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Punture di spillo. Alle radici economiche della pace

Aggiornamento: 29 giu 2023

a cura di Pietro Terna


Keynes alla fine del 1919 pubblicava[1] Le conseguenze economiche della pace. Nel 1915 aveva lasciato l’università di Cambridge per lavorare al Tesoro, partecipando in quel modo, lui pacifista, all’impegno bellico del suo paese. Andò a Versailles, dove si negoziò la pace, come delegato del Cancelliere dello Scacchiere, ma si dimise dall’incarico perché riteneva che le condizioni a carico degli sconfitti fossero così onerose da gettare le basi per gravosissime conseguenze: fu buon profeta. Rileggere ora quel piccolo libro è molto istruttivo.

Da parte mia, mi sono montato la testa e dedico questa noterella alle radici economiche della pace, guardando ai grandi problemi di fondo. Inizio da un recente articolo[2] dell’Economist, con un titolo[3] che lo segnala come contributo esterno: “Finding the money to fix the world requires a rethink on tax”, says Jayati Ghosh.

L’autrice è co-presidente della Independent Commission for the Reform of International Corporate Taxation[4] – l’altro copresidente è il Nobel Joseph Stiglitz (nella foto in basso) –, nonché presidente[5] del centro per gli Studi economici e la pianificazione della Jawaharlal Nehru University di Nuova Delhi. Ciò che scrive è assolutamente condivisibile:

Le imposte sulla ricchezza possono essere applicate a livello nazionale. Anche imposte modeste sulla ricchezza estrema, che è cresciuta drammaticamente negli ultimi anni, possono ridurre la disuguaglianza finanziaria e fornire maggiori entrate. La maggior parte dei Paesi ha imposte sulla proprietà, ma non sulle altre ricchezze. Le attività finanziarie rappresentano una quota crescente della ricchezza degli individui più ricchi e il potenziale di gettito è significativo.

Per raccogliere maggiori entrate attraverso le imposte sul patrimonio è necessario identificare i veri proprietari effettivi di tutti i beni, finanziari e fisici. Queste informazioni possono essere raccolte in registri nazionali e condivise tra le varie giurisdizioni per evitare che le persone eludano le tasse spostando il loro patrimonio offshore. L'obiettivo finale dovrebbe essere la creazione di un registro patrimoniale globale, ma i Paesi che condividono le stesse idee possono cooperare anche senza un accordo globale.

Osteggiato dalle grandi corporation, sarebbe un piccolo passo verso l’uguaglianza, ma anche un grande passo verso la pace.

Proseguo: per i paesi più svantaggiati occorre por mano al debito, da mitigare o cancellare in funzione della loro capacità democratica e dell’uso non militare delle risorse, mai dimenticando lo scandalo planetario delle milizie mercenarie, con il caso estremo della cosiddetta Wagner[6] che, con le operazioni in Africa, è diventata anche produttore[7] minerario. Certo non è sufficiente la timidissima Heavily Indebted Poor Countries Initiative (HIPC), cioè l’Iniziativa per i Paesi poveri fortemente indebitati del Fondo monetario internazionale e delle Banca mondiale. I due istituti hanno la sfacciataggine di annotare:

Per i 36 Paesi che hanno ricevuto una riduzione del debito, il servizio del debito pagato è diminuito di circa 1,5 punti percentuali del PIL tra il 2001 e il 2015. Più di recente, con l'aumento del debito pubblico nei Paesi a basso reddito, gli oneri del servizio del debito hanno iniziato ad aumentare, anche se nel 2017 rimangono ancora di 1 punto percentuale al di sotto dei livelli pre-HIPC.[8]

Come passo verso la riduzione delle disuguaglianze e quindi la pace, è veramente da arrossire.

Passo all’azione principale nella ricerca delle radici economiche della pace: i prezzi. Un esempio dell’importanza dei prezzi è quello della crisi del petrolio a fine 1973: le quotazioni del greggio triplicarono in pochi mesi e non sono mai tornate al valore iniziale. Indipendentemente dal contesto drammatico in cui tutto ciò avvenne (1973, la guerra del Kippur contro Israele) l’effetto fu duplice: spostare ricchezza verso gli stati produttori e avviare la strada del risparmio energetico. L’organizzazione mondiale del commercio, WTO,[9] si comporta come se il problema dell’equità dei prezzi non esistesse. È sulla difensiva, con un catalogo delle colpe che non ha,[10] invece di vantarsi con un elenco di meriti. La chiave del riequilibrio mondiale sta nel giusto prezzo delle materie prime, con la World Trade Organization che non deve essere arbitro formalmente super parte ma nei fatti a favore dei paesi ricchi. All’opposto, deve favorire i paesi poveri. Inoltre, solo pagando in modo equo le risorse diventa realistico il riciclo dei materiali per la protezione dell’ambiente; altrimenti la cosiddetta economia circolare è soltanto una bella immagine retorica.

Infine, dato che mi sono montato la testa: non si pensi di far pagare i danni della guerra alla Russia: apriremmo le porte al fascismo più violento e alla terza guerra mondiale. Lunedì 3 luglio la Porta di Vetro riflette sulla pace in Ucraina, al Polo del 900, con l’Istituto Gramsci e il Centro Einstein. Vi aspettiamo, è un'occasione per riflettere insieme.

Lo spillo nasce da un suggerimento del nostro Maestro di musica: c'è bisogno di pace, per lo meno di pace interiore, ascoltiamo[11] Peace piece di Bill Evans. Il brano è costruito su una progressione di due accordi, una specie di ostinato, con echi di Debussy e Satie. L'improvvisazione nello sviluppo si fa più complessa, pur conservando un incedere quieto e mantenendosi in equilibrio fra melodia e dissonanze. Aggiungo io: ascoltatelo a occhi chiusi.


Note

[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Le_conseguenze_economiche_della_pace [2] https://www.economist.com/by-invitation/2023/06/13/finding-the-money-to-fix-the-world-requires-a-rethink-on-tax-says-jayati-ghosh [3] "Trovare i soldi per aggiustare il mondo richiede un ripensamento delle tasse", dice Jayati Ghosh [4] https://www.icrict.com [5] https://en.wikipedia.org/wiki/Jayati_Ghosh [6] https://it.wikipedia.org/wiki/Gruppo_Wagner [7] https://www.lemonde.fr/afrique/article/2023/06/27/comment-wagner-a-renforce-son-controle-en-centrafrique-malgre-la-guerre-en-ukraine_6179477_3212.html [8] https://www.imf.org/en/About/Factsheets/Sheets/2023/Debt-relief-under-the-heavily-indebted-poor-countries-initiative-HIPC [9] https://www.wto.org [10] https://www.wto.org/english/thewto_e/minist_e/min99_e/english/misinf_e/08poor_e.htm [11] https://www.youtube.com/watch?v=pBCS2YjtIXY

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