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28 maggio 1974: la bomba fascista in Piazza della Loggia a Brescia

di Vice|

Per non dimenticare. Alle 10 e 12 di 48 anni fa, il 28 maggio del 1974, esplodeva una bomba nascosta in un cestino dei rifiuti in piazza della Loggia a Brescia, dov’era in corso una manifestazione promossa dal consiglio generale Cgil-Cisl-Uil locale, d’intesa con il Comitato unitario permanente antifascista, contro i rigurgiti neofascisti e gli attentati “neri” in Italia. La manifestazione si sarebbe dovuta tenere nel pomeriggio del 24 maggio, ma fu posticipata per non interferire con le cerimonie religiose del Corpus Domini. La deflagrazione ferisce 102 persone e ne uccide otto: Giulietta Banzi Bazoli, 34 anni, insegnante di francese; Livia Bottardi in Milani, 32 anni, insegnante di lettere alle medie; Alberto Trebeschi, 37 anni, insegnante di fisica; Clementina Calzari Trebeschi, 31 anni, insegnante; Euplo Natali, 69 anni, pensionato, ex partigiano; Luigi Pinto, 25 anni, insegnante; Bartolomeo Talenti, 56 anni, operaio; Vittorio Zambarda, 60 anni, operaio. In una successiva mostra fotografica, in testa alle loro foto e biografie fu scritto: “Non si chiamino vittime ma caduti consapevoli”. Pioveva quel giorno a Brescia. Le foto dell’epoca mostrano un manto di ombrelli che copre i manifestanti in piazza. Ma c’è chi ha preferito chiudere i parapioggia e ripararsi sotto i porti della piazza. L’inclemenza del tempo penalizza la partecipazione, ma l’atmosfera è serena. I cortei confluiscono in piazza della Loggia da quattro punti diversi della città. In attesa che sul palco salgano gli oratori, si discute sul grave episodio che nella notte tra il 18 e 19 maggio, ha scosso Brescia: la morte del giovane neofascista Silvio Ferrari, un “bombarolo”, dilaniato da un ordigno che trasportava sulla sua motoretta. La bomba stronca vite, mutila i corpi, spezza la voce del sindacalista Franco Castrezzati che sta denunciando le responsabilità nella strategia della tensione del Movimento sociale italiano e del suo leader Giorgio Almirante. Le sue ultime parole sono “A Milano, una bomba, bomba, aiuto…” Nelle registrazioni audio, riascoltate più volte sui canali radiofonici, si sente una voce che cerca di ristabilire la calma nel panico generale: “Aiuto… state fermi. Compagni e amici, state fermi, calma. State calmi, state calmi. Il servizio d’ordine all’interno della piazza…”

L’attentato fu promosso da un gruppo neo fascista con la complicità di apparati dello Stato. Indagini confermate da sentenze della Corte di Cassazione. Nella motivazione del Tribunale di Milano (2016), i giudici hanno posto l’accento sui troppi intrecci che hanno connotato la mala-vita, anche istituzionale, dell’epoca delle bombe, che hanno fatto da contorno allo stragismo neofascista degli anni di piombo, facendo ampio riferimento all'”opera sotterranea” condotta da un “coacervo di forze” che di fatto hanno reso “impossibile la ricostruzione dell’intera rete di responsabilità”. La Corte d’Appello di Milano ha poi sottolineato che “Lo studio dello sterminato numero di atti che compongono il fascicolo dibattimentale porta ad affermare che anche questo processo, come altri in materia di stragi, è emblematico dell’opera sotterranea portata avanti con pervicacia da quel coacervo di forze di cui ha parlato Vinciguerra [ex ordinovista che si è assunto la responsabilità della Strage di Peteano], individuabili con certezza in una parte non irrilevante degli apparati di sicurezza della Stato, nelle centrali occulte di potere che hanno prima incoraggiato e supportato lo sviluppo dei progetti eversivi della destra estrema e hanno sviato, poi, l’intervento della magistratura, di fatto rendendo impossibile la ricostruzione dell’intera rete di responsabilità. Il risultato è stato devastante per la dignità stessa dello Stato e della sua irrinunciabile funzione di tutela delle istituzioni democratiche, visto che sono solo un leader ultraottantenne e un non più giovane informatore dei servizi, a sedere oggi, a distanza di 41 anni dalla strage sul banco degli imputati, mentre altri, parimente responsabili, hanno da tempo lasciato questo mondo o anche solo questo Paese, ponendo una pietra tombale sui troppi intrecci che hanno connotato la mala-vita, anche istituzionale, dell’epoca delle bombe” (in https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_piazza_della_Loggia).

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