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L'EDITORIALE DELLA DOMENICA. Dignitas Infinita: oggi più che mai l'occasione per dare valore all'ascolto

di Luca Caci


L'attacco iraniano su Israele ripropone da un altro, ma altrettanto importante, angolo di osservazione la «Dignitas Infinita» proposta da Papa Francesco. Dentro una guerra mondiale a pezzi, secondo l'intuitiva espressione del Pontefice, è altrettanto visibile come la dignità umana sia fatta a pezzi quotidianamente e di conseguenza, questa condizione sia altrettanto accettata come inevitabile. Ora, in diversi propongono delle chiavi di lettura per analizzare la Dichiarazione, mentre qualcuno cerca di trovare, tra le righe, la conferma delle proprie idee (correndo così il rischio di strumentalizzarla). Ma, dopo averla esaminata e dopo aver riflettuto sui suoi contenuti, riteniamo che sia opportuno limitarsi a proporre un approccio metodologico utile ad accostarsi alla Dichiarazione, dinanzi ai pericoli che corre l'umanità in guerra, catapultata in una dimensione di odio e di violenza permanenti. del resto, crediamo che «Dignitas Infinita» sia così ricca di suggestioni da non aver bisogno di altro, se non che ognuno si prenda un tempo per leggerla e per soffermarsi sui molteplici spunti di riflessione che vengono offerti.

La nostra società «soffre di una patologia da rumore». Con queste parole Vittorino Andreoli ha definito uno dei mali che caratterizzano il nostro tempo. E, per ritornare al bellicismo in Medio oriente, la guerra è un crogiuolo di rumori, certamente più intensi e crudeli, e con esiti nefasti per la dignità umana, di quelli che ascoltiamo nella nostra società, ma con la quale condivide la "necessità" impellente di dire la sua, sempre e comunque. Da una parte c'è il rumore delle armi, dall'altra si esalta il fenomeno violento e retrogrado dei «leoni da tastiera».

In un clima come quello descritto, ogniqualvolta si presenta un «tema caldo» l’opinione pubblica si spacca, assumendo posizioni dicotomiche e sterili. Il dibattito si accende, arde, si spegne… Poi si passa a «occuparsi» di un’altra questione.

Ma, questa «patologia da rumore», caratterizzante l’uomo del terzo millennio, non offre risposte e non permette nemmeno di giungere a porsi le giuste domande. Per questa ragione, chiunque si dedichi ad esercitare il silenzio investe proficuamente il proprio tempo.

Però, lo stesso Andreoli prosegue affermando che, nonostante il silenzio possa avere un suo ruolo, anche la parola, se pensata e ponderata, abbia un valore sociale imprescindibile. Infatti, la parola può veicolare messaggi di speranza, di impegno verso il prossimo e verso l’umanità, può scuotere gli animi… La parola, però, ha un potenziale che può cogliere appieno solamente chi, invece di urlare, ascolta. Ciò che non avviene, è doveroso ricordarlo, per la totale assenza di forti richiami alla pace e all'ascolto della diplomazia, nelle guerre che l'uomo sta combattendo su più latitudini del mondo.

Ed è quest’ultimo uso della parola che emerge analizzando la Dichiarazione «Dignitas Infinita» elaborata dal Dicastero per la Dottrina della Fede e fortemente voluta da Papa Francesco.

La Chiesa ha riflettuto a lungo circa la dignità umana prima di giungere alla stesura di questo documento. Basti pensare che i lavori si sono avviati il 15 marzo 2019. Ma, guardando ai temi che la Dichiarazione si propone di trattare, prevedere momenti di dialogo e di riflessione, prima di mettere nero su bianco i propri convincimenti, è imprescindibile. La Chiesa ha preferito questo approccio piuttosto che buttarsi nella «mischia mediatica».

Se non fosse per altro, «Dignitas Infinita» sarebbe già apprezzabile per questa accortezza metodologica. Analizzando il testo, però, sono molteplici gli spunti degni di apprezzamento.

Innanzitutto, la Dichiarazione precisa qual è l’obiettivo ultimo che si propone di raggiungere, ovverosia quello di suscitare un «sussulto di responsabilità» che sia, però, seguito da un «impegno fattivo», stravolgendo, di fatto, quello che attualmente è l’atteggiamento mainstream (volere le rivoluzioni, ma fatte dagli altri).

Ognuno di noi, specialmente con riguardo ai temi attinenti alla dignità umana, è chiamato a riflettere per poi prendere una posizione. «Dignitas Infinita» approfondisce, tra gli altri: il dramma della povertà; la guerra; la tratta delle persone; la maternità surrogata. Soffermandosi su questa elencazione, risulta evidente che sono tutte tematiche sulle quali, in quanto esseri umani (prima ancora che cattolici) non possiamo non schierarci.

In quest’ottica, ognuno dei temi trattati nella «Dignitas Infinita» sarebbe degno di approfondimento. Tuttavia, in questa sede non sarebbe possibile essere esaustivi. Per questa ragione, in conclusione, si è deciso di condividere una suggestione che emerge analizzando i passaggi della Dichiarazione (qui di seguito riportati e compendiati) che approfondiscono il tema della maternità surrogata.

48. La Chiesa (…) prende posizione contro la pratica della maternità surrogata, attraverso la quale il bambino, immensamente degno, diventa un mero oggetto. (…) Un bambino è sempre un dono e mai l’oggetto di un contratto. (…)

49. (…) il legittimo desiderio di avere un figlio non può essere trasformato in un «diritto al figlio» che non rispetta la dignità del figlio stesso (…).

50. La pratica della maternità surrogata viola (…) la dignità della donna (…). Con tale pratica, la donna si distacca del figlio che cresce in lei e diventa un semplice mezzo asservito al guadagno o al desiderio arbitrario di altri. (…)

Leggendo questo breve estratto, ognuno di noi potrebbe esercitarsi nell’ascolto e nella riflessione circa il valore della dignità umana. Se questa Dichiarazione, potesse fungere da «palestra» in questo senso avrebbe già raggiunto (se non altro) un obiettivo fondamentale, quello di farci (ri)scoprire il valore profondo di queste due attività, che dovrebbero sempre precedere la parola.

 

 

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