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ORIZZONTI D'EUROPA.

Migranti: una mini plenaria da incubo a Bruxelles


di Mercedes Bresso


Settimana di fuoco, come ormai succede spesso: abbiamo molti provvedimenti da concludere e sono di solito quelli controversi, sui quali raggiungere l’accordo è stato particolarmente difficile. Questa settimana è stato il caso del pacchetto migrazioni, su cui Parlamento, Consiglio e anche il Consiglio Europeo (i capi dei governi) hanno lavorato per tutta la legislatura, per trovare un accordo che soddisfacesse l’esigenza dei paesi di frontiera, in particolare quelli del sud, di condividere gli arrivi e le misure di prima accoglienza e distribuire equamente i richiedenti asilo e dei paesi del centro-nord che pervicacemente rifiutano di farlo (con qualche ragione perché in realtà i migranti che arrivano vogliono quasi tutti andare proprio in quei paesi).

Il voto è avvenuto in una riunione plenaria a Bruxelles, che viene definita “mini plenaria”, perché, secondo i trattati, la sede del Parlamento è a Strasburgo dove, in base agli accordi con i francesi, dobbiamo tenere almeno 12 riunioni annuali di quattro giorni. Così, se c’è bisogno di qualche seduta in più, questa si può anche svolgere a Bruxelles, in formato mini, di soli due giorni. Un curioso esempio dei tanti problemi dell’Europa a 27.

Questa sessione comunque non è certo stata mini. Il voto sul pacchetto migrazioni ha diviso quasi tutti i gruppi politici, perché se rappresenta un piccolo miglioramento rispetto alle regole attuali, in particolare per l’impegno di tutti i paesi ad accogliere una quota degli arrivi o a pagare una somma per ciascuna persona non accettata, va ricordato che questo vale solo in caso di dichiarazione di una condizione di crisi per un paese, quando il numero di arrivi è superiore al normale, il che rende poco probabile che scatti la necessità di condividere.

La posizione contraria del Pd

Inoltre nel lungo pacchetto di provvedimenti, dieci, ci sono molte regole non condivisibili che, secondo Pietro Bartolo, il nostro responsabile per le questioni migratorie, possono in alcuni casi peggiorare le condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo, togliendo loro anche la possibilità di ricorrere alla Corte per i diritti dell’uomo. Si tratta in particolare delle norme che consentono la detenzione degli arrivati e la schedatura dei dati biometrici persino dei bambini. Così la nostra delegazione del PD ha deciso di votare contro tutto il pacchetto dei provvedimenti, salvo uno, su cui Bartolo come relatore ombra è riuscito a ottenere un discreto risultato.

Il gruppo S&D, invece, pur con molte defezioni ha deciso di votare a favore, principalmente perché il testo era stato negoziato dal governo spagnolo quando aveva la Presidenza del Consiglio e per molti era quindi difficile votare contro.

Stessa situazione nel centro destra ma per ragioni opposte. Mentre Forza Italia e FDI hanno votato a sostegno dell’accordo fatto dal governo, la Lega ha votato contro perché i provvedimenti non erano abbastanza “forcaioli”.

In conclusione: purtroppo, si tratta di una occasione perduta di superare gli accordi di Dublino e di creare un sistema di accoglienza dei richiedenti asilo e dei migranti economici o climatici, coerente con le regole europee per i diritti umani e che sapesse integrare questi arrivi, formalmente illegali ma dovuti a condizioni di vita impossibili per tanti esseri umani, nel normale sistema dei permessi di lavoro per migranti di cui l’Europa ha molto bisogno.


Ma l'Europa non è paladina dei diritti umani?

Perché non ammettere che chi affronta rischi terribili per arrivare in Europa ha diritto a un trattamento che ne rispetti la dignità umana? Inoltre, questi arrivi sono una piccola parte del fabbisogno europeo di lavoratori e non sarebbe quindi difficile integrarli in modo intelligente e condiviso. Si è invece scelta la strada di criminalizzare queste persone e di dare una pessima immagine di un’Europa che si considera paladina dei diritti umani.

Oltre al voto sulle migrazioni ce ne sono stati altri molto rilevanti. Tra questi un vero e proprio macigno: il cosiddetto “discarico” dei bilanci di tutte le istituzioni europee (e della quasi infinita pletora di Agenzie che sono sorte nel tempo), cioè la loro approvazione da parte del Parlamento Europeo che è autorità di bilancio.

Il  bilancio di ogni istituzione viene analizzato dalla Commissione controllo dei bilanci e per ognuno si vota la sua approvazione e una risoluzione che suggerisce modifiche o evidenzia problemi. Di solito il maggiore di essi è rappresentato dal bilancio del Consiglio, che tende a rifiutare il potere del Parlamento di approvazione dei bilanci, con la conseguenza che noi non concediamo il discarico e il Consiglio non prende nessun provvedimento. Un confronto fra le due Istituzioni, le due Camere dell’Unione, che dura da anni e che non accenna ad avviarsi a soluzione.


Il voto su energia e regole di mercato

Si è trattato di una vera performance di voto, su 54 bilanci da approvare, ognuno con la propria risoluzione (altre 54!) che spesso erano oggetto di emendamenti da votare anch’essi.

Per completare la non certo mini sessione, si sono votati anche quattro provvedimenti molto importanti sul mercato dell’energia e sulle regole per il mercato dei gas naturali e dell’idrogeno. Via libera anche all’accordo raggiunto con il Consiglio sul regolamento che riduce le emissioni di CO2 per i veicoli pesanti. La Commissione, prima del voto, ha letto una nota con cui si impegna ad effettuare anticipatamente la revisione dell’accordo per includervi, dopo un accurato confronto con tutti i soggetti interessati, le regole di registrazione per veicoli pesanti che usino esclusivamente combustibili neutrali dal punto di vista della CO2, cioè che usino biocarburante o biogas. Una piccola vittoria per i deputati che, come me, sono convinti che, senza integrare i biocarburanti nella strategia per la decarbonizzazione al 2050, non sarebbe possibile raggiungere l’obiettivo. Si riuscirà forse a far riconoscere che la strategia “tutto elettrico” non sarebbe né la migliore né la più ecologica.

Ultima plenaria dal 22 al 25 aprile a Strasburgo: e si tornerà a parlare di agricoltura!

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