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Seminario su Giorgio Bouchard, "fede vissuta tra etica e politica"

Aggiornamento: 1 dic 2023


Il 21 febbraio del 1984, Giorgio Bouchard, pastore valdese, nato a San Germano Chisone nel 1929, morto a Torre Pellice nel 2020, firmò insieme all'allora presidente del Consiglio Bettino Craxi, il testo dell'intesa fra lo Stato Italiano e la Chiesa valdese, in osservanza e applicazione, è doveroso riconoscerlo, assai tardiva della norma costituzionale (art. 8). Giorgio Bouchard sarà ricordato oggi a Torino dal Centro Gobetti, presso il Polo del '900, con un seminario che rientra nell'apprezzabile progetto di catalogazione e sistemazione dei 2.500 volumi "laici" della sua biblioteca per promuoverne la figura e la riflessione come espressione di dialogo e valore della conoscenza. E sono libri donati dalla moglie Piera Egidi che introdurrà alle 16 i lavori. Un pomeriggio che si prefigura intellettualmente intenso fin dall'introduzione di Valdo Spini, classe 1946, docente universitario, parlamentare dal 1979 al 2008, figlio di Giorgio Spini, insigne storico e militante del Partito d'Azione. Dopo gli interventi di Elena Bein Ricco, Paolo Naso e la presentazione della ricerca di Luca Zanotta su Giorgio Bouchard, le conclusioni di Pietro Polito, che traccerà il percorso che per decenni ha visto il pastore valdese vicino alle iniziative culturali del Centro Gobetti.

Una vita da più angolazioni per un uomo di fede che ha legato la sua esistenza a più ruoli, mano mano che cresceva la sua formazione culturale e la esperienza. Studi a Torino (uno dei tanti valdesi ad aver studiato Storia del Cristianesimo con Michele Pellegrino, futuro cardinale) con la laurea in Lettere e gli studi di Teologia, che conclude nel 1957. Pastore a Biella e Ivrea (gli anni delle grandi mobilitazioni, ma anche delle idee di un possibile modo alternativo di pensare lo sviluppo, che erano di Adriano Olivetti) e poi a Milano. Qui si occuperà in particolare della diaspora dell' hinterland e sarà lui ad avere l’incarico di avviare l’esperienza di Cinisello Balsamo: la formazione di un gruppo di persone che avrebbero vissuto in una comune, con le proprie famiglie e il proprio lavoro, occupandosi anche di fare testimonianza evangelica in una realtà sociale/laboratorio per la politica, per lo studio, per l’ospitalità a chi era in fuga. Intanto ha cura anche della chiesa valdese di Brescia.

Come racconta Alberto Corsani su Riforma.it, intanto "cresce l’impegno del pastore Bouchard anche nell’amministrazione della Chiesa: tra il 1971 e il 1975 è membro della Tavola valdese, di cui diventerà vicemoderatore nel 1975 e moderatore nel 1979. Sono anni cruciali per quel che riguarda i rapporti della Chiesa valdese (e nel frattempo le chiese valdesi e metodiste hanno messo insieme le loro forze attraverso il Patto d’Integrazione del 1975) con lo Stato. Dopo la fine dell’incarico di moderatore (1986) Giorgio Bouchard viene eletto pastore della chiesa valdese di Napoli/via dei Cimbri e di Caivano, poi le ultime chiese che servirà saranno quelle di Torino e Susa.[1] Di notevole spesso fu il suo impegno nella Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) di cui membro del Consiglio FCEI dal 1967 al 1972 e poi dal 1982 al 1988, prima di diventarne presidente dal 1988 al 1994.

Saggista, autore di numerose pubblicazioni, tra cui” I valdesi e l’Italia. Prospettive di una vocazione” (1988); “Chiese e movimenti evangelici del nostro tempo” (1992); “Chiese e Stato nell’Italia che cambia. Il ruolo del protestantesimo” (1998, con Sergio Aquilante, Franco Becchino, Giorgio Tourn); “Evangelici nella tormenta. Testimonianze dal secolo breve” (2009), è nei libri scritti insieme con la moglie Piera Egidi - “Un ragazzo valdese” (2012) e “Il ragazzo dei capelli bianchi” (2014) - che la sua vita viene letta in filigrana come espressione e testimonianza evangelica in stretta consonanza delle sue esperienze, in particolare quelle giovanili a Torino, che lo portarono ad avvicinarsi alle lotte operaie durante il periodo della Ricostruzione e ai vissuti della Resistenza di cui la città era ed è ancora permeata. In questo contesto, fu definito un "intellettuale vicino alla Resistenza". Definizione che Maria Grazia Sestero, vicepresidente dell'Anpi nazionale, trova riduttiva e non aderente alla realtà perché Giorgio Bouchard - presidenza onorario dell'Anpi provinciale durante la presidenza di Diego Novelli - era "non vicino, ma nella Resistenza, a cui non partecipò per semplice motivo anagrafico. Furono la sua intelligenza e fede religiosa a determinare la scelta. Vide chiaramente come nella Resistenza vi fosse un filo quasi sottile, ma non tanto, con la secolare storia del popolo valdese. Con coerenza dichiarò sempre apertamente la sua opinione trovandosi, talora sul tema resistenziale, in non perfetta assonanza con la posizione ufficiale della sua chiesa. Lo fece con dolore, sicuro e convinto che il suo agire era per il bene stesso della chiesa". [ 2]



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