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Punture di spillo. Torino: disabilità e verde pubblico, il rispetto delle competenze!

a cura di Pietro Terna


Tra le tante differenze, positive o negative, che notiamo visitando i paesi del nord Europa, una certamente positiva è quella del numero di persone con disabilità che circolano per strade e parchi, visitano musei e esposizioni, partecipano a spettacoli. Una differenza di cultura, certo, ma soprattutto l’effetto della ricerca dell’accessibilità per tutti in ogni luogo, con la massima attenzione.

Anche a Torino iniziamo a occuparci seriamente del tantissimo che c’è da fare. Non riguarda il nuovo, le realizzazioni recenti, ma l’immenso patrimonio edilizio e viario del passato. Esistono norme che affondano le loro radici nella legge di bilancio[1] del 1986: sono passati quasi quarant’anni e solo ora, a iniziativa di due consiglieri del Comune di Torino, Tiziana Ciampolini e Angelo Catanzaro, si mette in moto finalmente il meccanismo per l’area torinese.


Il lavoro delle Commissioni

Lunedì scorso è stata esaminata in I (bilancio) e II (urbanistica, lavori pubblici ecc.) commissione del Comune di Torino la mozione dei due presentatori, con la richiesta di una assegnazione di fondi per la mappa delle barriere architettoniche, considerando anche le micro-barriere e anche quelle che ostacolano i portatori di disabilità intellettiva, ad esempio nei rapporti con la pubblica amministrazione, dal richiedere un documento in su.

Ne è seguita una discussione costruttiva, con un limitato contrasto tra maggioranza e opposizione. Importantissimo coinvolgere i cittadini, con strumenti moderni come l’app WeGlad,[2] con le persone con disabilità concepite come gladiatori nel loro quotidiano combattimento che gli ostacoli.

L'app, opera di torinesi, consente di segnalare le barriere molto facilmente, trasmettendo l’immagine dell’ostacolo e la perfetta localizzazione sul territorio: non resta che augurarsi che il Comune di Torino la includa tra i suoi strumenti invitando i cittadini a servirsene.

Un momento positivo, lontano dalle contrapposizioni urlate in modo più o meno scomposto che purtroppo complicano molte scelte nella vita pubblica, considerando in questo caso la gerarchia dei problemi e il rispetto della gerarchia delle competenze, mentre purtroppo con due clic nel web tutti si sentono competenti su tutto, dalla Covid-19 agli alberi di corso Belgio (i torinesi capiscono) al progetto di un parco, alla localizzazione di un ospedale.


Capacità di ascolto e conoscenze non sono un optional

La pausa è durata poco. Mercoledì, mentre trascrivo queste note, in I (bilancio) e VI (ambiente) commissione è stata esaminata l'attuazione di una mozione che prevede “Risorse aggiuntive manutenzione ordinaria verde pubblico per l'anno 2022 e variazione triennale 2023-2024-2025”. In breve: l’erba è molto cresciuta con le piogge, ma tagliarla frequentemente costa. La mozione[3] era stata scritta in modo da favorire un aumento degli stanziamenti di bilancio, ma ci sono stati intoppi di varia natura, in via di soluzione.

Apriti cielo, tutti che si sentono competenti a intervenire sugli aspetti tecnici: dalla maggioranza si argomenta sulla gestione del problema, mentre l’opposizione “mette tutto in caciara”; infine, l’assessore Francesco Tresso – con la stessa calma con cui tenterebbe di spiegare a un pinguino arrabbiato per la cattiva stagione, il fatto che al Polo Sud in questi mesi dell’anno non può che esserci molto freddo – cerca di far ragionare tutti.

Perché ne ho tratto l’argomento di uno spillo? Perché al fondo della mia educazione, e di quella di tantissime altre persone, credo la maggioranza, sta il rispetto delle competenze. Desidero certo formarmi un’opinione sui problemi importanti, ma iniziando con l’ascoltare non chi grida più forte, ma chi mostra competenza sulla base degli studi e delle ricerche che ha compiuto, della sua professione, di quel che ha fatto in passato.

Il tutto lasciando fuori dalla porta ogni teoria del complotto e degli interessi particolari, di cui – se esistono – deve prima di tutto occuparsi la magistratura a tutti i livelli, di nuovo con le competenze necessarie. La discussione deve esserci, ma regolata dalle coscienze individuali (coscienza come consapevolezza di quel che si sa e si sa fare) e dalle procedure: si tratta del cosiddetto dibattito pubblico[4] che abbiamo iniziato a introdurre nella normativa, imitando la Francia.

Come colonna sonora di questo spillo il Maestro, un po’ preoccupato per essere stato sostituito da una IA la scorsa settimana, propone[5]Al di là dell'amore di Brunori Sas. L'attacco è un colpo secco, "questi parlano come mangiano e infatti mangiano molto male/ sono convinti che basti un tutorial a costruire un'astronave". Un'invettiva contro coloro che senza sapere parlano, istigati e applauditi dai social network. Brunori parla di sbarchi e di indifferenza, di sogni che muoiono all'orizzonte del Mediterraneo.

Chiude con un verso di speranza, "vedrai che andrà bene, andrà tutto bene". Il disco è uscito a inizio 2020, poche settimane prima dell'inizio della pandemia, quando queste parole (andrà tutto bene) sarebbero riecheggiate dai nostri balconi. Nota di colore: Dario Brunori, in arte Brunori Sas, è laureato in Economia e Commercio.


Note

[1] È un punto di partenza, all’interno della legge di bilancio per il 1986 (legge n. 41) che al comma 21, art.32, fissava un anno di tempo per le amministrazioni pubbliche, in relazione ai loro edifici “piani di eliminazione delle barriere architettoniche entro un anno dalla entrata in vigore della presente legge”. Altrimenti, nomina di commissari ecc., ecc. [2]http://www.comune.torino.it/pass/informadisabili/2022/12/23/weglad-ovvero-come-mappare-laccessibilita-in-modo-anche-divertente/ e https://weglad.eu


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