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Superbonus: un “fermo” giuridico per fermare la truffa del secolo

di Emanuele Davide Ruffino |

Il ritmo di produzione legislativa, in alcuni settori, sta toccando livelli per cui il sistema non riesce ad adeguarsi alle nuove disposizioni, mentre si cambiano le regole. È quanto sta accadendo nell’edilizia, dove le modifiche al 110% non danno il tempo alle imprese di adeguarsi che già sono stati modificati i parametri. Gli imprenditori non riescono ad avere uno scenario definito su cui operare. In compenso, si apriranno un infinità di contenziosi per definire il giorno (e forse anche l’ora e il secondo) in cui devono essere terminati i lavori. Tante regole, nessuna regola

L’incertezza normativa non è una condizione che migliora le potenzialità di funzionamento di un’impresa, ma crea i presupposti ideali per chi vuole, senza scrupoli, approfittare della situazione. E così succede che, secondo l’Agenzia delle entrate, sono 4,8 miliardi i crediti inesistenti: praticamente una finanziaria nei tempi di normalità. La presenza di disonesti è implicita in tutti i settori, ma quando la disonestà si erge a sistema, la politica (quella che legifera) si deve interrogare sui suoi modi di procedere. Si può ancora lasciare ai legulei (figura descritta dal Manzoni per individuare figure intriganti ed opportuniste che già ai suoi tempi condizionavano la vita quotidiana) le redini del potere? Se in passato ci si divideva sul “più Stato/meno Stato” e sul ruolo dello settore pubblico, oggi con una pressione fiscale vicina al 50%, si discute solo più su quali tasse aumentare per diminuire altre tasse. Non ci si deve poi stupire se una parte significativa della società non si occupa di ristrutturare le case, ma si arrovella per riuscire ad ottenere l’incentivo. Gli effetti dell’economia della confusione

T L’incalzare dell’emanazione di norme e la contradditorietà con cui gli organi giudicanti interpretano le leggi obbligano a ripensare le base del funzionamento del sistema. La reazione istintiva sarebbe quella di chiedere una moratoria nella produzione legislativa (tutti chiusi in casa a riflettere), in modo che il mondo reale possa prenderne coscienza, anche se ciò comporterebbe la cassa integrazione per la moltitudine degli azzeccagarbugli che su essa trae il proprio sostentamento. Il punto di rottura nel sistema si raggiunge quando una norma produce effetti contrari rispetto a quelli per cui è stata generata. Se il superbonus (che, oltre a fornire un esempio della deriva giuridica, rappresenta una truffa le cui dimensioni fanno scomparire le malefatte della prima repubblica), anziché agevolare chi vuole contribuire al risparmio energetico e al miglioramento dell’arredo urbano, finisce solo per arricchire burocrati di varia estrazione o approfittatori senza scrupoli. Nel breve si può solo sperare in una tregua che dia un po’ di spazio al mondo reale di poter operare in modo da non soffocare i segni di ripresa, non solo economica, che si manifestano dopo il lockdown. Forse sarebbe necessario anche un lockdown giuridico che dia il tempo ai partiti di non dividersi su tutto, ma di trovare il tempo di guardare al loro interno ed elaborare qualche cosa di più articolato che non qualche slogan da dare in pasto al pubblico. Ma l’incalzare degli eventi non permette questa moratoria ed allora l’intellighenzia deve staccarsi dal contingente e dedicarsi a definire principi generali e regole all’interno delle quali l’imprenditoria possa concentrarsi nel migliorare l’efficienza e la qualità delle loro produzioni e non rincorre i combinati disposti di un’infinità di articoli, interpretati in modo contraddittorio dalla giurisprudenza.

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