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La soluzione migliore dei trasporti urbani? Quella che funziona...

di Vice


Il sindaco di Bari, l'ingegner Antonio Decaro, 52 anni, dal 2014 alla guida del capoluogo pugliese e dall'ottobre del 2016 presidente dell'Anci, l'associazione nazionale dei comuni italiani, ha spiazzato tutti con la decisione di offrire al costo di soli 20 euro (prezzo dunque simbolico) l'abbonamento annuale per favorire l'uso dei mezzi pubblici. Il progetto di Decaro, spesso rimbalzato in questi decenni tra le soluzioni avanzate da amministratori e vertici di aziende trasporti controllate da capitale pubblico [1], ha sollevato polemiche, ma anche un interessante e benvenuto dibattito sul sistema dei trasporti in Italia e nei grandi centri urbani, che tocca - tra le altre cose - più voci del PNRR. La polemica è stata innescata da Giuseppe Sala, sindaco di Milano - la città metropolitana all'avanguardia nel sistema dei trasporti urbani integrato in superficie e sotterranea - che ha giudicato l'iniziativa demagogica e rischiosa per le casse dei comuni.


La politica tariffaria del sindaco di Bari, Decaro

Il dibattito (tempestivo) è stato proposto dalla trasmissione "Tutta la città ne parla" su RaiRadioTre, stamane, 4 gennaio, che ha raccolto e rilanciato una serie di telefonate sul tema degli amanti di "Prima pagina", il programma di rassegna stampa del mattino, sempre sulla stessa rete. Con la prevedibile presenza del sindaco Decaro, che ha spiegato le sue ragioni da più angoli d'interesse, ai microfoni si sono alternati esperti del settore e amministratori pubblici che hanno anche allargato i discorsi alle soluzioni in materia di tariffe adottate in altre metropoli e capitali europee, insieme con la lettura di messaggi e WhatsApp di radioascoltatori, ognuno dei quali portatore di una visione che in ultima analisi converge su un assioma estremamente semplice: i mezzi pubblici sono apprezzati e utilizzati nella misura in cui funzionano.

Semplice, sia chiaro, non significa scontato. In Italia, infatti, non lo è, per i ritardi accumulati dai comuni nella mobilità più in generale, in particolare nel Mezzogiorno. Sintomatico, in proposito, l'intervento di Decaro (nella foto a lato). Ritardi che sono andati di pari passo alla disaffezione dei cittadini su un tema primario per la qualità di vita, facilitando l'uso surrettizio dell'automobile, anche quando diventa un evidente controsenso e rinunciando ad incalzare gli amministratori pubblici a un maggiore impegno sulla realizzazione di progetti onnipresenti nelle campagne elettorali. La disaffezione si può trasformare anche in resa (momentanea, si spera) dinanzi alla protervia di amministratori pubblici che hanno rifiutato ideologicamente lo scavo sottoterra per sviluppare la rete metropolitana, come è accaduto a Torino con la giunta cinquestelle di Chiara Appendino, dal 2016 al 2021. Morale: a 17 anni dall'inaugurazione della linea 1 (2006, anno delle Olimpiadi invernali) , si è ancora in attesa di vedere il progetto per la linea 2, fondamentale sia per la crescita dei passeggeri, sia per la riduzione dei costi.


Rivitalizzare il sistema della mobilità

Per la verità, Torino è monca anche di un servizio ferroviario diretto da e per l'aeroporto "Sandro Pertini" di Caselle che incroci l'unica linea metropolitana. Ma per questa lacuna, grave, stendiamo un velo pietoso su tutte le amministrazioni a partire dall'appuntamento mancato dei Mondiali di Italia '90. E, per non fare torto a nessuno, anche prima... Una maggiore lungimiranza avrebbe aiutato a far crescere anche lo scalo aeroportuale, magari, e la città desiderosa di scoprirsi attrattiva turistica di segno culturale.

Maglie nere a parte indossate su colori diversi nel passato torinese, in generale la questione dei trasporti integrati deve ritornare ad avere una sua centralità per lo sviluppo infrastrutturale delle città. Il PNRR è uno strumento straordinario sul piano finanziario, ma non sarà sufficiente per mobilitare tutta l'energia politica e intellettuale necessaria che richiede la rivitalizzazione del sistema trasporti, purtroppo abituato a muoversi nell'indipendenza che rasenta l'anarchia, se il Paese non rimette in moto la collaborazione tra i diversi livelli istituzionali locali e nazionali indispensabile a superare i deficit infrastrutturali che ne penalizzano il quotidiano e le sue prospettive.


[1] Tra le numerose proposte ricordiamo quella anticipatrice negli anni Settanta dell'allora presidente dell'Atm (Aziende Tranvie Municipali) di Torino, Ruggero Bertotti.


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