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Buon Ferragosto ai lettori e amici della Porta di Vetro

Aggiornamento: 15 ago

di Michele Ruggiero


Il 15 di agosto racchiude in una sorta di unicum religione e laicità. Infatti, occupa un posto di rilievo nel culto di Santa Romana Chiesa con cui si celebra l'Assunzione della Vergine Maria, un dogma che risale a metà del Novecento per iniziativa di Papa Pio XII, ma che affonda nei primi secoli della tradizione cristiana. Nel lessico moderno del costume, ferragosto è diventato l'apologo delle benessere vacanziero, un momento ludico peraltro "inventato", come ci ricorda oggi il quotidiano cattolico "Avvenire", dal regime fascista per promuovere il divertimento di massa con cui distrarre il popolino dall'assenza di libertà e partecipazione democratica.

Terapia a basso costo che, se non vi fosse stato l'ingresso nella II guerra mondiale, avrebbe funzionato benissimo per la conservazione della dittatura fino alla morte per cause naturali di Benito Mussolini, così come è accaduto per gli spagnoli con Francisco Franco che a differenza del Duce, però, aveva un milione e più di morti sulla coscienza (sic!) per la guerra civile.

L'antidoto collettivo alla depressione, evoluzione moderna di panem e circenses, da tempo ha le forme del consumismo più o meno esasperato e a geometria variabile che deriva o dal grado individuale di cultura o dal conto corrente, e le vacanze, nello specifico quelle estive, ne sono diventate il punto più alto, l'acme per non guardare quello che ci circonda, per estraniarci da ciò che infastidisce. Che oggi non è proprio edificante. Non tanto e solo per le guerre censite che affliggono l'umanità - ora catalogate con dotta interpretazione in guerre maggiori, guerre e conflitti minori, e titolate in guerre locali, tribali e regionali quasi a voler incrudelire il meno possibile le cifre mortuarie - ma per come l'umanità ha cominciato a metabolizzarle, precondizione fisiologica per evacuarle senza danno, se non quello di doverle smaltire al pari di rifiuti organici.

Una vergogna già per la sua impossibilità, e la storia lo conferma. Anzi, una doppia vergogna, perché criminale è diventato chi sostiene la pace, alla stessa stregua dei migranti. Reietto è chi ne parla, anche a rischio di emarginazione o di persecuzione, con l'idea che per ottenerla occorra discutere, magari fino allo sfinimento, ma sempre con la determinazione e il coraggio che sia la cosa giusta per offrire una prospettiva di convivenza civile al genere umano. Come tra Russia e Ucraina, tra Israele e Palestina, dove il quotidiano che impasta sangue, sudore e lacrime, oramai fa dimenticare perché si combatte. Elegia della morte. L'importante sembra uccidere per far esistere un solo tempo, quello di morire. Uccidere soprattutto l'idea. L'idea, come afferma e riafferma il primo ministro israeliano Netanyahu tra Stati che ancora balbettano una presa di posizione che preluda a atti, gesti, iniziative concreti, che possa esistere anche il tempo di vivere per i palestinesi sulla propria terra. Delirio di onnipotenza e di prepotenza quello di Netanyahu che ha già isolato Israele, i cui effetti si sentiranno proprio quando finirà il macello di Gaza, cioè quando saranno gli ebrei nella loro onestà di perseguitati a prendere coscienza dello scempio di vite umane compiuto a Gaza. Scempio ingiustificato non soltanto perché la vendetta spetta al Signore e non ai signori della guerra, che dalla guerra trovano giustificazione per rimanere al Potere, ma per la sofferenza che ha insegnato loro il passato e che ha dato loro di ritrovarsi, dopo duemila anni di diaspora.

Sembra che a vincere in ogni ordine di posti e gradi sia lo follia che favorisce il politicamente corretto. Lo stesso figuro vigile nell'imporre che di pace al massimo si debba parlare come dei dieci Comandamenti, in cui si è tutti d'accordo in linea di principio. A cominciare dal settimo, il noto e impegnativo "non rubare", che diventa un imperativo più di immagine che di sostanza se lede i nostri interessi. In quel caso, non ci si deve stupire se a fomentare le guerre concorra anche l'Occidente (e guai a criticarlo) perché i guasti (o effetti collaterali) che esso provoca sono sempre giustificati da una naturale superiorità etico, morale, storica, filosofica, estetica, che non ci si stanca di ricordare e che impone di esportare anche la democrazia sulla punta delle baionette.

Salvo essere costretti a rinculare con ignominia, raccogliendo alla rinfusa armi e bagagli, il 15 d'agosto di tre anni fa da Kabul, su decisione del Capo della Casa Bianca che, evidentemente, aveva visto all'orizzonte un nuovo nemico più redditizio economicamente e politicamente dei talebani, il cui unico torto, in fondo, in fondo, come ci ha ricordata un'atleta afghana alle Olimpiadi di Parigi, è soltanto quello di "maltrattare" le donne. Buon ferragosto a tutti.


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