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Un libro per voi: “Churchill” di Andrew Roberts

di Vice|


A un mese di distanza dal suo settantasettesimo compleanno, venerdì 26 ottobre 1951, Churchill diventò di nuovo primo ministro. Sei anni dopo la sconfitta alle elezioni del 1945 era tornato in carica per un’intera legislatura, dopo aver retto il paese in un periodo storico tumultuoso. Nessuno dei suoi eroi, da Marlborough a Wellington, passando per Disraeli, Clemenceau e Lloyd George aveva mai realizzato anno.1

Comincia così il trentaseiesimo capitolo della monumentale biografia su Winston Churchill scritto da Andrew Roberts, che in oltre 1400 pagine abbraccia la vita dell’indomito “leone” inglese, che trascinò alla vittoria l’Impero Britannico alla vittoria sul nazismo e sulla cricca criminale di Hitler nella II guerra mondiale.

E prendiamo spunto da settant’anni fa, quando Churchill ritornò al potere al numero 10 di Downing Street, dopo una parentesi nella quale dall’amato e desiderato potere mai si era comunque distaccato, per raccontarvi un libro che seduce, ricco di aneddoti e aforismi, storicamente fondato sull’apertura e l’analisi di nuovi documenti, in primis i diari privati di re Giorgio VI, che afferra il lettore dalla prima all’ultimo pagina, perché affascinante e straordinaria è stata la vita del protagonista. Winston Churchill, annota Roberts, è una personalità poliedrica, multiforme, eclettica, sfaccettata per le sue curiosità e capacità intellettuali (è l’unico statista ad essere strato premiato dalle Accademie di Stoccolma con il Nobel per la letteratura), quanto monoforme nelle sue reazioni, vizi, narcisismi, un mix che lo rende comunque unico nel panorama del Novecento. Quando ritorna al potere in quel 26 ottobre del 1951, il mondo è nel pieno della cold war, la guerra fredda, lo scontro tra Est e Ovest, tra Unione Sovietica dominata da Stalin e Stati Uniti e suoi alleati. Uno scenario che lo stesso Churchill aveva delineato e contribuito a propagandare a Fulton nel Missouri il 5 marzo del 1946, con un discorso dal titolo ufficiale “Le forze della pace”, ma che al contrario sprigionò ben altra forza richiamandosi alla “cortina di ferro” che era scesa da “Stettino nel Baltico a Trieste nell’Adriatico…”, conseguenza dell’avanzata dell’Armata rossa nel cuore dell’Europa centrale e orientale, territori liberati dal giogo della Wehrmacht tedesca. Il libro avvince, ma ad un tempo costringe il lettore a non perdere mai la concentrazione sugli eventi, quasi un tributo alla prodigiosa memoria di Churchill e al suo carisma diventato proverbiale negli anni del secondo conflitto mondiale. Il 13 maggio del 1940, a tre giorni dal mandato ricevuto di primo ministro, la sua eloquenza, retore alla Camera dei Comuni, soggioga i parlamentari, alcuni addirittura piangono, e il paese intero nell’ora più buia per le democrazia del mondo: ai suoi concittadini non ha nulla da offrire se non “sangue, fatica, lacrime e sudore”, nella speranza, dirà qualche settimana dopo, “dell’ora più bella”. Dopo gli anni dei cedimenti a Hitler, il primo ministro britannico sprona la nazione a battersi fino alle fine: “we shall never surrender”, noi non ci arrenderemo mai, combatteremo sulle spiagge, combatteremo sulle piste di atterraggio, combatteremo nei campi e per le strade…”. Un inno alla libertà di cui siamo e saremo sempre debitori, è il messaggio esplicito di Andrew Roberts. Che oggi più che mai non possiamo non sottoscrivere. _______

1Andrew Roberts, Churchill. La biografia, Utet, p. 1197C

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