generale, professionisti sanitari di ogni categoria. Le Regioni la definiscono un’emergenza nazionale che il Ministro pone al vertice della sua agenda. Nella legge di bilancio è presente uno stanziamento di 200 milioni per l’indennità al personale del settore emergenza-urgenza dal 2024, quello che per condizioni di lavoro, risulta essere sempre meno gradito agli operatori, nonostante l’immagine (apologetica) propagandata e da molte serie televisive. Anche in questo caso è presente una contraddizione di fondo: manca personale in tutti i settori della sanità e viene fatto uno stanziamento per un solo settore (emergenza-urgenza) quando oltre il 50 per cento degli accessi in Pronto Soccorso è inappropriato e dovrebbe essere affrontato sul territorio (MMG, cioè i medici di famiglia, e case di Comunità come previsto dal PNRR).

4) Attuazione del PNRR

Nel 2023 per sbloccare i soldi dall’UE bisognerà capire che cosa farà il Governo per l’applicazione del DM 77 e la realizzazione delle Case di Comunità che ha sempre bocciato; a questo tema è legata l'eventuale riforma della Medicina Generale con posizioni distanti fra i MMG e il Governo, ma dalla cui risoluzione dipenderà l’affidabilità del sistema. Il PNRR costituisce sicuramente un’opportunità da non perdere, ma per utilizzare al meglio i fondi bisogna avere una chiara prospettiva e una capacità di gerarchizzare gli interventi, riuscendo a non farsi assorbire dalla quotidianità.

5) Rinnovo dei contratti della dirigenza medica e sanitaria

È ancora da rinnovare il contratto 2019-2021 che ha scatenato le proteste dei medici a metà dicembre. L’atto di indirizzo è bloccato al Mef e le trattative sono pertanto ferme. Non ci sono stanziamenti per il rinnovo 2022-2024 e la situazione piuttosto complessa, causerà dure prese di posizione dei sindacati della dirigenza (ANAOO,CIMO, CISL,UIL,CGIL medici, ecc.) con il rischio di altri intoppi negli ospedali già in difficoltà, sulla scia di quanto sta succedendo al NHS inglese.


6) AIFA, ISS, Agenas, Ministero della Salute

La riforma AIFA è appena stata approvata e ha già scatenato dure critiche da parte del Presidente dell’Istituto Mario Negri, prof. Garattini. È necessario un decreto attuativo che dovrà essere discusso in Conferenza Stato-Regioni per poter disporre delle regole per procedere alle nomine del nuovo Board dell’AIFA.

In estate scadrà la nomina del Presidente dell’ISS Silvio Brusaferro che potrebbe essere confermato per un secondo mandato, ma è noto che le forze politiche guardano a questa nomina con grande interesse.

Il Presidente Agenas Domenico Mantoan sembra gradito al nuovo Governo e potrebbe rimanere al suo posto per un nuovo mandato mentre il progetto di riorganizzazione del Ministero della Salute probabilmente causerà molti cambi ai vertici dei vari settori. Il problema non è tanto di chi andrà a ricoprire dette cariche, purché professionalmente all’altezza, ma il progetto che si intende realizzare.


7) Payback dei dispositivi medici

Per ora il Governo non ha cambiato nulla, ed il payback rimane uno degli strumenti maggiormente efficaci per controllare l’evoluzione di alcune spese, anche in un’ottica di appropriatezza, ma il numero elevato di ricorsi delle aziende potrebbe indurre un cambiamento del quadro generale.

A questi punti si aggiungono temi importati dal “resto del mondo”, come l‘inflazione (già tradizionalmente i prodotti ad alta tecnologia presentano un dinamismo maggiore) ed il caro energia (dove si paga il fatto di non aver attuato politiche energetiche incisive), ed alcuni interni (come dare attuazione all’autonomia differenziata o il cronico basso livello di produttività che giustifica, in parte, il basso livello dei salari), temi su cui non c’è ancora una visione unitaria fra le forze politiche. O, peggio, è la società tutta che non riesce ad esprimere una visione prospettica in grado di individuare modelli su cui confrontarsi. Visioni dogmatiche, come il “tutto a tutti” che ispirò la Legge 833/78, si scontrano con realtà sempre più complesse che vedono, superati i blocchi del lockdown, molti nostri concittadini recarsi all’estero per fruire prestazioni sanitarie che in Italia non si riescono ad ottenere o il cui prezzo le rendono inaccessibili.

Si rischia che per seguire posizioni che si ritiene demagogicamente accattivanti, si lascia inevasi i problemi di fondo che, dopo il covid, vedono la sanità sempre più globalizzata, non solo per la dimensione planetaria che può assumere un virus, ma perché il mercato cui si rivolge un paziente tende a ricercare soluzioni alternative, così come fanno molti laureati italiani sia per ragioni di approfondimento professionale che per i maggiori guadagni prospettati.

Le soluzioni che ci si accinge a predisporre devono tener conto di questo scenario, permettendo di realizzare in loco le soluzioni più efficaci, con il contributo sia del pubblico che del privato (entrambi indispensabili alla funzionalità di un sistema interagente con il resto del mondo) e, grazie ad una incisiva educazione sanitaria, evitare il ricorso a soluzioni illusorie o, peggio, immorali (come certe possibilità di ricorrere a trapianti in altri paesi), ovviamente non rientranti in alcuna assoggettabilità di natura fiscale.

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