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Flat tax, ultima spiaggia per un paese "allergico" alle tasse


di Federico Moine e Stefania Branca*




Oggi alle 18, l'economista Carlo Cottarelli sarà ospite dell'Associazione Culturale La Meridiana presso il Centro congressi di Rivoli. In discussione, sulla scia del suo ultimo libro "Chimere, sogni e fallimenti dell'economia" si discuterà di Globalizzazione, crescita economica e vincoli ambientali e di flat tax. In proposito, l'articolo di Federico Moine (socio de La Porta di Vetro) e di Stefania Branca.


Con il termine “flat tax” (o “tassa piatta”) si identifica correntemente l’applicazione di una imposta proporzionale e non progressiva sul reddito sottoposto a tassazione. Il reddito da tassare, applicando la flat tax, viene assoggettato ad una aliquota di prelievo fiscale unica e costante, anziché ad aliquote progressivamente crescenti al crescere del reddito come invece avviene oggi in Italia, dove le aliquote dell’Irpef sono progressivamente applicate per scaglioni secondo la seguente tabella: fino a 15.000 euro il 23%; oltre 15.000 euro e fino a 28.000 euro il 25%; oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro il 35%; oltre 50.000 euro il 43%. A ciò si aggiungono le addizionali Irpef regionali e comunali.

La legge delega per la riforma fiscale, entrata in vigore il 29 agosto 2023, contiene la delega al Governo per la riforma fiscale attraverso l’emanazione di diversi decreti legislativi, tra i cui obiettivi si rileva la revisione dell’Irpef, nel rispetto del principio di progressività e nella prospettiva della transizione del sistema verso l’aliquota impositiva unica (la cosiddetta flat tax universale). Le finalità in esame verrebbero perseguite anche attraverso il riordino delle deduzioni dalla base imponibile, delle detrazioni dall’imposta lorda e dei crediti d’imposta, in modo tale da mantenere comunque il principio di progressività costituzionalmente fissato.

Tra gli altri obiettivi della riforma, si prevede anche l’introduzione di una tassazione agevolata sulle retribuzioni corrisposte a titolo di straordinario, di tredicesima mensilità e di premi di produttività, nonché la possibilità di consentire la deduzione dal reddito di lavoro dipendente, anche in misura forfettizzata, delle spese sostenute per la sua produzione, sulla scorta del modello del lavoro autonomo.

Allo stato attuale, i due esempi più noti (e di maggior successo) di applicazione della “flat tax - tassa piatta” riguardano il regime forfetario per i piccoli imprenditori e lavoratori autonomi con ricavi o compensi non superiori a 85.000 euro annui (con aliquota di tassazione, sul reddito determinato forfetariamente, pari al 5% per i primi 5 anni per le nuove attività o del 15% a regime) e la cedolare secca sui contratti di locazione ad uso abitativo (con aliquota di tassazione del 21% oppure del 10% in caso di contratto di locazione a canone “concordato”).

Si pensi che, con riferimento al regime forfetario (unitamente a quello dei contribuenti minimi, peraltro in fase di esaurimento), su un totale di 3,7 milioni di partite IVA individuali, circa 1,8 milioni di esse hanno optato per la sua applicazione. Si stima inoltre che ad oggi gli aderenti al regime di “flat tax - tassa piatta” per gli autonomi abbiano già superato i 2 milioni di contribuenti individuali titolari di partita IVA, con un incremento costante di adesioni.

Peraltro, va detto che il prelievo per i contribuenti forfetari non si limita alla flat tax del 5% o 15%, in quanto va aggiunto il prelievo contributivo, pari, nel caso di applicazione della gestione separata INPS al reddito professionale, al 26,23% del reddito imponibile oppure, per artigiani e commercianti, al 24% del reddito d’impresa (con ulteriore maggiorazione dello 0,48% per i commercianti). Tale onere porta di fatto mediante a giungere ad un prelievo complessivo, per i contribuenti forfetari, variabile tra il 30% ed il 40% sul reddito imponibile.

Riguardo invece alla cedolare secca sugli affitti abitativi, sono oltre 2,9 milioni i contribuenti che vi hanno optato (sulla base dei dati aggiornati al 2021), producendo un reddito imponibile per l’Erario pari a 18,2 miliardi di euro ed un’imposta di oltre 3,1 miliardi di euro.

A livello pratico, il regime forfetario rappresenta oggi un incentivo molto importante per i giovani che si mettono in proprio (sempre meno purtroppo) e che spesso non riescono ad accedere al credito o ad altre agevolazioni finanziarie correlate all’inizio attività. La sua abolizione o limitazione creerebbe un sicuro e significativo danno alla piccola economia.

La cedolare secca sugli affitti abitativi, dal canto suo, ha consentito l’emersione di imponibili prima parzialmente occultati e ha comportato indubbi benefici anche per gli affittuari delle abitazioni, tenuto conto che, nel periodo in cui ha effetto l'opzione per la cedolare secca, l'importo del canone di locazione non può essere aggiornato a nessun titolo, neanche in ragione della variazione dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati accertata dall’ISTAT.

Ci permettiamo, in conclusione, di esprimere un giudizio positivo verso l’applicazione di sistemi di flat tax “ragionati” e di larga ricaduta sociale, con benefici che si generano a favore di milioni di contribuenti e non soltanto in favore di una fascia risicata di “contribuenti ricchi”.

Crediamo che il vero nodo irrisolto sia invece ancora oggi una più efficace lotta all’evasione fiscale, grande piaga del nostro paese e che, negli anni, nessun Governo, di qualsiasi colore politico, è riuscito a contrastare efficacemente.


*Dottori Commercialisti


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