Eroi e malfattori in tempi di coronavirus
Aggiornamento: 2 apr 2023
di Emanuele Davide Ruffino e Germana Zollesi |
Ogni periodo storico genera icone ed esempi da seguire e, come contrappeso, opportunisti pronti a far scempi senza ritegno. Abbiamo quanto mai bisogno di sapere che ci sono eroi come i medici e gli infermieri che non si risparmiano oltre ogni misura per garantire continuità del servizio sanitario e un’infinità di volontari e persone di buona volontà che alleviano i sacrifici che la situazione impone, continuando a fare il loro dovere.
Ci sono i malfattori, oltre a quelli di “professione” abituale, anche quelli improvvisati che portano via le mascherine dagli ospedali per rivenderle in nero o semplicemente per usarle in modo inappropriato (in un caso è reato, nell’altro solo tanta stupidità egoistica).
E poi c’è il “mondo di mezzo”, quello che sta a guardare: preoccupato, impaurito e scioccato, che si aggrappa agli eroi e cerca un nemico da colpire. Forse così riusciamo a capire gli “estremismi comportamentali” dei nostri giorni. Tante persone cedono al panico (quelli che tengono la mascherina anche quando sono da soli in macchina), rilevando come negli ultimi decenni non abbiamo dovuto affrontare gravi crisi ed oggi siamo impreparati a gestire lo stress, ma così facendo diventiamo facile preda di comportamenti opportunistici: sono già in moto i venditori di soluzioni miracolose, offuscando (perché, si sa, il male fa sempre più notizia del bene) gli imprenditori che, alcuni anche in forma gratuita, si impegnano per garantire gli input necessari per mantenere accesi i motori della nostra società (altri speculano sui prezzi aumentandoli, oltre ogni misura). Superata la crisi occorrerà rispolverare il reato di “Aggiotaggio” e privare di ogni guadagno chi lo ha messo in pratica, ma anche creare misure idonee per premiare, non solo con agevolazioni fiscali, le aziende che hanno dimostrato maturità sociale.
Eroi sono i sanitari che si sottopongono a turni massacranti, ben sapendo che così facendo violano le norme sulle 11 ore di riposo tra un turno e l’altro. Speriamo che qualche solerte burocrate, quelli che in questi giorni continuano a protocollare anche le email e ritardano i provvedimenti per ridurre il contagio, per controllare che le virgole sugli atti siano in perfetto ordine, non procedano, spenti i riflettori, a mandare sotto commissione di disciplina chi si è sacrificato in corsia.
Discorso a parte sono le novelle lobby che si vanno a creare per sfruttare la situazione: la più originale e quella dei “fans” dei carcerati che, non senza qualche giustificata ragione, chiedono condizioni più umane, ma non offrono però garanzie che delinquenti recidivi, una volta liberi, rispettino le regole che non hanno mai rispettato. Semmai chiediamoci perché plaudiamo ad ogni richiesta di inasprimento delle pene e poi siamo pronti a concedere periodicamente amnistie a buon mercato.
Ma più viscide sono le lobby che non riusciamo a focalizzare: quelle che riescono a condizionare i comportamenti senza farsene accorgere. La notizia dello sviluppo di un farmaco o un dispositivo medico fa crescere il valore di un titolo, l’ipotesi della carenza di un bene porta ad una corsa all’accaparramento. In sanità la lobby delle prestazioni prêt à porter si scatenerà nel consigliare consumi fai da te, senza alcun riscontro clinico, poiché per settimane sono imperate frasi scoraggianti e che il sistema è al collasso (l’OMS è più volte intervenuto sull’abuso nel consumo dei farmaci specie sui bambini, ma è rimasto pressoché inascoltato): tendenzialmente tutto ciò che invita ad un consumo razionale (che non è un modo mascherato per dire risparmiare) dà fastidio e ciò fa sicuramente comodo ai propagatori dei consumi inutili.
La limitazione ai movimenti, (vedi le insofferenze dei parigini… e quando Parigi starnuta, l’Europa è ammalata) testimonia come non siamo più abituati a sottostare ad un ordine, anche quando lo riteniamo giusto, e quindi tendiamo a eluderlo, chi cercando il sotterfugio, chi apertamente cominciando a dimostrare in piazza (ma con un epidemia in corso, le manifestazioni di massa non sembrano la soluzione migliore!), tutti convinti però che la propria giustificazione sia legittima: quella degli altri, sbagliata. La prima avvisaglia è stata la gestione del traffico aereo: quando siamo noi a bloccare gli altri, siamo saggi e “precauzionali”, quando sono gli altri che ci bloccano sono cattivi e insensibili: se non siamo condizionati da interessi di parte, la pochezza del ragionamento sottostante appare quanto mai evidente. Il pericolo è che i portatori di legittimi interessi, in un clima di confusioni e di isterismi diffusi, diventino preda di manipolazioni.
I fautori del deficit spending hanno trovato nella Lagarde il nemico ideale: una frase infelice, giustamente ed elegantemente stigmatizzata dal nostro Presidente, dopodiché non è chiaro che cosa le forze di tutta Europa chiedano alla presidente della BCE. I tassi sono già a zero, anzi si stanno già attuando tassi negativi; il quantitative easing, ideato e messo in pratica da Mario Draghi ormai da anni, è stato ulteriormente rilanciato; i tetti di spesa, creati per salvaguardarci dal default sono stati di fatto rimossi. Misure tutte indispensabili in questo momento di crisi, ma sono anche soluzioni, rovescio della medaglia, che rischiano di privarci di altre munizioni e se l’epidemia del virus finirà quanto prima, la crisi economica potrebbe riavviarsi, soprattutto per noi. Ogni decisione presa, produrrà effetti, positivi o negativi, e oggi non abbiamo la concentrazione per assumere comportamenti razionali (ai vari livelli di governo, come noi semplici cittadini, infatti ognuno va per conto suo) ed in questo contesto è facile approfittare delle paure della popolazione trascurare l’approccio dei cinesi quando, ancora in piena crisi, si preoccupano di aiutare gli altri, noi italiani in specifico (ingenui benefattori o lungimiranti statisti).
Sono tanti gli spunti che purtroppo il coronavirus offre e la necessità di starsene un po’ in casa, dopo esserci stufati di guardare la televisione e aver chattato anche con gli sconosciuti, può risultare utile riflettere un po’ sulle nostre paure, sui nostri comportamenti irrazionali e sulla possibilità di migliorarli, ora che il virus ci ha ricordato che non siamo immortali e non disponiamo di risorse inesauribili, ne soluzioni a buon mercato di cui, prima o poi, ci toccherà pagarne il prezzo, così come dovremo fare i conti con il buco dell’ozono e lo scarso livello di efficientismo di tante istituzioni.
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