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Il Mappamondo, appunti di viaggio: l’Arabia Saudita

Aggiornamento: 8 ago 2023

di Pierfranco Viano


Il Regno dell’Arabia Saudita occupa circa l’’80% della Penisola Arabica, confina con la Giordania e l’Iraq a nord, il Kuwait a nord-est, il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti a sud, il Mar Rosso a ovest ed il Golfo Persico a est. Luogo di nascita dell’Islam chiamato anche la Terra delle sacre moschee in riferimento a quella della Mecca e quella della Medina. L’Arabia è governata dall’assolutismo di una monarchia che applica, in assenza di una Costituzione, la legge della Sharia. È tra gli Stati in cui il rispetto dei diritti umani e sotto la soglia critica. Si pensi che i sauditi possono accedere ai cinema soltanto dal 2018, per il semplice motivo che prima di quella data non esistevano. E sempre da quell’anno, le donne hanno diritto a guidare l’auto.

Il Paese non è ancora pronto ad accogliere un turismo di massa, anche se si sta organizzando con un progetto di sviluppo, di cui parlerò più avanti. Nelle grandi città si trovano ottimi alberghi con personale preparato, gentile e che parla inglese; nelle piccole città le soluzioni d’accoglienza sono confortevoli al pari del deserto, dove sono attrezzati ottimi campi tendati. I ristoranti sono di buon livello nelle città e lungo i percorsi ne si trovano locali che dispongono di tavoli e sedie o, come da tradizione tipica dell’origine beduina dei sauditi, di tappeti e cuscini a terra. Punto d’arrivo è l’aeroporto internazionale di Jeddah, che in arabo vuol dire nonna secondo una leggenda che vi vuole la presenza della tomba di Eva (considerata nonna dell’Umanità). Dal 20 settembre del 2019 per 49 nazionalità inclusa l’Italia si può ottenere il visto on-line e ci sono molte meno restrizioni che nel passato riguardavano le donne. Per esempio, è caduta l’obbligatorietà per le straniere di indossare l’abaya, l’abito tradizionale femminile che prima veniva consegnato dalle agenzie corrispondenti del tour operator italiano, e nemmeno è necessario indossare il foulard, richiesto soltanto per entrare nelle moschee o luoghi sacri. Le persone incontrate hanno sempre dimostrato una evidente soddisfazione nel vedere turisti nel loro Paese. Le donne portano ancora l’abaya che non copre il volto, ma alcune lo fanno. Le più giovani, tra l’altro, sono contente di potersi esprimere in un buon inglese.


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