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Un libro per voi “Il miracolo scippato”


di Marco Travaglini



Non è una crisi passeggera quella della società italiana. Lo ripetiamo da tempo, ogni giorno, settimana, mese, anno, e ne siamo sempre più preoccupati perché, dopo la pandemia e gli effetti della guerra russo-ucraina, non ne vediamo l’uscita. Nel 2020 su linkiesta è apparso un articolo di Paolo Rizzo (https://www.linkiesta.it/2020/11/lento-declino-italia-poverta-crisi/) che ratificava, sulla base di analisi scientifiche, ilpassaggio della crisi da passeggera a strutturale. L’Italia non è un paese povero, ma è come se lo fosse per via di un imponente debito pubblico, un tasso di crescita inferiore a qualunque altro paese europeo ad eccezione della Grecia, la vetustà delle sue infrastrutture. Il confronto diventa poi impietoso se guardiamo al Pil di Germania, Francia e Spagna. Lo scorso anno, Andrea Capussela, economista di fama internazionale, ha pubblicato un libro che cristallizza il nostro tormento in due parole: “Declino Italia”. Nelle pagine, Capussela sostiene che l’economia italiana è rimasta al palo per ragioni da ricercare nell’organizzazione della società genitrice di altri fattori negativi da cui discendono la deriva politica e la crisi economica del Paese.Ma per riordinare le idee sulle cause del nostro declino è necessario anche muoversi a ritroso sulle orme degli anni Sessanta, come ci indica “Il miracolo scippato”, libro di Marco Pivato, scritto oltre dieci anni fa, che ritorna di stretta attualità. La recensione è di Marco Travaglini.

La Porta di Vetro


Tra gli scaffali di una libreria torinese lo sguardo si è posato su un libro edito da Donzelli nel 2011, “Il Miracolo Scippato”, sottotitolo “Le quattro occasioni sprecate della scienza italiana negli anniSessanta”. L’autore è Marco Pivato, giornalista,divulgatore scientifico con una laurea in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, collaboratore di numerose testate nazionali, morto tragicamentela sera del 23 marzo scorso precipitando dal quinto piano dell'hotelSavoia Excelsior Palace di Trieste. Aveva 42 anni.


La curiosità,stimolata dal titolo, è stata ricompensata da una lettura più cheinteressante. All'inizio degli anni Sessanta, l'Italia vantava alcunipoli di eccellenza scientifico-tecnologici che il mondo le invidiava in quattro settori strategici: informatico, petrolifero, nucleare,biomedico. Oggi, in pieno terzo millennio, è il fanalino di coda tra ipaesi più sviluppati proprio per scarsità d'innovazione e ricerca.Perché?


Il libro narra la storia dei quattroimprenditori-intellettuali, protagonisti del miracolo italiano, uscitidi scena tra il '60 e il '64 per morte prematura e in circostanzeambigue e sospette: Adriano Olivetti, Enrico Mattei, Domenico Marotta eFelice Ippolito. Quello di Pivato è un libro-inchiesta dove l'autore ricostruisce, in modo molto documentato e con tono avvincente (quasifosse un giallo), le quattro storie svoltesi agli inizi degli anniSessanta, al culmine del miracolo economico.


Per diverse ragioni, nelbreve giro di pochi anni avvenne il rapido declino, fino all'estinzione,dei frutti della rivoluzione informatica italiana (che aveva portato alla progettazione del primo personal computer e dei primi microprocessori del mondo) e dell'autonomia energetica del paese, che sistava realizzando grazie all'instancabile e coraggiosa opera delfondatore dell'Eni.


Stessa sorte per le ricerche in campo nucleare, chegrazie al Cnen (il Comitato nazionale per l'energia nucleare diretto daFelice Ippolito) aveva collocato l'Italia al terzo posto mondiale per laproduzione di energia elettrica di origine nucleare e per quelle dell'Istituto superiore di sanità, che aveva fatto del nostro paese unodei primi tre produttori di penicillina e la nazione in cui venivano afare ricerca persino i premi Nobel stranieri per la medicina. Dunque, quattropunti fermi di un modello di sviluppo economico e sociale basato sullaricerca scientifica furono ostacolati, svuotati e contrastatiinnanzitutto dal potere politico e dalle istituzioni, aprendo la stradaal declino.


L'interessante libro di Marco Pivato, giornalista chelavorò a Tuttoscienze e Salute de La Stampa, nel ricostruire questastoria offre un angolo visuale stimolante, restituendoci la fotografiadi un paese che, al contrario di oggi, era all'avanguardiadell'innovazione e i cervelli non erano costretti a fuggire all'estero.




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