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IA e sanità: ambiti applicativi, rischi e problemi secondo Ocse

di Giuseppina Viberti e Germana Zollesi


L’Ocse ha pubblicato un nuovo documento (Collective action for responsible AI in health. OECD artificial intelligenze papers. Jenuary 2024, No.10) nel quale viene analizzato il contesto e lo stato attuale dell’intelligenza artificiale in ambito sanitario, valutate le prospettive, le opportunità, i rischi e gli ostacoli al suo utilizzo in questo settore. In questo documento viene sottolineato come l’IA avrà sicuramente un impatto profondo attraverso un processo di trasformazione della sanità pubblica, dell’assistenza, dei processi diagnostici e della ricerca. L’utilizzo responsabile dell’IA può far sì che i sistemi sanitari siano più resilienti, sostenibili, equi e orientati ai bisogni della persona.

La sanità è ben posizionata per adottare l’IA grazie alla sua esperienza con la valutazione gestionale ed economica del rapporto costo-efficacia (ad esempio valutazioni delle tecnologie sanitarie) e monitoraggio dei risultati, della sicurezza e della qualità (ad esempio sorveglianza dei farmaci post-commercializzazione).

 

Il futuro nelle mani per ricerca e cure

Comunque vada, l’IA per la sua capacità di immagazzinare e gestire dati, inevitabilmente condizionerà il futuro della ricerca e delle cure, aprendo nuovi scenari sia a livello di sistema che di modificazione nelle modalità di intervento sulle singole patologie e sui singoli soggetti. Se la IA è l'abilità di una macchina di mostrare capacità umane quali il ragionamento, l'apprendimento, la pianificazione e la creatività, queste caratteristiche diventeranno la base per i possibili sviluppi, perché potrà riprodurre, in maniera completamente virtuale, ogni possibile situazione tramite l'ausilio di algoritmi terapeutici, algoritmi diagnostici e sistemi di cartelle elettroniche.

Innumerevoli sono gli ambiti applicativi che soprattutto nel periodo della pandemia hanno permesso di velocizzare le ricerche e di simulare le applicazioni: non certo una garanzia di infallibilità (che rimarrà sempre una chimera per il genere umano), ma la possibilità di predisporre soluzioni e di ipotizzare gli effetti, diretti ed indiretti che possono provocare.

Così come la giuscibernetica, la disciplina che studia il razionale ordinamento enciclopedico dei vocaboli attinenti al diritto, utilizza l’informatica sia per raccogliere e classificare dati su sentenze, leggi e regolamenti, sia per modellizzare e sistematizzare al fine di tentare una riproduzione automatica delle attività decisionali degli operatori del diritto, altrettanto può realizzarsi in sanità.

Potendo fare affidamento su una pressoché infinita banca dati (semmai un problema sarà dato da chi ha la possibilità di aggiornare e determinare l’ordine di priorità con cui si attinge dalle diverse fonti documentali) la IA può apportare un aiuto nella formulazione di diagnosi differenziali, quando uno o più sintomi sono in comune tra più patologie. Il limite da definire è fino a che punto l’IA può suggerire diagnosi senza sostituirsi alla medicina, in quanto una macchina o un robot non potrà mai sostituirsi completamente all’uomo nella fase decisionale.

 

Sviluppi iniziali

Immediata è l’applicazione dell’IA nell’automazione dei compiti amministrativi in ambito sanitario, in quanto il rischio è basso e il beneficio elevato; la sua introduzione ha già permesso agli operatori sanitari di disporre di più tempo per l’assistenza sanitaria e, secondo le prime stime, gli oneri amministrativi possono ridursi dal 10 al 30%; in una fase di carenza di medici e operatori sanitari rappresenta un sicuro vantaggio.

Più delicata è la possibilità di introdurre una seconda opinione in tutte le indagini diagnostiche, anatomo-patologiche e di laboratorio ottenendo risultati che il sanitario con la sua sola esperienza non potrebbe ottenere o che la freddezza di un sistema può garantire nel suo rigidismo quasi meccanico. Nella revisione delle immagini radiografiche, come già evidenziato, è possibile individuare casi positivi che altrimenti sarebbero potuti sfuggire e soprattutto, considerato che il flusso di lavoro della radiologia è altamente digitalizzato e le immagini sono archiviate in maniera piuttosto standardizzata, sviluppare studi epidemiologici di massa.

Parimenti si prospettano sviluppi nel settore dei farmaci innovativi per combattere ogni forma di patologia. Ad esempio, nel caso della resistenza antimicrobica, oltre ad un percorso di educazione dei medici e dei pazienti ad un uso responsabile degli antibiotici, l’IA può collaborare attivamente con i ricercatori per lo sviluppo di nuovi farmaci non solo in ambito infettivologico ma anche oncologico.

Il nuovo documento Ocse indica diverse aree da esplorare perché i decisori politici possano promuovere il futuro responsabile dell’intelligenza artificiale in sanità, che sia adattabile ai cambiamenti, rispetti gli individui, sostenga l’equità e raggiunga migliori risultati sanitari per tutti.

Le aree da esplorare riguardano la fiducia, lo sviluppo delle capacità, la valutazione e la collaborazione. Le forze primarie necessarie per sbloccare il valore dell’intelligenza artificiale sono basate sulle persone e non sono tecniche. L’Ocse afferma di essere pronta a sostenere gli sforzi per l’apprendimento cooperativo e l’azione collettiva per promuovere l’uso responsabile dell’intelligenza artificiale nel settore sanitario.


Privacy, sicurezza e trasparenza

L’IA presenta dei rischi che possono essere gestiti efficacemente attraverso linee guida chiare e razionali, orientate verso quella che è conosciuta come “AI responsabile” che sottende un profondo valore etico, basato sull’affidabilità e da gestire nel rispetto dei diritti umani e dei valoro democratici.

I rischi legati all’IA sono di vario tipo: rispetto della privacy, sicurezza, discriminazione, mancanza di trasparenza e supervisione, spersonalizzazione del lavoro e riduzione di posti di lavoro, pregiudizi, applicazione errata di elementi che dipendono dal contesto in cui si agisce.

In proposito, al Ministero della Salute, nell’Auditorium “Cosimo Piccinno”, si è tenuto lunedì 15 gennaio scorso un incontro organizzato da Culture, società di comunicazione e formazione fondata nel 2008, con il Parlamento Europeo e la Commissione Europea dal titolo Digital Health by Design durante il quale più di trenta personalità del mondo istituzionale, accademico e imprenditoriale si sono confrontati sul tema dell’IA in sanità.

Erano presenti Domenico Mantoan, Direttore Generale Agenas; Guido Scorza, componente del Collegio dell’Autorità Garante protezione dati personali; Mons. Vincenzo Paglia, Presidente Pontificia Accademia per la Vita; Giorgio Casati, Direttore Generale ASL Roma 2; Americo Cicchetti, Direttore generale della Programmazione sanitaria Ministero della Salute; Padre Paolo Benanti, Neopresidente della Commissione IA per l’informazione del Governo italiano; Alessandra Poggiani, Direttore Generale CINECA; Alessia Savo, Presidente Commissione Sanità Consiglio Regione Lazio.

Digital Health by Design con il patrocinio della ASL Roma 2 e del Rome Technopole, ha l’obiettivo di definire le linee di azione dell’agenda 2024-2026 per una nuova visione di salute globale.  Sono stati affrontati molti temi: dall’European Health Data Space, proposto dalla Commissione europea e attualmente in discussione tra il Parlamento e il Consiglio europeo; l’AI Act, approvato dal Parlamento europeo a dicembre: rappresenta la prima legge al mondo che ambisce a indirizzare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.

Secondo Felicia Pelagalli, direttrice Culture, con DIGITAL HEALTH by DESIGN, si è “aperto un confronto con e tra le istituzioni per definire una comune visione di innovazione e sviluppo fondato sui valori europei”.

Obiettivo comune di istituzioni e amministrazioni deve essere una progettazione di algoritmi di IA affidabili e la garanzia di un utilizzo corretto dei dati sanitari. La fiducia è il motore dello sviluppo umano, la governance e le regole chiare e precise devono accompagnare il cambiamento per arrivare ad una collaborazione tra pubblici e privati.

Per quanto grandi e ancora inimmaginabili siano le potenzialità della IA occorre sempre ricordare che trattasi di uno strumento a disposizione dell’uomo e non una sostituzione di esso e del suo libero arbitrio. I pericoli peggiori deriveranno da un suo non corretto uso e dalle illusioni che può generare che, se non governate, ne potrebbero inficiare la validità.

 

 

 

 

 

 

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