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Israele colpita dai missili della Jihad islamica

Aggiornamento: 22 nov 2023


Dopo quelli di Hamas sono entrati in scena in serata anche i missili dell'organizzazione terroristica della Jihad che hanno seminato distruzioni e morte nelle aree centrali di Israele. Epilogo di una giornata in cui razzi sono stati anche lancia in Samaria, probabilmente dal Libano, ma non è anche mancata una notizia positiva: il salvataggio di 30 persone, 16 delle quali israeliane e il resto lavoratori stranieri (nella foto), che si erano nascoste per salvarsi dalla furia di Hamas.

Una lunga giornata durante la quale Tel Aviv ha diffuso notizie e immagini degli effetti dell'operazione "Diluvio al-Aqsa", rivendicata dal capo di Hamas, Mohammad Deif, come "il giorno della grande rivoluzione". Cioè un attacco militare su vasta scala scatenato all'alba di sabato scorso, che ha colto di sorpresa le forze armate israeliane, prive di copertura dei suoi servizi segreti, alla mercè di combattenti in cui l'odio represso si è scaricato con brutale violenza su civili indifesi, dando vita ad un campionario orribile di morte. Ciò che resta sono immagini di bambini con le teste mozzate, corpi carbonizzati o uccisi nel sonno come nel kibbutz di Kfar Aza, preso d’assalto da infiltrati di Hamas.

Altri filmati riprendono ostaggi, donne giovani e anziane, passati immediatamente per le armi. Una carneficina che ha fatto da micidiale leva alla rappresaglia di Israele che in quattro giorni di battaglia, secondo fonti governative, ha eliminato nei suoi territori e a Gaza circa 2300 palestinesi, mentre il numero di soldati e ufficiali dell'IDF caduti in battaglia è di 155.


Ma a cadere non sono soltanto militanti di Hamas. La controffensiva di Tel Aviv da terra e dal cielo ha colpito anche i vertici dell'organizzazione. Nella notte, un aereo dell'IDF ha centrato l'abitazione di Jawad Abu Shamala, il ministro dell'Economia di Hamas, il "tesoriere" dell'organizzazione che gestiva i conti economici e stanziava i fondi per le incursioni all'interno e all'esterno della Striscia di Gaza. Poche ore dopo, l'esercito ha eliminato a Gaza Zakaria Ma'mar, membro dell'ufficio politico.

Decapitare la testa del serpente è l'ordine dato dal coordinatore delle operazioni governative nei territori palestinesi che ha equiparato Hamas all'Isis e ha rivolto un monito agli abitanti di Gaza, considerati fiancheggiatori dell'organizzazione. "Voi volevate l'inferno e otterrete l'inferno", ha detto in un video che è stato diffuso in rete.

Nella giornata, è ritornata forte anche la voce degli Stati Uniti, che hanno denunciato l'assassinio di 14 cittadini con passaporto americano durante l'attacco, ribadendo l'assistenza totale, finanziaria e militare, ad Israele, mentre il Pentagono non ha escluso un'operazione militare speciale per liberare gli americani in ostaggio. In serata è arrivata la rassicurazione più attesa, quella del presidente Biden che ha affermato: "Noi siamo le spalle di Israele. Permetteremo loro di proteggersi" da organizzazioni terroristiche che hanno violato "ogni codice di comportamento umano", il cui unico obiettivo è quello di "uccidere gli ebrei".

Nessuno parola di autocritica, però, sulle troppe latitanze degli Stati Uniti nella gestione dei numerosi accordi siglati negli ultimi decenni per dare una soluzione al contenzioso tra Israele e Palestina sulle aree della Cisgiordania e una prospettiva al popolo palestinese, invariabilmente sacrificato, invece, nei giochi di potere. Causa primaria, quest'ultima, delle ribellioni, tumulti, scontri che hanno favorito o comunque concorso all'ascesa dall'estremismo islamico, abilmente manovrato con il denaro dall'Iran e da chi ha interesse a mantenere sempre alta la tensione in quell'area.












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