Putin interviene: cessate il fuoco tra azeri e armeni
Dopo i cannoneggiamenti di oggi, Azerbaigian e Armenia hanno raggiunto il cessate il fuoco con la mediazione della Russia. A conferma della instabilità nel Centro Asia, e a poco più di tre mesi dal cessate il fuoco, dopo gli scontri che si erano registrati a fine luglio, Azerbaigian e Armenia hanno ripreso a mostrare i muscoli e a confrontarsi militarmente. La “pace” sarebbe stata violata, secondo l’Armenia, dalla Repubblica dell’Azerbaigian, sostenuta dalla Turchia di Erdogan. Vi sarebbero morti e feriti. Impressionante un video che circola su Tiktok – la piattaforma per adolescenti – con immagini di alcuni soldati armeni catturati.
Nei filmati diffusi sul web si vedono mezzi colpiti nei due territori dalle rispettive artiglierie in conflitto. L’Armenia ha chiesto l’intervento della Russia secondo il trattato di comune difesa firmato con Putin. Lo stesso presidente russo aveva fatto da mediatore per ricomporre la tensione culminata nella guerra dei “44 giorni” tra i due paesi, per il controllo del Nagorno Karabakh durata dal 27 settembre al 9 novembre e costata perdite di uomini e materiali elevate da ambo le parti.
Anche un anno fa, l’Armenia aveva accusato l’Azerbaigian di aver intrapreso azioni militari per riprendersi il controllo di numerosi distretti. Modifiche territoriali nei fatti avvenute con il cessato il fuoco entrato in vigore il 10 novembre e il successivo accordo sottoscritto l’11 novembre del 2020 che ha previsto un memorandum d’intesa per la formazione di un centro congiunto turco-russo per il monitoraggio del cessate il fuoco. Nella circostanza, l’Azerbaigian si è ripresa anche una parte della provincia autonoma del Nagorno Karabakh assegnatole in era sovietica e i territori perduti nella guerra precedente.
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