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"Gli occhioni da cerbiatta" di JR a Torino

di Tiziana Bonomo


JR, classe 1983, è ormai un artista francese famoso in tutto il mondo per i suoi progetti che uniscono fotografia, arte pubblica e impegno sociale. La mostra, organizzata da Intesa Sanpaolo alle Gallerie d'Italia di Torino che ha aperto i battenti il 9 febbraio scorso fino al 16 luglio prossimo, è la sua prima personale italiana, anche se la sua notorietà è cresciuta quando la MEP a Parigi nel 2019 ha inaugurato la sua nuova sede ristruttura con una retrospettiva su JR.

La mostra alla MEP s’intitolava non a caso JR Momentum, a sottolineare il tentativo di cogliere un punto di svolta nel campo “pratiche dell’immagine” di cui il giovane artista sembra esserne il vero rappresentante. Le foto di JR sono spesso inserite, come cartelloni pubblicitari, su muri, case, scale, container, catapecchie, muri alti di frontiera a far sì che diventino una nuova immagine. Attinge alla street art come modalità di esposizione delle proprie immagini.


In giro nel mondo per restituire identità alle donne

Per selezione ho scelto la fotografia di JR all’interno di un contesto urbano di Parigi mentre passa una ragazza che si colloca proprio in mezzo agli occhi. Che voglia di urlare e chiedere a Barthes: ma qual è il punctum? La ragazza che cammina, il riflesso nelle pupille degli occhi, il segnale stradale di divieto o la bandiera? Qualunque sia il punctum questi occhi a me sembrano bellissimi, puri, innocenti, giovani. Sembrano immobili, fissi quasi spaventati. Non sorridono, non piangono. All’interno dell’iride il riflesso di una luce e di un oggetto che non si riesce a evidenziare.

Perché quegli occhioni da cerbiatta sono messi lì? Senza una didascalia, una scritta. Non sappiamo se, sul muro, ci sono altre immagini vicino a questa ma, sicuramente la curiosità di sapere è tanta.

È così che si scopre che JR ha realizzato un progetto chiamato Women Are Heroes, uno dei tanti esposti a Parigi. Lui ha viaggiato in Africa, Cambogia, India e Brasile per scattare ritratti di oltre 70 donne all’interno dei luoghi dove vivono: “In ogni parte del mondo fotografo donne, donne anonime, e le ricolloco nel loro ambiente e quei luoghi li ho scoperti, come le baraccopoli di Kibera o le Favelas di Providencia, perché ci sono stati degli eventi terribili negli ultimi due anni che ho visto in televisione e volevo andare a vederle da solo. E di solito le donne sono dietro a tutte quelle situazioni”.

Ha restituito identità alle donne, alle persone e questo significa restituire dignità. La dignità spesso ad una vita faticosa, dura, impietosa. Questo significa anche la fotografia: la rappresentazione della vita, la conferma di essere stati vivi e rappresentati in una immagine senza tempo.

Women Are Heroes

Nel 2009 JR (nella foto a sinistra, tratta da Wikipedia) ha portato per la prima volta, a Parigi, il lavoro completo Women con una installazione all'aperto intorno all'Ile Saint-Louis dove all’interno troviamo questa immagini degli occhi. Questa esposizione ha rappresentato la terza fase del suo progetto 28 Millimeter, che prende il nome dall'obiettivo grandangolare che utilizza. Intorno all'Ile Saint-Louis, JR e il suo team hanno incollato ritratti, particolari come gli occhi del progetto Women Are Heroes in formati enormi su ponti, argini e su un edificio della città di Parigi. In quella occasione JR aveva ideato un sistema di “Street Audio Guide” che consentiva ai passanti di comporre un numero gratuito dal proprio cellulare, per ascoltare le interviste alle donne ritratte e le loro storie di vita. L’immagine statica si trasforma in immagine in movimento. La sua fotografia diventa protagonista all’interno di altre fotografie. Il suo però, non è un gioco estetico. JR questo giovane “fotografo urbano” quasi trentenne con cappello, occhiali scuri, barba curata, nato nella periferia di Parigi, da oltre dieci anni usa la fotografia come un mezzo per fare affissione non solo a Parigi, ma negli stessi luoghi dove lui ha fotografato i ritratti anonimi: in una favela di Rio, una baraccopoli del Kenya, sulle banchine dell'isola di Saint-Louis. L'artista estende questo suo lavoro fotografico con il documentario "Women Are Heroes” nel quale dopo tre anni di girato rivela i suoi metodi e le persone dietro questi volti. Un girato ingenuo e commovente che ho lo stesso sguardo del documentario “Visages et Villages” realizzato insieme ad Agnès Varda in giro per la Francia. Più guardi il suo lavoro e più hai voglia di scoprirlo e di capirlo.


Migranti e rifugiati

Torino ha invece scelto di concentrarsi sul tema dei migranti e dei rifugiati, sempre più di scottante attualità, che da molto tempo fa parte dell’indagine di JR. Con il progetto Déplacé∙e∙s, cominciato nel 2022 e presentato per la prima volta in questa mostra, l’artista ha viaggiato in zone di crisi, dall’Ucraina sconvolta dalla guerra fino agli sterminati campi profughi di Mugombwa, in Rwanda, e di Mbera, in Mauritania, Cùcuta in Colombia e a Lesbo, in Grecia per riflettere sulle difficili condizioni in cui oggi versano migliaia di persone a causa di conflitti, guerre, carestie, cambiamenti climatici e coinvolgere pubblici esclusi dal circuito artistico e culturale all’insegna di valori come libertà, immaginazione, creatività e partecipazione.

L’esposizione si concentra su questo argomento e tralascia parte di grandi progetti già realizzati dall’artista che erano presenti a Parigi. Gli occhi che parlano dell’arte di JR inevitabilmente portano alla domanda “L’Arte può cambiare il mondo? /Can Art change the world?”. JR risponde “L'importanza è ciò che fai con le immagini. In un certo senso, l'arte può cambiare il mondo. L'arte non dovrebbe cambiare il mondo, cambiare le cose pratiche ma cambiare le percezioni. L'arte può cambiare il modo in cui vediamo il mondo. L'arte può creare un'energia. In realtà il fatto che l'arte non possa cambiare le cose la rende un luogo neutrale di scambi e discussioni, e quindi ti permette di cambiare il mondo”. Jr dichiara con convinzione che lui fa “Art, just doing art!” Non fa politica, sociologia, filosofia o altro. Lui fa arte, lui è un artista. “Art is to pose questions and not to give answers / L’arte è porre domande non dare risposte”.

Meraviglioso il progetto di costruirsi un’isola dove poter far coesistere dominati e dominanti e mettere in contraddizione le due figure. JR è perfettamente lucido sul fatto che esistono e continueranno ad esistere guerre, violenze, conflitti ma non riconoscendosi come figura politica usa la sua arte come fuga. Lui mette in evidenza la lotta tra chi domina e chi è dominato, sollecitandone il dialogo attraverso la contraddizione che noi viviamo continuamente. I titoli dei suoi progetti rivelano spesso l’esistenza di due figure opposte che possono essere, come in Women, delle eroine per uscire da condizioni estreme di vita faticosa, dura causate da uomini che cercano di dominarle.


"Art just doing art"

Jr restituisce alle persone, attraverso l’immagine fotografica, un riconoscimento sociale. L’immagine assume una identità visiva forte che ci viene fornita dallo sguardo degli altri ed è il contesto che contribuisce a dare significato a quell’immagine. Per questo le sue opere vengono contestualizzate nei luoghi dove vivono le persone, in questo caso le donne, per rafforzarne il significato. D’altronde non faceva lo stesso anche Caravaggio quando dipinse la Madonna con i piedi sporchi? Una provocazione per mettere in contraddizione la Chiesa: lusso e povertà. JR però non si schiera politicamente pur riuscendo a mettere gli esseri umani di fronte alle loro contraddizioni trovando sempre un luogo rassicurante: ciò che lui fa diventare un luogo di pensiero.

I soggetti sono quelli che guardano le sue immagini. Lui osserva lo sguardo dell’osservatore sulle sue opere, gli sguardi che vanno sulle foto e fanno pensare alle contraddizioni della nostra società. A Parigi i passanti non possono non guardare. La sua è un’operazione che esalta la semplicità ed è proprio ciò che rende spiazzante! È rivoluzionario nell’uso dello spazio e di un linguaggio fotografico semplice fatto di ritratti e di particolari. La sua opera si completa nello spazio che contestualizza il contenuto dell’immagine.

“Art just doing art!” è il suo claim che lo rende unico in questo panorama fatto di inspiegabili complesse contraddizioni. Piace pensare che quegli occhi di gazzella stiano guardando uno dei personaggi del film con la Vargas che dice: “Sono nato all’ombra di una stella. Mia madre, la luna, mi ha donato la sua freschezza, e mio padre, il sole, mi ha donato il suo calore e l’universo in cui vivere. Ti rendi conto di quanto conto in questa vita?”




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