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Un libro per voi: “Quel mondo diverso”<br> Dialogo tra Barca e Giovannini

di Stefano Marengo |

Quali sono le ragioni che, dopo decenni di egemonia, hanno condotto al fallimento del paradigma economico neoliberista? Perché, nonostante la crisi di questo paradigma fosse già conclamata all’indomani del crack finanziario del 2008, per oltre dieci anni non si sono imposti nuovi modelli di governo dell’economia e della società? E quali nuovi modelli di sviluppo sono auspicabili oggi per combattere la crescita delle disuguaglianze e porre rimedio a una crisi ecologica che va peggiorando di anno in anno? Fabrizio Barca e il neo ministro Enrico Giovannini sono partiti da queste domande per dare vita a un intenso dialogo sul futuro. L’esito del loro confronto è un libro decisamente suggestivo: Quel mondo diverso. Da immaginare, per cui battersi, che si può realizzare (Laterza 2020, pp. 125, 15 euro).

I due autori, “tecnici” dell’economia e intellettuali di primo piano, sono noti al grande pubblico per gli incarichi politici che hanno ricoperto nella loro carriera. Giovannini, fresco di nomina come ministro dei trasporti del governo Draghi, nel 2013-2014 ha guidato il Dicastero del lavoro e delle politiche sociali del governo Letta; in precedenza era stato a capo dell’ufficio statistica dell’OCSE e presidente dell’Istat; di recente ha fondato l’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), di cui è portavoce. Barca, già ministro per la coesione territoriale del governo Monti, è stato dirigente della Banca d’Italia e del ministero del tesoro e presidente del comitato per le politiche territoriali dell’OCSE; attualmente presiede il coordinamento del Forum Disuguaglianze Diversità (ForumDD), esperienza che ha condotto all’elaborazione di un denso documento di proposte per la giustizia sociale (si veda, a questo proposito, F.Barca – P.Luongo, Un futuro più giusto, Il Mulino 2020, pp. 279, 16 euro).

Quel mondo diverso è un contributo prezioso per diversi motivi, ma qui vale la pena segnalarne due in particolare. In primo luogo, il libro consente di comprendere meglio credenze e comportamenti delle élites “tecnocratiche”, spiegando come modelli e prassi di governo dell’economia possano venire reiterati a lungo nonostante il loro fallimento: è il caso dell’austerità, un indirizzo adottato per oltre un decennio benché sin dall’inizio si fosse dimostrato incapace di generare sviluppo. In secondo luogo, Barca e Giovannini delineano i tratti essenziali di un approccio inedito alle questioni economiche e sociali, un approccio che non ha niente di utopistico ma è anzi concretamente perseguibile. Va in questa direzione, ad esempio, la proposta di superare i parametri attuali di misurazione della crescita e della ricchezza per individuare indicatori innovativi capaci di tenere insieme, nella definizione del benessere, anche la qualità dell’ambiente, la diffusione della conoscenza, la coesione e la giustizia sociale. Se decenni di neoliberismo hanno prodotto uno sbilanciamento tra sfera politica e sfera economica a tutto vantaggio di quest’ultima, si tratta oggi di stabilire un nuovo equilibrio mettendo al centro proprio l’agire politico inteso come dimensione collettiva di mediazione e di risposta ai bisogni delle persone. È una strategia che non disconosce il conflitto tra interessi divergenti, ma che anzi lo assume per ciò che ha di essenziale per ogni prassi autenticamente democratica. Per Barca e Giovannini, infatti, l’autentica posta in gioco nel cambio di paradigma di sviluppo è proprio una concezione della democrazia che non può essere ridotta a ritualità elettoralistica, come per lo più è avvenuto negli ultimi decenni, ma che va sviluppata nel senso di una rinnovata partecipazione della cittadinanza organizzata alla definizione del bene comune. È appena il caso di aggiungere che proprio oggi, nel pieno della pandemia globale da Covid 19, e mentre facciamo i conti con i suoi devastanti effetti economici, le indicazioni dei due autori emergono in tutta la loro concreta attualità e urgenza.

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