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"Oltre", le visioni di Gian Paolo Barbieri al Forte di Bard


di Tiziana Bonomo


@tiziana bonomo mostra "Oltre" Forte di Bard

Ultime settimane per visitare al Fort di Bard, in Valle d'Aosta, la mostra dedicata al maestro Gian Paolo Barbieri [1], artista che ha segnato un'epoca nella fotografia contemporanea di moda e costume. "Oltre" è una grande retrospettiva realizzata in collaborazione con la Fondazione Gian Paolo Barbieri di Milano, curata da Emmanuele Randazzo, Giulia Manca e Catia Zucchetti, che si è aperta il 28 ottobre scorso e si protrarrà fino al 3 marzo 2024 nelle sale delle Cantine. Sono esposte 112 fotografie, di cui ben 88 inedite che spaziano dagli anni ’60 agli anni 2000, frutto di un’approfondita ricerca condotta all’interno dell’archivio analogico dell’artista, patrimonio storico culturale, custodito dalla Fondazione Gian Paolo Barbieri.

 

Al nome di Gian Paolo Barbieri si associano istintivamente i più noti nomi della moda italiana e delle loro modelle diventate icone internazionali come gli scatti alla Monica Bellucci in Dolce e Gabbana, Jerry Hall in Vivienne Westwood, Lilly Bistrattin per Pomellato o a Aly Dunne in Gianfranco Ferré. Le collaborazioni con le attrici più iconiche di tutti i tempi da Audrey Hepburn a Jerry Hall, Charlotte Rampling, Angelica Houston, Isabella Rossellini e alle top model come Veruschka, Naomi Campbell, Eva Herzigovà, Benedetta Barzini. Le campagne commerciali di Barbieri contribuiscono a definire la voce creativa della moda negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta dei brand più famosi, Walter Albini, Gianni Versace, Valentino, Giorgio Armani, Gianfranco Ferré, Saint Laurent e Vivienne Westwood.


@Gian Paolo Barbieri Naomi Campbell in Yves Saint Laurent Parigi 1988 dal catalogo della mostra al Forte di Bard

Tra le tante fotografie esposte al Forte di Bard quella scattata nel 1988 alla modella Naomi Campbell in Yves Saint Laurent  fa pensare ad un mondo incantato con il suo profilo perfetto, la sua silhouette da favola. La magia è nell’insieme di un abito di tulle da ballerina indossato con grazia e bellezza da una figura che sembra inventata. Le luci suggeriscono la scena di un racconto che ognuno può immaginare a suo piacimento.

Questa fotografia comunica bene il pensiero dell'artista: «Ho tolto la modella dalla pedana bianca e l’ho inserita in una scenografia, questo è stato uno dei cambiamenti più rivoluzionari nella fotografia di moda». D’altronde il film documentario Gian Paolo Barbieri. L’uomo e la bellezza di Emiliano Scatarzi s'inizia con una scena in cui il fotografo guarda un film degli Anni ’30 in bianco e nero, in cui una donna bellissima disperata e piangente per amore guida un’auto dell’epoca e muore in un incidente. Ebbene quel film ha ispirato Barbieri per una sequenza di moda per Valentino pubblicato su Vogue Italia nel 1983. D’altronde la sua fotografia racconta storie ed è molto studiata, come se ogni immagine fosse realmente un "corto". In questa, come nelle altre immagini di Barbieri, non c’è intervento di post-produzione, ma ricerca e analisi, entrambe ideazioni per raggiungere quel risultato. Teatro e cinema sono le sue grandi fonti di ispirazione, da cui ha preso linfa, luce, dimensione.


@Gian Paolo Barbieri, Vivienne Westwood, Londra, 1998

Il suo è un forte forte legame con il cinema e con tutta l’arte figurativa che spazia dal Surrealismo (Isa Stoppi in Coppola e Toppo, Milano, 1968) al Fauvismo alla Matisse (Vivienne Westwood, Londra, 1998), senza tralasciare l’astrattismo (Mariolina Della Gatta, Milano, 1965). “L’arte in tutte le sue espressioni è sempre stato l’elemento che mi ha permesso di vivere e sopravvivere. Fin da piccolo ogni spunto che trovavo visitando mostre, leggendo libri di storia dell’arte o semplicemente girando per Milano, era una finestra su un altro mondo che mi permetteva di imparare e creare. Non c’è stato un momento in cui io mi sia sentito pronto per iniziare la fotografia. L’ho sempre fatta, ho sempre avuto la macchina fotografica in mano. Poi dopo sono diventato professionista. Però non ho fatto una scelta, è andata così.”  


@tiziana bonomo mostra Forte di Bard 2

Nel docufilm, Barbieri espone con altrettanta chiarezza l’intenzione che il suo lavoro “possa essere fonte di ispirazione per i giovani fotografi, fungendo da guida per questo percorso sempre più difficile e complesso. È importante non smettere mai di credere in ciò che si ama o che si scopre di amare. La scoperta è il motore principale che muove la conoscenza, necessaria per i cambiamenti e l’evoluzione. Storia, letteratura, arte, cinema, teatro sono sempre stati i compagni dei miei viaggi, elementi essenziali per continuare a crescere fino alla fine”.


@Gian Paolo Barbieri, Monica Bellucci per D&G, 2000 - Courtesy by 29 Arts In Progress Gallery

Gian Paolo Barbieri ha anticipato tendenze ed ha segnato uno stile inconfondibile. La bellezza è la sua ossessione così come la perfezione compositiva ed estetica che si ritrovano anche nelle immagini scattate alle Seychelles, in Madagascar e in Polinesia. Nella mostra si passa dal colore della moda al bianco e nero avvolgente di corpi e natura in foto dai grandi formati.

“Gian Paolo Barbieri, il traverse l’élégance de ses portraits de femmes aussi bien que les scènes des quartiers pauvres avec la même âme, le même amour un secret qui n’appartient qui à lui. Dés que je l’ai connu par Gustav Zumsteg, j’ai été extrêmement ébloui par son œuvre. ….. J’admire profondément Gian Paolo Barbieri. Je le cris sensible, humain, capable de tendresse et de noblesse. Le peintre de l’univers de tous les jours et de celui mystérieux du Rêve" (Gian Paolo Barbieri attraversa l'eleganza dei suoi ritratti di donna così come le scene dei quartieri poveri con la stessa anima, lo stesso amore, un segreto che appartiene solo a lui. Non appena l’ ho conosciuto da Gustav Zumsteg, sono rimasto estremamente colpito dal suo lavoro...... Ammiro profondamente Gian Paolo Barbieri. Lo definisco sensibile, umano, capace di tenerezza e nobiltà. Un pittore del mondo quotidiano e del mondo misterioso dei sogni). Aprile 1988 Yves Saint Laurent[2]  


Note

[1 Gian Paolo Barbieri nasce nel 1935 in via Mazzini, nel centro di Milano, in una famiglia di grossisti di tessuti e proprio nel grande magazzino del padre, acquisisce le prime competenze necessarie per formarsi come fotografo di moda. Muove subito i primi passi nell’ambito teatrale come attore e scenografo, prima di trasferirsi a Parigi nel 1960, dove diventa assistente del celebre fotografo di Harper’s Bazaar, Tom Kublin. Nel 1962 apre il suo primo studio a Milano, dove comincia a lavorare nella moda scattando semplici campionari e pubblicando servizi fotografici su Novità, la rivista che in seguito, nel 1965, diventerà Vogue Italia. La sua sensibilità quasi pittorica per il set design, l'acconciatura e il trucco, cattura l'attenzione dell'élite internazionale della moda, permettendogli di pubblicare su riviste internazionali come Vogue America, Vogue Italia, Vogue Paris, Vanity Fair e GQ. Gli anni Novanta portano Barbieri a compiere diversi viaggi alla scoperta della cultura senza limiti, uniti alla curiosità per paesi lontani e gruppi etnici, per la natura e per gli oggetti più disparati secondo le sue ispirazioni, dando vita poi, a meravigliosi libri fotografici in cui luoghi e realtà lontane vengono raccontati attraverso il suo impeccabile gusto. Classificato nel 1968 dalla rivista Stern come uno dei quattordici migliori fotografi di moda al mondo, il suo genio viene riconfermato grazie al Premio ad honorem Lucie Award 2018 per il Miglior Fotografo di Moda Internazionale. Le sue opere sono state esposte presso Palazzo Reale di Milano, MAMM di Mosca, Erarta Museum of Contemporary Art di San Pietroburgo e Shanghai Museum, per menzionarne solo alcuni. Inoltre, alcune sue opere appartengono alle collezioni private del Victoria & Albert Museum, della National Portrait Gallery di Londra, del Kunstforum di Vienna, del Musée du Quai Branly di Parigi. Più recentemente l’opera di Barbieri è stata acquisita da una delle più importanti collezioni di fotografia di moda al mondo, la Nicola Erni Collection e da una delle collezioni di arte contemporanea più grandi al mondo, la Pinault Collection.

[2] Da una lettera pubblicata nel libro Gian Paolo Barbieri, Fabbri Editori,1988.

 

 

 

 

 

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