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Approvato il Recovery Plan: ora tocca a noi!

di Mercedes Bresso |

Buone notizie in arrivo da Bruxelles: il piano italiano per il rilancio green e digitale dell’economia italiana è stato approvato e a breve arriveranno i primi finanziamenti, a cui vanno aggiunti quelli che il governo ha stanziato in più e, naturalmente i nuovi fondi strutturali europei. Si tratta di una massa ingente di investimenti e da qui nascono anche i rischi che l’Ue ci ha ricordato, ma che dovremmo avere ben presenti: in Italia i soldi per gli investimenti non riescono mai a essere utilizzati bene e per tempo, e finiscono spesso nei residui. Pensiamo ai tempi biblici per il tunnel della Torino-Lione, ma anche all’alta velocità Milano-Trieste di cui sono stati realizzati pochi chilometri, qua e là! Intanto la Svizzera ha già finito da sola il tunnel di base del San Gottardo e si appresta al completamento di anche infrastrutture viarie, e la Francia ha una fitta rete di TGV. Per restare in Piemonte, anche la meno discussa Città della salute si trascina dai tempi della presidenza in regione di Enzo Ghigo e nessun presidente, compresa la sottoscritta, è riuscito a sbrogliare la fitta rete di autorizzazioni, progettazioni, modifiche, passi avanti e indietro. Il governo sta cercando di modificare le norme che impediscono alla Pubblica amministrazione italiana di realizzare gli investimenti previsti e persino di riuscire a farli realizzare dai privati. Speriamo che questa volta le riforme siano sostanziali e rimuovano definitivamente l’infinità di lacci e lacciuoli che legano, anzi strozzano, il nostro Paese e che impediscono l’arrivo di investitori importanti (dall’estero si comprano le nostre aziende migliori, ma pochi si azzardano a realizzare qualcosa di nuovo). Perché ciò non succeda con queste, fondamentali, nuove risorse, occorre non solo rimuovere gli ostacoli burocratici, ma anche affrontare il tema della formazione degli operatori. L’esperienza molto preoccupante dei fondi per l’adeguamento ecologico degli edifici, che finanziano il 110% della spesa e che sono stati quindi molto appetiti, è drammatica, quasi nessuno riesce a utilizzarli, e parlo per esperienza diretta. Alla fine la maggior parte dei volonterosi rinuncerà e i risultati saranno modestissimi. Lo Stato risparmierà, ma le ditte che speravano di ripartire resteranno a bocca asciutta. Per quanto riguarda la rivoluzione digitale, serve innanzitutto una vera banda larga o la fibra in tutto il Paese e, di nuovo, persone capaci di realizzare bene e rapidamente gli interventi: la domotica ci sorride dalle pubblicità, ma provate a realizzare una casa intelligente con internet che salta ogni due o tre giorni… Serva allora un grande programma di adeguamento tecnologico di base a livello nazionale (reti, cavi, fibra ecc ecc.), ma serve anche formazione scientifica, tecnica, professionale a tutti i livelli dagli ingegneri ai tecnici, dagli imprenditori ai burocrati. Senza di essa anche l’eliminazione delle pastoie non servirà a niente e gli investitori saranno scoraggiati. Perché Torino e il Piemonte, che nella formazione tecnica e scientifica hanno una grande tradizione, non si propongono per progettare una grande piano di adeguamento tecnico e professionale dei nostri giovani e, ancora di più, dei meno giovani, che sono perfettamente capaci di apprendere se qualcuno è in grado davvero di insegnare loro? Sarebbe più utile dei tanto sognati interventi di Stellantis, sebbene anche la stessa società dovrebbe preoccuparsi di progettare la formazione dei manutentori, perché per il momento pochi sanno mettere le mani nelle auto ibride e elettriche. Il primo compito, tuttavia, sarebbe ancora a monte: formare i formatori. Provate a cercarli e vedrete quanto un tale programma sarebbe prezioso!

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