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La strage di Altavilla e i facili equivoci sugli evangelici


Non appartenevano a nessuna comunità religiosa gli autori della strage ad Altavilla Milicia, in provincia di Palermo. Giovanni Barreca ha massacrato la moglie Antonella e due dei suoi tre figli con l'aiuto di Sabrina Fina e Massimo Carandente, con cui si erano infilato in un vicolo senza via d'uscita lastricato di settarismo e fanatismo religioso. L'uomo, nel cui progetto omicida avrebbe concorso anche la figlia sopravvissuta all'eccidio, ha vissuto nell'ossessione del demonio cui addebita i mali della sua famiglia. Ma la "devianza" religiosa non ne fa un appartenente a nessuna comunità evangelica. Notizia propalata che "ha fatto soffrire non poco i cristiani chiamati in causa.[1]

Di qui, anche un'altra domanda che si è posta Riforma, il quotidiano on line delle Chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia che così argomenta: [è una domanda] "cui pochi italiani saprebbero rispondere con precisione. I drammatici fatti accaduti ad Altavilla Milicia hanno ancora una volta mostrato come la maggior parte dei mass media – cartacei o digitali – utilizzi il termine “evangelico” con vaghezza e approssimazione, mostrando un limite di conoscenza riguardo al cristianesimo non cattolico e, in particolare, evangelico o protestante". [2]

Aggiunge Riforma, alla ricerca di un doveroso distinguo e sottolineatura: "In alcuni articoli si parla della “chiesa evangelica”, mentre si dovrebbe parlare di chiese evangeliche, al plurale; qualche volta è stata usata la parola “setta” che nella lingua italiana ha un significato negativo e sminuente dell’esperienza religiosa. Il tutto condito da una certa nebulosità che non aiuta a capire, ma anzi sembra suggerire che gli evangelici e le loro chiese siano sufficientemente “strani” da rendere plausibile il verificarsi tra i loro fedeli di eventi come gli omicidi in questione".

 Evangelico, ricorda Riforma, è un nome che deriva da “evangelo”, la buona notizia di Gesù Cristo, ed evangelici è un altro modo per dire protestanti. Gli evangelici nascono dalla Riforma del XVI secolo – quella di al tedesco Martin Lutero (1483-12546), agli svizzeri Giovanni Calvino (1509-1564) e Ulrico Zwingli (1484-1531) - e appartengono all’ampia galassia di chiese nate da quell’esperienza. "Ad alcune di esse - si legge nell'articolo - ci si riferisce come alle chiese evangeliche storiche, cioè quelle che hanno uno stretto legame storico o teologico con la Riforma – in Italia, la Chiesa evangelica valdese o la Chiesa evangelica luterana e sostanzialmente tutte le chiese membro della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Altre sono invece nate nel corso dei secoli portando nuove forme di testimonianza e spiritualità nel solco della tradizione della Riforma; in Italia, le Assemblee dei Fratelli o le Chiese del movimento pentecostale. Queste chiese, per loro natura, sono indipendenti le une dalle altre; condividono alcuni principi fondamentali, ma possono avere strutture, teologie e intendimenti etici molto diversi tra loro".

Purtroppo, le religioni, conclude Riforma "conoscono tutte quante fenomeni “tossici” o patologici che ingigantiscono le ossessioni oppure permettono a sedicenti pastori o guaritori di creare un proprio seguito. E’ quindi sempre importante valutare se un’esperienza religiosa è collegata a una dimensione comunitaria oppure se è frutto di un’iniziativa personale e arbitraria. Il cristianesimo – in qualunque sua forma, anche in quelle che più insistono sulla dimensione personale della fede – è una religione comunitaria che non può prescindere da un ascolto e da una testimonianza condivisa della Parola di Dio".


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