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PUNTURE DI SPILLO. Oscurantismi e baracconate dietro l'intelligenza artificiale

Aggiornamento: 9 nov 2023

a cura di Pietro Terna

C’è chi le innovazioni le produce, chi ne parla a ragion veduta, chi ne parla e basta, chi ne straparla, chi le ha immaginate in modo diverso e difende senza ritegno quel che ha detto o scritto.

Se poi l’innovazione è di grande rilievo si arriva anche alle baracconate[1] con cui qualcuno cerca di impadronirsi dei nuovi concetti, per proporsi come protagonista del cambiamento.

Il 2 novembre il premier britannico Rishi Sunak si è presentato sulla scena mondiale con il vertice sulla sicurezza dell’intelligenza artificiale. L'omologa Giorgia Meloni è accorsa a contribuire al successo del collega di destra e anche per fare pratica, dato che l’intelligenza artificiale sarà uno dei temi al centro della presidenza italiana del G7 del prossimo anno.[2] Sono accorsi anche personaggi discussi come Elon Musk, grande protagonista di eccezionali baracconate, dal portare tutti su Marte alla guida autonoma domattina, all’invadere lo spazio con i suoi sciami di satelliti per telecomunicazione che sono, o sono stati se glieli ha tolti, uno strumento di guerra per l’esercito ucraino. Questa però non è tanto una baracconata, ma una intricata realtà.

Il Financial Times ha scritto[3] che «Al summit sull'intelligenza artificiale organizzato da Rishi Sunak (…) un delegato ha affermato che il primo ministro britannico ha messo a segno un "colpo diplomatico" convincendo i funzionari statunitensi e cinesi a fare fronte comune sulla necessità di controllare l'intelligenza artificiale. In un contesto di crescenti tensioni commerciali e tecnologiche tra Washington e Pechino, il delegato cinese Wu Zhaohui ha sorpreso alcuni partecipanti all'evento di due giorni a Bletchley Park, in Inghilterra, dichiarandosi vicino ai valori comuni di "democrazia" e "libertà" nella lotta contro gli usi dannosi dell'IA». Ci vuole un nemico per andare d’accordo? Ma esiste questo nemico o ci stiamo comportando come chi considerava la scrittura un pericolo per i suoi sudditi?

Nel Fedro[4] di Platone, Socrate racconta di Teuth – il dio egiziano che ha inventato i numeri, il calcolo, la geometria, l'astronomia e la scrittura – che vanta l’effetto della scrittura di fronte al faraone Thamus, affermando che renderà gli egiziani più sapienti e più capaci di ricordare. Il faraone obietta che invece, divenuti informati di molte cose senza insegnamento, sembreranno degli eruditi pur essendo per lo più ignoranti. Se ci riflettiamo, molte delle obiezioni e delle paure sono molto vicine alla reazione del faraone.

In Italia in ogni caso non andiamo oltre a costituire nuovi comitati. Uno certamente interessante, perché va oltre all’ondata di attenzione generata dalle macchine sapienti come ChatGPT e simili, è quello costituito dal sottosegretario Butti, con l’incarico di fornire consulenza al Dipartimento per la trasformazione digitale per la scrittura di un piano sull'AI. Il tutto entro il 31 gennaio. Ne fa parte il prof. Guido Boella, vicerettore dell’Università di Torino e, come cittadini di quest’area, non possiamo che esserne contenti.

Un secondo comitato è quello che il sottosegretario con delega all’editoria Alberto Barachini ha affidato a Giuliano Amato, con grande giubilo di Crozza.[5] L’oggetto è l’effetto degli algoritmi nel mondo dell'informazione. Confesso che non mi è chiarissimo che cosa voglia dire, perché si può andare dalla generazione di false informazioni alla difesa del diritto d’autore. Si leggono notizie secondo cui il giornale XYZ ha vietato a ChatGPT e ai sui simili di accedere al proprio sito. Perché? Per stare dalla parte del faraone? Queste ora di voga sono macchine che producono testi e operano come ciascuno di noi quando scrive un testo servendosi di tutto ciò che ha letto e ricorda.

Molto più importante è studiare gli effetti sull’occupazione o meglio su come cambia il lavoro. Si legge tutto e il contrario di tutto. Certo il lavoro cambia, ma tutte le innovazioni lo cambiano. Quando ero un neo diplomato, a Torino migliaia di persone copiavano testi scritti a mano, anche stenografati, usando la macchina per scrivere; altre faceva migliaia di operazioni aritmetiche con le calcolatrici meccaniche, altre ancora producevano disegni tecnici usando un tecnigrafo. Ancora si scrive, calcola e si producono progetti e disegni tecnici, ma in modo completamente diverso. Il cambiamento che si prospetta è più misterioso e spaventa. Non sappiamo ben valutare le prospettive, che non sono né quelle magnificate da Elon Musk sui nuovi posti di lavoro (ma a Twitter o X ha licenziato metà del personale), né quelle dell’apocalittico titolo della Stampa del 6 novembre a p. 24: “Colletti bianchi travolti dall'Ai - Goldman Sachs annuncia lo tsunami: 300 milioni di lavoratori saranno sostituiti - A rischiare non sono gli operai: le macchine svolgeranno professioni intellettuali”, in cui si riassume molto succintamente uno studio del marzo scorso, senza indicare come accedere all’originale.[6]

Riflettiamo e evitiamo le esagerazioni, come quella del sito di Grok, l’IA di Elon Musk ora in arrivo, che promette[7] di essere una Conversational Al for understanding the universe (manca: e dintorni, ndr).

Proviamo a tirare un respiro profondo, con la musica. Il pezzo proposto questa settimana dal nostro Maestro è Peaches En Regalia di Frank Zappa.[8] Il mondo agisce come ci aspettiamo, anche e soprattutto nei comportamenti censurabili, anche quando si tratta dell’AI. Poter contare sull’inaspettato è confortante. La musica di Zappa, concepita agli albori degli anni ‘70, è una ricetta piena di ingredienti diversi e miracolosamente non indigesta. In questo brano ci sono strumenti e ritmi eterogenei. Qualcuno lo ha paragonato a un arazzo in cui sono amalgamate immagini contrastanti, alto e basso, raffinatezza e sberleffi. A dimostrare che il genio è irriproducibile.


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