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Caso Mauriziano: era tutto vero



di Vice


Lo storico contenzioso tra Regione Piemonte e Fondazione Ordine Mauriziano è arrivato alle battute finali. La Giunta regionale ha infatti proposto uno schema d'accordo per sanare la vertenza giudiziaria che oppone da più di un decennio decenni le parti, su cui si era espresso il Tar nel 2019, riconoscendo alla Fondazione un risarcimento di 11.593.577 euro per le prestazioni sanitarie non ancora saldate dalla Regione. Guardato in retrospettiva e collocato nella giusta prospettiva di che cosa fosse l'Ordine Mauriziano prima della sua disgregazione e trasformazione in Fondazione, il risarcimento appare poca cosa. Nel 1990, il patrimonio dell'Ordine era stato stimato in mille miliardi di lire.



Nel 2004, uscì il "Caso Mauriziano", un pamphlet scritto da Lorenzo Gigli e Michele Ruggiero che aveva l'emblematico sottotitolo "come allungare le mani su ospedali, terre e palazzi". Nella quarta di copertina, lo scenario proposto dagli autori, che ringraziavano l’ex consigliere dell’Ordine Mauriziano l’indimenticabile Daniele Franchi[1] per la documentazione raccolta e messa loro a disposizione, diventava ancora più diretto: "Il caso Mauriziano racconta di una grande disavventura finanziaria. Protagonista l'Ordine Mauriziano di Torino, proprietario di immensi beni storici, artistici, fondiari, con una vocazione ospitalierache gli deriva da cinque secoli di vita. A metà degli anni Novanta, l'Ordine ha offerto ai cittadini con il sostegno delle istituzioni un grado di eccellenza della sua offerta sanitaria. In corso d'opera, l'istituzione che gestisce la sanità pubblica, la Regione Piemonte, ha ridotto i finanziamenti. Ma i dirigenti mauriziani si sono fidati delle promesse della giunta regionale (all’epoca guidata da Enzo Ghigo ndr) e dell'assessorato alla Sanità contenute in delibere e piani regionali, mai tradotte in una Convenzione che stabilisce un'equa remunerazione e il ripianamento degli investimenti. Una fiducia davvero mal risposta nella politica, che dapprima ha spinto il Mauriziano sulla strada all'espansione e della lotta contro il cancro, per poi tagliarne repentinamente appoggi e fondi. L'Ordine nel 2002 è stato commissariato. I suoi vertici azzerati. E ora se ne prospetta addirittura la liquidazione".


Nella seconda edizione del 2005 (prefazione di Mercedes Bresso), gli autori aggiunsero una premessa: "Avremmo voluto essere smentiti. E non è uno stereotipo. Purtroppo gli avvenimenti successivi all'uscito del libro hanno confermato i nostri presentimenti, le nostre preoccupazioni: l'Ordine Mauriziano è stato sciolto. Al suo posto, ora c'è la Fondazione Ordine Mauriziano. Ma è cosa diversa. Gli ospedali, dall'Umberto I di Torino a quelli di Lanzo e Valenza, sono stati incamerati a costo irrisorio dalla struttura sanitaria regionale. Il destino - davvero cinico e baro - sventato dai vecchi consiglieri dell'Ente si è materializzato: l'Umberto I non chiuderà i battenti, ma neppure conserverà quel primato di specializzazione che in un recente passato l'aveva portato ai verti della sanità nazionale. All'osservatore, anche neutrale, rimane il disagio nel constatare che i fondi negati all'attività ospedaliera, all'epoca della presidenza Bergoglio e della direzione generale dell'avvocato Zanetta, sono ora riconosciuti".


Il 29 dicembre del 2006, con sentenza della Corte dei Conti, Emilia Clara Bergoglio e Gian Paolo Zanetta videro riconosciuti i loro diritti. Per entrambi fu l'uscita dal tunnel della sofferenza e del discredito in cui erano stati gettati dalle istituzioni dello Stato, le stesse che avrebbero dovuto fare luce e indagare con onestà sull'imbarazzante vicenda. La macchina del fango si era rivelata micidiale e aveva contribuito a sostenere presso l'opinione pubblica la richiesta danni di 35 milioni di euro avanzata dalla Procura della Corte dei conti nei loro confronti.



Nella primavera-estate del 2005, a vicenda ancora aperta, senza si conoscesse l'esito del contenzioso amministrativo, Bergoglio e Zanetta si raccontarono con coraggio nel libro scritto da Michele Ruggiero "La Trappola, intervista sul Mauriziano" con prefazione di Giorgio Lombardi. Il 1° settembre, con le bozze del libro già stampate, la domanda della Procura della Corte dei Conti fu parzialmente respinta. La "notizia" fu recuperata per dovere di cronaca nella quarta di copertina. A compendio dell'intera "disavventura" dell'Ordine Mauriziano, Michele Ruggiero diede alle stampe nel 2007 "Il grande broglio di Torino, Scandaloso Mauriziano, dal commissariamento alla dissoluzione dell'antico ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro", con allegato dvd realizzato insieme con Lorenzo Gigli.


A vent'anni esatti di distanza da quel 2002 che i protagonisti (letteralmente cacciati con ignominia dall'Ordine Mauriziano) definirono ne "La Trappola" annus horribilis, l'accordo approvato dalla Giunta regionale dovrebbe mettere una pietra tombale sulla storia. Ma non chiude il legittimo interrogativo se la vendita dei "gioielli di famiglia" fosse davvero l'unica strada per azzerare i debiti dell'Ordine e, nel caso di risposta affermativa, chi meglio se non l'antico consiglio di amministrazione sarebbe stato in grado di percorrerla.


Nell'uno o nell'altro caso, lo Stato avrebbe risparmiato gli stipendi corrisposti ai commissari ed esorbitanti costi per perseguire la via giudiziaria, ma soprattutto avrebbe risparmiato anni di polemiche volgari e accuse infamanti a chi aveva operato con onestà e trasparenza nell'interesse dei cittadini, dei piemontesi. Gli stessi piemontesi che ora sono chiamati a pagare il risarcimento di 11 milioni e mezzo di euro alla Fondazione Ordine Mauriziano.


[1]La scomparsa di Daniele Franchi, in lui la passione per il lavoro e la politicain https://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2022/01/model_-ruggiero.pdf

Un padiglione del Mauriziano dedicato a Daniele Franchi in



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