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Il rilancio di Torino: automotive e assunzioni nel pubblico

di Pierino Crema*|

La crisi ucraina con il conseguente attacco della Russia alla capitale Kiev ha inevitabilmente oscurato la visita di mercoledì scorso a Torino del ministro del Lavoro Andrea Orlando. Il ministro, che ha avuto una serie di incontri istituzionali, ha partecipato – ed è l’elemento di rilievo – all’assemblea nazionale dei quadri e delegati del settore auto dei metalmeccanici della Fiom Cgil. Un’assemblea convocata per serrare le file sul futuro dell’auto a Torino, sulle prospettive dello stabilimento di Mirafiori che Stellantis ha deputato alla produzione della Cinquecento elettrica. Ne deriva che l ‘intervento dello Stato, che ha posto la transizione ecologica e la mobilità sostenibile tra i capisaldi, se non tra i principi ispiratori del PNRR, da cui 2 delle 6 missioni previste, deve marciare in parallelo programmazione dell’industria privata. Mettere in campo ogni forma di sinergia è l’attenzione che deve il governo per contrastare i contraccolpi si avranno, in prima battuta, sul piano occupazionale, in particolare sull’indotto, nel passaggio dallo sviluppo dell’auto elettrica alla riduzione delle auto a benzina o diesel. Non dimentichiamo, che due anni fa palazzo Chigi, pur con un altro esecutivo, ha attribuito a Torino il bollino di area di crisi complessa per le pesanti ricadute sul piano occupazionale che hanno contrassegnato sia il capoluogo piemontese, sua le aree circostanti. Di qui, l’opportunità offerta alla città di accedere a finanziamenti statali per 165 milioni di euro destinati tra l’altro all’automotive, alla ricerca e allo sviluppo. Si tratta di risorse che si affiancheranno a quelle previste dal PNRR (oltre 100 milioni di euro) e a altri interventi di medio-lungo periodo con un ventaglio di finanziamenti che spazia dal miliardo di euro per la realizzazione della linea 2 della Metropolitana e ai 270 milioni di euro per il rinnovo del parco automezzi GTT. In altre parole, Torino ha l’occasione di voltare pagina e per la prima volta, dopo quasi 20 anni di stagnazione, ha la possibilità di utilizzare massicci investimenti da destinare al suo futuro. In questa cornice, si colloca la scelta della giunta Lo Russo di colmare i vuoti d’organico del personale con un piano triennale di assunzione, oltre 2100, da destinare ai servizi sociali, alle scuole, al Corpo dei vigili urbani, alle anagrafi. Non è un segnale propagandistico. Anzi. È uno degli alberi motori da cui dovrà ripartire la città che negli ultimi due lustri ha perduto abitanti, posti di lavoro e registra una disoccupazione giovanile tra le più alte nel nord Italia, pari ad oltre il 30 per cento. Come ha ripetutamente ricordato l’economista Mauro Zangola nel suo rapporto del 2021 “Conosci la città”, “i giovani tra i 15 e il 24 anni, sono passati da un tasso d’occupazione pari al 33 per cento nel 2004 (anno ante crisi) al 16,2 per cento nel 2020. Se la fascia considerata è quella dai 15 ai 29 anni, i numeri sono ancora più impietosi: nel 2004, il tasso d’occupazione era al 50 per cento, oggi è al 31,5 per cento”. Invertire la rotta, passare dai tagli alle assunzioni, non sarà la panacea di tutti i mali, ma è fuori di dubbio che concorrerà a dare un segnale concreto della determinazione con cui l’Amministrazione comunale intende ritornare ad essere soggetto protagonista dalla rinascita di Torino. *Consigliere Pd Consiglio comunale Torino |

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